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La Russia potrebbe essere la destinazione del primo viaggio all’estero del presidente cinese Xi Jinping dopo l’epidemia di coronavirus. Dovrebbe partecipare ai vertici dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai e dei Brics, previsti a San Pietroburgo dal 21 al 23 luglio. E il presidente russo Vladimir Putin dovrebbe ricambiare la cortesia recandosi in Cina a settembre. Lo rivela il South China Morning Post sottolineando la valenza simbolica delle due visite, pensate anche per dimostrare il rafforzamento dei legami tra Mosca e Pechino. 

Rapporti che, come dimostrano i due vertici a cui dovrebbe partecipare Xi, riguardano la sicurezza (Organizzazione per la cooperazione di Shanghai) e l’economia (Brics) e si basano sul rapporto anche personale tra i due leader. Basti pensare, come sottolinea il quotidiano di Hong Kong, che da quando Xi è entrato in carica nel 2013 ha incontrato Putin oltre trenta volte e l’ha definito il suo “migliore amico” prima della sua visita di Stato a Mosca l’anno scorso. Allora, nota il giornale, “i due leader avevano annunciato un rafforzamento dei rapporti bilaterali verso una ‘partnership strategica globale di coordinamento per la nuova era’”. Il che significa, appunto, più cooperazione, non soltanto in campo economico, ma soprattutto in tema di sicurezza.

I timori per il crollo del prezzo del petrolio sembrano non aver avuto (almeno per ora) ripercussioni sul rapporto tra Cina e Russia, come molti analisti si aspettavano (e aspettano tutt’ora). Ma sia a Pechino sia a Mosca sanno che difficilmente si potranno ripetere i risultati del 2019. L’anno scorso, infatti, la Cina ha importato la cifra record di 506 milioni di tonnellate di greggio, con Arabia Saudita e Russia principali fornitori. E a dicembre Pechino e Mosca hanno aperto un nuovo gasdotto da 55 miliardi di dollari americani, il Power of Siberia, cioè la principale infrastruttura nel trasporto di gas naturale in tutto l’oriente russo, che ha aperto alla Russia (tramite Gazprom) le porte del mercato cinese.

Ma gli obiettivi dello scambio di visite non sono limitati alla cooperazione economica e di sicurezza. Ci sono di mezzo due elementi. Il primo: Pechino vuole sfidare Washington anche sul piano dei blocchi geopolitici. E non deve stupire quindi che nelle ultime ore il presidente statunitense Donald Trump abbia deciso di fare appello agli altri leader del G7 affinché il vertice previsto a giugno (cioè prima della visita di Xi in Russia) si svolga come previsto originariamente a Camp David, con tutti leader seduti attorno al tavolo e non in videoconferenza. Il secondo elemento riguarda il summit Ue-Cina previsto a settembre a Lipsia, in Germania. I preparativi diplomatici sono fermi al palo. Da Bruxelles come da Pechino trapela la possibilità di un rinvio. Ma secondo fonti europee di Formiche.net il summit è destinato a saltare. Così Xi sembra voler scommettere sulla visita a San Pietroburgo anche per riscattare un’immagine internazionale già piuttosto rovinata dal coronavirus.

(Foto: www.kremlin.ru.)

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