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“Un futuro comune: Stati Uniti e Italia”, il titolo dell’incontro organizzato dall’ambasciata italiana di Washington — nei giorni della visita alla Casa Bianca del presidente Sergio Mattarella — ha valore programmatico. L’intervento per il governo italiano è stato curato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che, nota di colore, ha ricevuto i complimenti per l’ottimo inglese dimostrato — ci ha scherzato su Philip Reeker, acting assistant secretary of European and Eurasian affairs: “Volevo parlare in italiano ma dopo aver sentito il vostro ministro parlerò in inglese” (Reeker ha sostituito Mike Pompeo, perché il segretario è dovuto correre ad Ankara in mezzo al putiferio sul nord siriano).

Clima disteso. L’ambasciata italiana di Washington è un luogo all’interno del quale si dipanano dinamiche politiche anche intra-americane (si dice per esempio che sia nata, e stata concordata, lì la nomina di Nancy Pelosi, la Speaker della Camera che oggi ha ricevuto Mattarella al Congresso).

Occorre evitare “una escalation” sul fronte dei dazi, ha sottolineato Di Maio durante il suo intervento al convegno (che è stato organizzato dal Consiglio per le relazioni tra Italia e Stati Uniti). Il ministro ha esortato a evitare misure protezionistiche indicando come le tariffe possano danneggiare l’economia. “Io sono anche personalmente impegnato”, ha aggiunto, per una soluzione negoziata. L’argomento è stato il primo affrontato dal presidente Donald Trump con l’omologo italiano. Si tratta della partita aperta delle misure tariffarie decise dagli Usa contro beni di eccellenza italiani e di altri Paesi europei legata a un arbitrato contro Airbus su cui il Wto ha dato ragione agli Usa. Ma anche il più ampio dossier dello squilibrio commerciale tra le due sponde dell’Atlantico.

“I nostri Paesi condividono una partnership strategica” fondata su legami storici, ha sottolineato il ministro, indicando l’importanza di “ricordare i nostri amici” — usando una citazione da Henry Kissinger — in tempi di pace come in quelli difficili, per rispondere alla comuni sfide di “sicurezza e per la prosperità economica” (l’uso semantico non è casuale: “prosperità”, una delle parole preferite da Trump, concetto caro agli Usa).

Fronteggiare le minacce nel Mediterraneo, dalla Libia alla Siria (con una nota sull’attualità: “Speriamo che l’offensiva turca cessi presto”), lealtà alla Nato e sviluppo dell’economia senza escalation dei dazi, ma in un quadro di cooperazione sulla base delle regole di un sistema multilaterale: sono le priorità di un futuro comune indicate dal capo della diplomazia italiana.

Sulla Libia, argomento trattato nello specifico e su cui l’Italia apprezza il maggiore coinvolgimento di Washington visto negli ultimi due mesi, Di Maio ha ribadito che “non esiste una soluzione militare” e che bisogna “promuovere una soluzione durevole”, cooperando anche con le organizzazioni umanitarie per tutelare gli immigrati.

rimpatri, bari,

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