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“Tu chiamale se vuoi….suggestioni”. Verrebbe la voglia di parafrasare Lucio Battisti per commentare l’ultimo atto del rapporto fra Mara Carfagna, Silvio Berlusoni e Matteo Renzi. Ovviamente, dietro le parole, o meglio le perifrasi e i discorsi ipotetici (quelli che iniziano con un “se”), e oltre le ambizioni personali, c’è molto di più: sostanza politica. “Se Renzi dichiarasse di non voler sostenere più il governo di sinistra – ha detto la vicepresidente della Camera – ma di avere altre ambizioni, Forza Italia Viva potrebbe essere una suggestione”. Il ragionamento, costruito tutto sul filo di una ipotesi, in parte tiene. Renzi potrebbe presto tirarsi fuori dal sostegno al governo, rispetto a quale non fa gioco di squadra e marca ogni giorno le distanze (soprattutto dal premier Giuseppe Conte, che teme come un competitor qualora decidesse di “scendere in campo”). Lo farà, presumibilmente, il giorno in cui avrà la certezza, che oggi francamente non c’è, che Italia Viva, andando alle urne, conquisti un discreto gruzzolo di consensi.

In ogni caso, Italia Viva rappresenta tutto quello che oggi la sinistra, “reincatenatasi” (per usare una metafora che fece a suo tempo la fortuna di Claudio Cerasa), più non rappresenta: sia in termini di idee (riformistiche e liberiste) sia in senso di gruppi sociali (ceti produttivi e non assistiti). La battaglia contro le tasse l’ha poi avvicinata di fatto alla Forza Italia dei tempi d’oro che oggi qualcuno cerca di rinverdire senza successo. Il partito di Berlusconi è infatti debole, succube della personalità e delle idee di Matteo Salvini, irrilevante sia nel caso si allei con lui sia in quello che decida di conservare una propria autonomia.

Certo, già una ventina di deputati stanno di fatto o si sono messi sulla scia della Carfagna (alla quale ieri sera il Cavaliere ha lanciato una sorta di ultimatum invitandola a decidere presto se sta dentro o fuori). Fatto sta, tuttavia, che l’impressione è che, a destra, ma forse anche a sinistra, non è più tempo di moderatismi, centrismi, riformismi, liberalismi. Il voto si è polarizzato, non solo in Italia, e le estreme sembrano più adatte a una politica fondata sul pensiero facile o binario e sugli schematismi mentali. Il rischio grosso è che, qualora venisse fuori una Forza Italia Viva, non si sarebbe fatto altro che sommare due debolezze a livello elettorale. E due debolezze, come si sa, finiscono quasi sempre per generarne una terza, almeno in politica. Se poi Berlusconi è un leader vissuto come ormai al tramonto dagli italiani, Renzi probabilmente non ritornerà mai più nei loro cuori. E pensare che un elemento accomuna Silvio e Matteo: entrambi avevano capito per tempo , in diversi momenti storici, che, senza una dose omeopatica di “populismo”, nemmeno una politica moderata o di centro regge in un contesto come quello attuale. Solo che, sempre in un contesto come il nostro, se inizi a predicare la “rivoluzione” (per quanto “liberale”) e la “rottamazione”, presto arriva qualcuno che la predica e la mette in atto in modo più radicale e conseguente di quanto tu abbia fatto. Finendo per “rottamare” anche te.

Forza Italia Viva? Una debole suggestione. Il commento di Ocone

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