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Il Coronavirus ferma la Cold Response 2020, l’esercitazione militare della Nato in corso nel nord della Norvegia da una decina di giorni. I vertici militari di Oslo hanno scelto di fermare le manovre per evitare rischi di gravare sul sistema sanitario nazionale. Procedono invece i preparativi per Defender Europe, la maxi esercitazione che avrà il clou ad aprile e su cui aleggia nel nostro Paese un complottismo piuttosto debole, visto che è pianificata da anni e che punta a potenziare le capacità europee di difesa.

L’ESERCITAZIONE

Cold Response 2020 si tiene per lo più nell’area di Tromso, nel nord del Paese, lì dove le condizioni climatiche e ambientali consentono di sperimentare scenari invernali ad alta intensità. Si sperimentano soprattutto capacità d’assalto anfibie e l’interoperabilità tra forze di terra, navali ed elicotteristi. Si tratta di un’esercitazione Nato guidata dalla Norvegia, che si tiene ogni due anni più o meno con gli stessi numeri. Per l’edizione 2020, sono stati impiegati 15mila soldati di Norvegia, Stati Uniti, Regno Unito, Olanda, Germania, Francia, Finlandia, Belgio, Danimarca e Svezia. Il concetto, spiega la Difesa di Oslo, “è mettere insieme le risorse civili e militari norvegesi nel lavoro per prevenire e gestire crisi, conflitti e guerre”, il tutto in coordinamento e con il supporto degli alleati Nato, organizzazione a cui il Paese scandinavo è membro fondatore.

L’INTERRUZIONE

Questo fino a oggi, quando lo Stato maggiore norvegese ha optato per la “chiusura controllata” di Cold Response. Non una cancellazione, ma una fine anticipata, considerando che l’esercitazione è iniziata lo scorso 2 marzo (con i primi arrivi di militari stranieri già lo scorso gennaio) e che la fine era prevista il 18, la prossima settimana. L’annuncio è arrivato dal generale Rune Jakobsen, numero uno delle Forze armate norvegesi, nel momento in cui sono già coinvolte 14mila unità. L’effetto Coronavirus si era comunque fatto sentire da domenica. La Finlandia aveva deciso di ritirare la propria partecipazione, mentre i vertici avevano optato per “alcuni aggiustamenti” al fine di “evitare la diffusione del virus”.

IL CONTRIBUTO ALL’EMERGENZA

Lo scorso giovedì, la positività al virus riscontrata in un militare a Skjold aveva portato al lock down dell’intera base, con i soldati costretti alla quarantena. Eppure, più che alla paura del contagio, la fine di Cold Response è stata spiegata con l’esigenza per le Forze armate di non gravare sul Paese mentre è alle prese con un’emergenza nazionale. “Terminando ora l’esercitazione – ha spiegato Jakobsen – eviteremmo un peso non necessario sul sistema sanitario civile, ad esempio con militari malati, incidenti o test per il Coronavirus al personale coinvolto”. Al momento, come riporta il quotidiano norvegese VG, nel Paese sono stati riscontrati oltre 400 casi di Coronavirus, in crescita costante dal primo del 26 febbraio e con previsioni di ulteriori consistenti rialzi dall’Istituto superiore di sanità nazionale.

VERSO DEFENDER EUROPE

Difficile prevede l’effetto che la decisione norvegese avrà su Defender Europe 2020, la maxi esercitazione che dovrebbe partire ad aprile tra Germania, Polonia e Repubbliche baltiche. È il più grande dispiegamento di truppe americane nel Vecchio continente da 25 anni, con 20mila militari in arrivo direttamente dagli Usa, per un totale di 37mila unità tra i 18 Paesi partecipanti. È pianificata da anni e finalizzata a testare la capacità della Nato di dispiegamenti massicci in caso di crisi o di risposta ad aggressioni. Fino ad oggi si conferma il prosieguo della attività, anche se i vertici responsabili (lo US Army in Europa e il comando Shape della Nato) non escludono possibili rimodulazioni, in costante confronto con le autorità sanitarie dei Paesi ospitanti. Vista la concomitanza con l’emergenza Coronavirus in Europa, Defender Europe ha alimentato uno strano complottismo nel nostro Paese.

LE TEORIE DEL COMPLOTTO

Eppure, le manovre sono previste da tempo, opportunamente comunicate a tutte le controparti (compresa la Russia, come prevedono gli accordi Osce) e finalizzate ad accrescere le capacità di difesa europee. Pressoché nullo il contributo italiano e disponibili online tutte le informazioni ufficiali. Ciò non basta a fermare la dietrologia, tanto da costringere a una nota i deputati pentastellati Gianluca Rizzo e Luca Frusone, rispettivamente presidente della Commissione Difesa della Camera e capo della delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea della Nato. L’esercitazione, scrivono, “non si svolge sul territorio italiano né coinvolge reparti delle Forze armate del nostro Paese”. Di più: “ha la finalità di testare le capacità logistiche dell’Alleanza e le procedure rispetto alla mobilità militare in quelle zone del nostro continente”. Tra l’altro, da ormai due settimane, su tutto il territorio nazionale sono stati limitati all’essenziale gli eventi a carattere non operativo delle Forze armate italiane.

(Foto: Norwegian Armed Forces)

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