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Perfino nella “ricca e felice” Emilia-Romagna le classi popolari scelgono i sovranisti. Una dimostrazione del fatto che per arginare la nuova destra non basta avere un welfare sul modello scandinavo e un tasso di disoccupazione tra i più bassi d’Italia. Gli indicatori economici non spiegano tutto, il disagio di una parte dell’elettorato è molto più profondo ed ha molto più a che fare con la percezione che con la realtà. È una interessante rilevazione di Swg a mostrare l’attrazione che le “sirene salviniane” esercitano verso i ceti più bassi.

 LA SFIDA DELLE PERIFERIE

Così, se la coalizione di centrodestra perde la sfida delle urne, stravince invece quella delle periferie. Il consenso aggregato della Lega e di Fratelli D’Italia nelle classi popolari tocca quota 60% contro appena l’11% del Pd e il 5,8% del M5S. Dunque, il vento del gaucho-lepenism (espressione coniata in Francia per spiegare il voto dei più svantaggiati alla destra radicale) soffia sempre più forte in Italia.

tabella 1

CHI VOTANO I GIOVANI?

C’è poi un altro dato degno di nota ed è quello sul voto dei più giovani. Né destra né sinistra: il primo partito tra i millenials e la Gen Z è quello dell’astensione, con ben il 41,4% che ha scelto di disertare le urne (alle scorse Regionali era “soltanto” il 34,2%).

Tra la restante metà che invece si è presentata ai seggi prevale il Partito democratico (32,6%) sulla Lega (26,1%), sebbene entrambi in calo. Una fotografia di una generazione più progressista di quella dei loro genitori.

tabella 2

CAMPAGNA VS CITTÀ

Infine, c’è un’altra frattura che immortala bene il voto regionale ed è quella citta VS campagna. È sufficiente guardare la mappa elettorale per comprendere la portata della spaccatura: il Pd vince a mani basse nelle città, la Lega conquista i comuni più piccoli.

Una linea di faglia emiliana ma globale, perché la cosa che stupisce è che le dinamiche elettorali negli ultimi anni finiscono per assomigliarsi sempre di più. Dagli Stati Uniti alla Francia, passando per la Gran Bretagna, la Germania e perfino l’Emilia-Romagna: cambia l’ambientazione ma il copione resta sempre lo stesso.

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Sinistra, occhio: periferie e ceti popolari votano (ancora) Salvini. Analisi di Arditti

Perfino nella “ricca e felice” Emilia-Romagna le classi popolari scelgono i sovranisti. Una dimostrazione del fatto che per arginare la nuova destra non basta avere un welfare sul modello scandinavo e un tasso di disoccupazione tra i più bassi d’Italia. Gli indicatori economici non spiegano tutto, il disagio di una parte dell’elettorato è molto più profondo ed ha molto più…

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