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Osservare, analizzare e contribuire alla difesa planetaria. Questi sono i compiti principali di Hera, missione dell’Agenzia spaziale europea. La missione è a sua volta parte di un più ampio progetto di collaborazione tra Esa e Nasa, la quale nel 2022 ha condotto la prima sperimentazione di difesa planetaria dagli asteroidi. Nel settembre 2022, la sonda Dart della Nasa (Double asteroid redirection test) ha impattato con gli asteroidi binari Didymos e Dimorphos, deviandoli dalla loro traiettoria originale. In quell’occasione, il cubesat (nanosatellite di circa 2kg) LiciaCube, realizzato da Argotec, scattò oltre 600 immagini dell’impatto. Benché i due asteroidi non fossero in rotta di collisione con la Terra, l’esperimento puntava a testare le capacità di deviare oggetti di grandi dimensioni nello Spazio, nell’ottica di essere pronti a ogni evento futuro. Il compito di Hera sarà ora quello di misurare gli esiti dell’impatto, determinare di quanto sia stata alterata la traiettoria originale degli asteroidi e studiare il sistema binario composto dai due corpi.

La missione sarà anche un’occasione per testare nuove tecnologie d’avanguardia, diverse delle quali portano la firma dell’Italia.  Hera rilascerà infatti due cubesats per eseguire osservazioni ravvicinate di supporto. Uno dei due, chiamato Milani, realizzato in Italia dalla Tayvak, effettuerà osservazioni multispettrali di superficie, mentre l’altro, Juventas, effettuerà per la prima volta rilevamenti radar dell’interno di un asteroide. Sulla sonda, l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) è inoltre responsabile dello strumento Vista (Volatile in situ thermogravimeter analyser), un sensore per l’analisi dell’ambiente di polveri del sistema binario di Didymos-Dimorphos a bordo di Milani. Lo studio della polvere attorno a Didymos sarà fondamentale per capire la coesione di questi corpi celesti nell’ottica di poterli deviare da orbite potenzialmente pericolose. L’Inaf collabora attivamente anche con altri due strumenti a bordo della missione: lo spettrometro Aspect e la termocamera a infrarossi Tiri. Per la parte industriale, Thales Alenia Space ha realizzato importanti equipaggiamenti, tra cui il transponder nello Spazio profondo, costruito in Italia negli stabilimenti di Roma e L’Aquila, che consentirà una solida comunicazione con la stazione di terra. Anche Leonardo ha dato il suo apporto, fornendo i pannelli fotovoltaici che alimenteranno la sonda. 

“Sono passati due anni da quando abbiamo ricevuto a Terra le sensazionali immagini del nostro satellite LiciaCube, che ha documentato l’impatto della sonda della Nasa Dart su un asteroide. Immagini che ci hanno permesso di studiare e verificare una nuova strategia di protezione planetaria in caso di pericolo derivante da asteroidi e altri oggetti”, ha dichiarato Teodoro Valente, presidente dell’Asi, commentando la partenza del nuovo satellite. “Oggi il satellite Hera dell’Esa inizia il suo viaggio sempre verso la stessa destinazione, per analizzare ancor più da vicino ciò che è accaduto a Dimorphos, colpito allora e deviato nella sua orbita intorno a Didymos. La strategia della caccia agli asteroidi potenzialmente pericolosi si rafforza con questo importante contributo dell’Europa, con l’Italia e l’Asi in prima linea, verso il consolidamento della tecnica scelta per essere utilizzata nel caso in cui dovesse essere rilevato un corpo minore in rotta di collisione con il nostro Pianeta”. Secondo Valente, la missione sarà anche un’occasione per riaffermare l’eccellenza italiana in campo spaziale: “La partecipazione italiana alla missione è frutto, ancora una volta, di una collaborazione virtuosa tra scienza e tecnologia, che fa confermare il nostro Paese ai vertici in questo campo e che fornirà all’Europa una capacità elevata che le permetterà di essere al passo in ambito internazionale”.

Missione Hera, ecco come l’Italia contribuisce alla difesa planetaria

A due anni dall’impatto della sonda Dart della Nasa sui due asteroidi binari, Didymos e Dimorphos, la missione Hera dell’Agenzia spaziale europea decolla con l’obiettivo di approfondire i rilievi sull’esperimento di difesa planetaria. Con l’arrivo in loco previsto per il 2026, la missione europea porta con sé anche molta Italia

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