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Parlando all’European China Conference a Berlino, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha detto che Pechino persegue un ordine globale sino-centrico e gerarchico, che è “in contrasto con i nostri interessi e valori”. “Dobbiamo riconoscere che c’è un elemento esplicito di rivalità nelle nostre relazioni, ma questa rivalità non deve necessariamente essere ostile. Può essere costruttiva, quindi dobbiamo essere equilibrati e strategici nella nostra risposta”.

Parole che arrivano il giorno successivo all’incontro tra Joe Biden e Xi Jinping, a San Francisco, dove si sono visti in occasione del vertice dell’Apec e dove  hanno segnato un apparente perimetro per la “coesistenza competitiva” tra le due grandi potenze del momento. VdL ha inoltre aggiunto che la cooperazione con la Cina su questioni globali è possibile e sta avvenendo, e che c’è uno spazio per definire degli elementi comuni. Quanto dichiara la leader europea è in linea con le discussioni di Biden e Xi e pone l’Europa come attore terzo, cosciente e coscienzioso di una competizione che comunque per ragioni di posizionamento storico vive dal lato atlantista.

La politica tedesca tra pochi mesi abbandonerà il suo incarico a Bruxelles e certe dichiarazioni vanno lette anche con una doppia lente: da un lato c’è la volontà di lasciare un’eredità sul solco di quell’ambizione programmatica di una “Europa-geopolitica” da cui è partita la sua presidenza; dall’altro la necessità di consolidare uno standing anche pensando a ciò che arriverà dopo le Europee del 2024 — sia a livello personale (di nuovi ruoli si parla da tempo) che per quel che concerne il posto nel mondo dell’Ue. Ed è possibile che, visti gli equilibri in campo, quanto VdL dichiara arrivi anche a strascico dell’incontro di Bruxelles.

“Il vertice Xi-Biden avrá risvolti positivi per l’Ue, e dunque anche per l’Italia sotto certi aspetti. I toni sono stati cordiali e il clima piuttosto disteso, soprattutto se compariamo questo summit ad altri meeting precedenti”, sottolinea Alice Politi, esperta di relazioni Ue-Cina del King’s College di Londra. Tra le note particolarmente positive del vertice, sicuramente la ripresa dei  dialoghi militari (interrotti dopo visita di Nancy Pelosi a Taiwan nel 2022), che per Politi è “un punto particolarmente importante, cosí come il coordinamento raggiunto sull’abbassamento delle emissioni di metano”. Si tratta di tematiche che interessano anche gli equilibri tra Bruxelles e Pechino, perché entrano profondamente in contesti securitari di regioni centrali come l’Indo Pacifico o su fascicoli delicatissimi come quello che riguarda la transizione energetica (e i riflessi sull’economia). Lo stesso vale anche per i gruppi di lavoro congiunti sull’AI (tema di interesse per l’Ue, come dimostrato per esempio con il coinvolgimento alla recente riunione di Bletchley Park) o sul narcotraffico (basta pensare che nei giorni scorsi un italiano appartenente a una rete di spaccio cinese del Fentanyl in Europa è stato arrestato a Piacenza).

Politi fa notare che “Xi ha comunque puntualizzato una serie di concetti cruciali per la Cina, che non sono certo una novità, ma vanno osservati. Innanziutto, è stato fatto un riferimento alla questione di Taiwan, con la richiesta agli Usa di non supportare l’indipendenza e interrompe le commesse militari: Biden ha ribadito l’aderenza americana alla dottrina della ‘One China Policy’, ma non si è soffermato invece sulla questione del rifornimento di armi. Inoltre, Xi ci ha tenuto a ribadire l’importanza del perseguire relazioni piú paritarie, in cui la Cina viene riconosciuta come una grande potenza, ma pur sempre in un’ottica di convivenza possibile con gli Usa”.

Se Taiwan è un tema specifico, che tocca però una serie di stabilità — come quella della catena di approvvigionamento di semiconduttori, di cui l’isola è il primo produttore mondiale per distacco — la questione del ruolo di Pechino nel mondo è un argomento generale che anche l’Europa è chiamata a gestire.

“Ricordando che la Cina è la seconda potenza economica mondiale, Xi ha ribadito che non c’è alcuna intenzione da parte cinese di sostituirsi agli Usa sul piano internazionale, tuttavia il leader cinese evidenzia che il ruolo della Cina è quello di una potenza il cui progresso non dovrebbe essere ostacolato. Questo concetto è stato menzionato molte volte anche in occasioni precendenti, ma è positivo il tono disteso che ha contraddistinto questo summit, considerando che su questo punto in passato la Cina aveva accusato di ‘Cold War mentality’ gli Stati Uniti”, aggiunge l’esperta.

Al di là dello scivolone quando Biden ha definito “dittatore” Xi, ammesso che di scivolone si sia trattato, a cui il ministero degli Esteri cinese ha risposto definendo quella terminologia “del tutto sbagliata”, Pechino ha riconosciuto la positività del vertice. “Anche i media cinesi — continua Politi — riportano come il clima fosse disteso e cooperativo, nonostante alcune differenze di prospettiva che rimangono tra i due paesi. Il bilancio è dunque quello di un summit in cui gli Usa, la Cina, e anche l’Ue e l’Italia, escono più ottimisti. Il tono quantomeno comunica che Washington e Pechino rimangono interessati al dialogo reciproco e la posizione di Xi durante il vertice conferisce l’immagine che la Cina vorrebbe passasse di sé, come grande potenza sicuramente, ma in grado di crescere in un clima di convivenza con gli Usa: un messaggio diretto anche all’Ue e a tutti gli attori occidentali”.

Così l’Ue guarda al vertice Cina-Usa. La lente di Politi

Per Alice Politi, esperta di relazioni Ue-Cina del King’s College di Londra, i toni del vertice Biden-Xi sono “positivi” anche per l’Ue, mentre von der Leyen lascia la sua eredità nei rapporti tra Pechino e Bruxelles

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