Skip to main content

Nel mezzo dell’emergenza sanitaria Covid-19 in Italia la pressione cinese per costruire una narrazione alternativa sull’origine del virus e sul successo di Pechino nella gestione della pandemia è sempre più evidente.

Pechino ha inizialmente tentato di modificare la percezione dell’opinione pubblica sull’origine della pandemia, alcuni articoli in cui i primi casi di Covid-19 venivano ricondotti a Paesi della regione o agli Stati Uniti sono stati pubblicati in riviste scientifiche e ripresi dalla stampa cinese. Il cambio di strategia è avvenuto dieci giorni fa, quando un funzionario di Pechino ha apertamente messo in discussione l’origine del virus. Fino a quel momento non era mai stata contestata l’origine del Covid-19, neanche nella stampa cinese.

Le ragioni dell’intensificazione della pressione cinese per costruire una narrazione sulla pandemia sono molteplici, dalla necessità di mostrare l’efficienza dell’apparato statuale all’opportunità di rilanciare la proiezione del Paese al di fuori dei confini nazionali. L’emergenza coronavirus in Italia è anche un’occasione per Pechino di rinforzare i rapporti con il nostro Paese. La decisione del governo Conte, presa senza il sostegno del ministro degli Esteri Di Maio, di bloccare i voli da e per la Repubblica Popolare cinese non fu accolta bene a Pechino. La scelta si è rivelata errata in quanto l’Italia non ha potuto monitorare gli arrivi di cittadini italiani dalla Cina e la ricostruzione della filiera del contagio è tuttora ignota. Le conseguenze del blocco dello spazio aereo nelle relazioni sino italiane avrebbero potuto essere molto più gravi. Il Presidente della Repubblica Mattarella è dovuto intervenire direttamente, rivolgendosi al popolo cinese per esprimere la solidarietà italiana.

Non appena i numeri dei contagi italiani sono stati resi noti la macchina della propaganda di Pechino si è immediatamente messa in moto. L’idea di una lotta comune italiana e cinese, contro un nemico invisibile come il coronavirus, vissuta in un clima di fratellanza dai due paesi è la narrazione che Pechino sta tentando di imporre all’opinione pubblica. Molti commentatori internazionali hanno descritto la strategia di Pechino come una Belt and Road sanitaria. Negli articoli apparsi in questi giorni che sostengono la validità dell’approccio cinese è sempre presente una sorta di apologia delle capacità della struttura del Partito Comunista cinese. Un modello dove nel momento dell’emergenza le libertà personali vengono meno e la necessità di una mobilitazione per la difesa della collettività resta l’unica possibile opzione. Ma la strategia di contenimento adottata da Pechino è stata incentrata su un approccio autoritario, modello non applicabile in Italia o in altri Paesi europei.

Non appena le prime misure per contenere la pandemia in Italia vengono rese note la Repubblica Popolare cinese mette in moto una vera e propria macchia della propaganda. Il 10 marzo il ministro degli Esteri Luigi di Maio ha comunicato sul sito della Farnesina di aver avuto un colloquio telefonico con il suo omologo cinese Wang Yi. Nella telefonata Pechino ha offerto aiuto all’Italia, sotto forma di invio di materiale e personale specializzato, tecnici e medici. In un primo momento si è parlato di donazione, poi la Farnesina ha rettificato specificando che si trattava di un acquisto di materiale sanitari come ventilatori polmonari, tute, mascherine e tamponi per i test. Scoppia una polemica, a cui fa seguito nei giorni immediatamente successivi un comunicato della Croce rossa cinese che comunica la donazione di materiale sanitario. L’aereo proveniente dalla Cina viene accolta dallo stesso ministro degli Esteri italiano all’aeroporto insieme all’ambasciatore cinese e tutto viene trasmesso con una diretta sui principali social network. Una modalità irrituale che è stata definita eccessiva da numerosi giornalisti, anche alla luce delle donazioni e degli aiuti provenienti da altri Paesi. Nei giorni immediatamente successivi le principali aziende cinesi offrono aiuti all’Italia, da Xiaomi a Alibaba fino a Huawei.

La Cina dopo aver sconfitto la pandemia offre il suo aiuto agli altri Paesi, mostrandosi come un modello di efficienza e un attore benevole nell’arena internazionale. Si tratta di un modello ben collaudato nei Paesi in via di sviluppo, sia nella regione asiatica sia in Africa. Una serie di materie prime e un supporto tecnico scientifico. Resta difficile comprendere l’utilità di una cooperazione di questo tipo in un Paese come l’Italia, i dubbi sulle reali possibilità di interazione tra medici cinesi e operatori sanitari italiani nella complessa situazione negli ospedali del Nord Italia sono stati evidenziati da molti esperti. Altri Paesi hanno donato materiale sanitario, come solitamente avviene in questi casi senza attirare l’attenzione dell’opinione pubblica. Attenzione che è stata generata proprio dall’Ambasciata della Repubblica Popolare cinese.

La Cina non è l’unico Paese ad aver sconfitto o contenuto il coronavirus. Ci sarebbe molto da imparare dagli sforzi degli altri Paesi della regione nei confronti della pandemia, da Singapore a Taiwan fino alla Corea del Sud.

Proprio lunedì 16 marzo il ministro degli Esteri Di Maio ha effettuato una videoconferenza insieme ai suoi omologhi canadese, brasiliano, australiano e tedesco con il ministro della Salute e il ministro degli Esteri della Corea del Sud per apprendere le strategie messe in atto da Seoul.

Mentre il ministero degli Esteri taiwanese ha dichiarato di aver informato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) della possibilità di una pandemia in Cina prima della diffusione ufficiale della notizia. La strategia taiwanese di contenimento del COVID19, basata sull’individuazione dei possibili contagiati attraverso l’uso di big data incrociando i dati del database sia della sanità pubblica sia del ministero dei Trasporti non è stato sino ad ora studiato dalle autorità italiane.

Soprattutto le modalità di cooperazione cinese sono apparse troppo simili al sostegno che Pechino offre ai Paesi in via di sviluppo. Un approccio che non può essere efficace in una nazione come l’Italia, ottava potenza economica mondiale dove un sistema sanitario all’avanguardia sta lottando contro una emergenza inedita.

Da debacle a vittoria. Lo shift della Cina passa per l’Italia. Analisi di Pelaggi

Di Stefano Pelaggi

Nel mezzo dell'emergenza sanitaria Covid-19 in Italia la pressione cinese per costruire una narrazione alternativa sull’origine del virus e sul successo di Pechino nella gestione della pandemia è sempre più evidente. Pechino ha inizialmente tentato di modificare la percezione dell’opinione pubblica sull’origine della pandemia, alcuni articoli in cui i primi casi di Covid-19 venivano ricondotti a Paesi della regione o…

Gli Usa rubano i tamponi all'Italia? Ecco svelata la bufala

Un caso di Robin Hood al contrario? Dopo la pubblicità agli aerei cinesi che hanno portato aiuti all’Italia, sui media nostrani circola un’immagine di segno opposto. Almeno in apparenza. Ecco perché.  Lunedì l’aeronautica statunitense ha trasportato “silenziosamente” mezzo milione di tamponi per individuare la positività dei pazienti al Covid-19 dalla base di Aviano, in provincia di Pordenone, a Memphis, in Tennesse.…

Perché non troviamo mascherine e respiratori? Parla Fabrizio Landi

Le misure adottate dall'Italia per la gestione del coronavirus sono, come sancito dalla stessa dall'Organizzazione mondiale della sanità, un esempio per il mondo occidentale. Alcune politiche messe in campo nei decenni passati, però, soprattutto in campo industriale, rischiano di minare i risultati raggiunti. Ne è convinto Fabrizio Landi, presidente della Fondazione Toscana Life Sciences, che in questa intervista racconta a…

WeDoctor e le mani delle app cinesi sui dati in tempo di coronavirus

La ricetta - o forse, sarebbe meglio dire pozione magica - con cui la Cina sta cercando di rifarsi l’immagine internazionale sul coronavirus è un mix di “aiuti”, propaganda e tecnologia. Lo stiamo vedendo in Italia con le polemiche sul materiale spedito da Pechino senza chiarezza sugli accordi commerciali, con pezzi del governo Conte disposti ad alimentare la narrativa cinese…

Cloud e 5G, perchè accelerare sul perimetro di sicurezza cyber. L’analisi di Mele

Nei periodi di grande emergenza, come quella che stiamo purtroppo vivendo a causa del Covid-19, cercare soluzioni rapide, concrete e soprattutto efficaci a problematiche complesse è il ruolo – non certo agevole – a cui è chiamato ogni governo. In questo genere di situazioni, l’urgenza può portare a concentrarsi soprattutto su misure “tattiche”, rischiando però di perdere di vista il…

Sicurezza first. Il prof. Hinna spiega come rivoluzionare il procurement italiano

La burocrazia spesso si traduce nell’inefficienza della pubblica amministrazione (pa), e, quando si cronicizza, in mala amministrazione. Questa è, ad esempio, la burocrazia che ha paralizzato gli appalti e congelato il Pil in un momento in cui avevamo bisogno di rilanciare gli investimenti e avevamo anche i soldi disponibili per realizzarli. Oggi l’emergenza è ancora maggiore: è un’emergenza sanitaria, sociale,…

Dalla memoria di Marco Biagi la lezione per il dopo crisi. Il commento di Sacconi

A diciotto anni dalla tragica morte, la lezione di Marco Biagi si conferma ancor più attuale nella prospettiva di una grande depressione economica dopo la terribile crisi sanitaria. Egli fu capace di un pensiero discontinuo di fronte ai primi segnali della conclusione della seconda rivoluzione industriale. Non pretese di immaginare un mondo nuovo ben definito ma comprese che sarebbe stato…

Trump rassicura le famiglie americane e mette sul tavolo 500 miliardi

Guerra senza esclusione di colpi al coronavirus. A 48 ore scarse dalla richiesta di Donald Trump al Congresso americano di stanziare 850 miliardi di dollari per le imprese e a 72 ore dal doppio bazooka della Fed (700 miliardi di prestiti più taglio dei tassi a zero), il Capo della Casa Bianca alza l'ennesimo scudo a difesa dell'economia americana. Stavolta…

Scuole chiuse? Con i bambini facciamo come la volpe e il Piccolo Principe. I consigli di Maria Rita Parsi

E adesso che le scuole non riapriranno più il 3 aprile che si fa? “Facciamo come il Piccolo Principe e la volpe” risponde Maria Rita Parsi, psicologa e psicoterapeutica. In che senso? “Dobbiamo imparare ad addomesticare” continua in una conversazione con Formiche.net la presidente della Fondazione Fabbrica della Pace e Movimento bambino onlus, nota al grande pubblico per libri come “Le parole…

Perché dobbiamo autocertificare tutto? Il commento di Celotto

I pensionati residenti all’estero sono stati obbligati ad autocertificare la “esistenza in vita” per farsi pagare la pensione. Poi i genitori hanno dovuto auto-certificare di aver vaccinato i figli per farli accedere alle scuole. Da una quindicina di giorni, ci hanno fatto autocertificare di non essere stati in Cina o nei comuni “attenzionati” negli ultimi 15 giorni né di avere…

×

Iscriviti alla newsletter