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Nel pomeriggio di ieri L’ad di Eni Claudio Descalzi ed il ministro dell’Ambiente Sergio Costa hanno firmato un protocollo d’intesa per la decarbonizzazione della realtà industriale di Gela. Lo stesso ministro ha firmato il via autorizzativo agli investimenti.

SOSPESA LA MANIFESTAZIONE DEI SINDACATI

La manifestazione proclamata dai sindacati di Uiltec, Filctem e Femca davanti il dicastero dell’Ambiente questa mattina non si terrà più. I sindacati che seguono il settore energetico erano in fermento rispetto alle prospettive del sito Eni di Gela. Proprio dalla Sicilia dovevano giungere a Roma centinaia di addetti, perché, come dichiarato dai sindacati di settore a Gela si rischiava una nuova Ilva.

IL TWEET DI PIRANI

Invece, nel pomeriggio di ieri, contrordine dalla stessa parte sindacale diffuso attraverso comunicati, post, cinguettii via social, oltre alle consuete dichiarazioni alla stampa specializzata. Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, per esempio, attraverso un tweet, è stato lapidario: “Importante risultato sindacale – ha scritto – firmata dal governo il via autorizzativo per prosecuzione investimenti sito Eni di Gela. Attendiamo confronto con azienda ed istituzioni. Manifestazione prevista per domani al ministero Ambiente in Roma è sospesa!”.

LA FIRMA DEL MINISTRO COSTA

Il leader sindacale faceva riferimento allo schema di decreto di compatibilità ambientale relativo al “Progetto di coltivazione di gas metano nell’Offshore Ibleo-Campi Argo e Cassiopea”. Il ministro dell’Ambiente aveva firmato la proroga di 48 mesi dei termini per la parte concernente la valutazione d’impatto ambientale del provvedimento Via ed Aia presentato dall’Eni. Tradotto: disco verde per gli investimenti ulteriori al sito di Gela.

LA FIRMA DEL PROTOCOLLO TRA ENI E IL MINISTERO DELL’AMBIENTE

Ma non era finita qui. Descalzi e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa avevano firmato in mattinata un protocollo d’intesa con cui il gruppo petrolifero si impegna a realizzare un programma di decarbonizzazione, mitigazione ambientale, riqualificazione e valorizzazione del sito di Gela. Quindi, Eni non si avvarrà più di impianti di produzione e lavorazione di oli minerari, spiega una nota specifica della società.

COSA PREVEDE IL PIANO DELL’ENI

Il programma prevede, tra le altre cose, lo smantellamento in dieci anni di tutte le aree in disuso del sito industriale siciliano e la loro restituzione a nuove funzioni, con una prima fase, nei prossimi tre anni, di demolizione degli impianti non più funzionali alle attività per la produzione di biocarburanti, in un’area totale di oltre venti ettari. A questo si affiancherà lo sviluppo dei giacimenti a gas di Argo e Cassiopea, che nell’ambito del settore della ricerca e produzione di idrocarburi rappresenta il primo esempio di progetto in grado di raggiungere la carbon neutrality, grazie al contributo di energia prodotta da impianti fotovoltaici, e inoltre senza alcun impatto visivo, con l’utilizzo di suolo già industrializzato e riqualificato all’interno del perimetro di raffineria e nessuno scarico a mare di acque o altri reflui.

LE PREOCCUPAZIONI DEGLI OPERATORI

Fugate al momento le preoccupazioni di quelle centinaia di lavoratori che attendevano proprio l’avvio del progetto Argo-Cassiopea di Eni, bloccato dalla mancata firma del ministro dell’Ambiente Costa, alla proroga della valutazione di impatto ambientale, scaduta a giugno. Un ritardo che era stato definito “inspiegabile” dai sindacati di categoria, perché rischiava di “mandare in fumo 800 milioni di euro di investimento, in grado di dare occupazione a circa 600 persone”. Ed è bene ricordare che Argo-Cassiopea rappresenta tuttora un pezzo importante dell’accordo da 2,2 miliardi di euro per il rilancio di tutta l’area industriale di Gela, firmato nel 2014. Una boccata d’ossigeno per la crescita industriale che tanto fatica nel Meridione.

L’APPREZZAMENTO DI DESCALZI

“Il programma prevede inoltre – spiega la nota di Eni – la rimozione di rottami e manufatti presenti sul fondale lungo il pontile per una fascia di 500 metri per lato, la definizione di un progetto che preveda le modalità migliori per il recupero del canale per la raccolta delle acque di raffreddamento, anche attraverso piantumazione, e il suo successivo utilizzo. Infine prevede l’impegno da parte di Eni a realizzare una serie di interventi finalizzati alla piantumazione di specifiche specie arboree, atte a garantire la mitigazione del contributo di CO2 della produzione di biocarburanti. Descalzi, ha commentato: “si tratta di un programma all’avanguardia, orientato allo sviluppo industriale sostenibile del sito, ai principi dell’economia circolare e all’utilizzo delle tecnologie più avanzate. Questo accordo segue e completa l’avvenuta riconversione della raffineria di Gela in bioraffineria, tramite la quale Eni ha avviato, in un’ottica di economia circolare, un processo di trasformazione industriale del sito in grado di produrre biocarburanti da biomasse e da prodotti di riciclo”.

ORA LA FIRMA DI FRANCESCHINI

Ed è bene ricordare che lo schema di decreto firmato dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa, non è stato reso pubblico finora, perché è di concerto con il responsabile dei Beni culturali. Al momento mancherebbe all’atto in questione solo la firma del ministro Dario Franceschini. Ma si tratta di una sigla che dovrebbe essere apposta in tempi brevissimi.

Disco verde del ministero per i nuovi investimenti al sito Eni di Gela

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