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Al fianco di quelle tecnologica e di sicurezza, la battaglia che vede opposti Huawei e Pechino da un lato e gli Stati Uniti dall’altro è da tempo anche giudiziaria, ad esse collegata. Nel mezzo c’è il destino di Meng Wanzhou, direttrice finanziaria e numero due del colosso cinese delle telco, nonché figlia del potente fondatore Ren Zhengfei.

LA BATTAGLIA GIUDIZIARIA

Mentre le tensioni tra i due Paesi aumentano, gli avvocati della dirigente, arrestata alla fine del 2018 a Vancouver su richiesta di Washington, tornano in tribunale in Canada per richiedere l’accesso a documenti che potrebbero, secondo loro, comportano l’annullamento del procedimento di estradizione. In particolare, i legali affermano che la loro cliente sia stata arrestata e interrogata dagli agenti doganali canadesi per tre ore all’aeroporto della città canadese. E che dietro questo interrogatorio, durante il quale Meng ha fornito codici di accesso ai suoi dispositivi elettronici, ci sarebbe stata una “indagine segreta” per raccogliere prove per l’Fbi.
Il Canada e soprattuto gli Usa, che naturalmente contestano questa ricostruzione, evidenziano piuttosto i gravi reati dei quali la manager è accusata, tra i quali l’elusione delle sanzioni statunitensi contro l’Iran attraverso un’azienda riconducibile a Huawei (Bloomberg ha riassunto in una tabella i prossimi passaggi del processo). Ma il caso di Meng non è solo giudiziario, ma si incastra in un quadro più ampio.

LO SCENARIO

Per la manager e per Huawei, la situazione è molto peggiorata in questi ultimi mesi. Il colosso cinese, accusato dagli Usa di essere un potenziale mezzo di spionaggio a beneficio dell’intelligence di Pechino (soprattutto in relazione alle nuove reti 5G in via di implementazione), soffre l’offensiva americana. Dall’inserimento nella lista nera del Dipartimento del Commercio che ha sostanzialmente impedito alla telco di Shenzhen di intrattenere rapporti commerciali con le aziende americane, Huawei ha registrato un vistoso calo di vendite sui mercati occidentali, destinato a incrementare a causa dell’impossibilità di installare sui propri dispositivi le app e il sistema operativo di casa Google, Android. Tutto ciò ha indebolito l’azienda e il suo management, che ha poche armi a sua disposizione per contrastare l’azione americana, tanto più dopo il moltiplicarsi di Paesi che riflettono su come comportarsi con gli investimenti massicci che Pechino e le sue compagnie riversano come parte di piani espansionistici che hanno nella nuova via della Seta una delle rappresentazioni più chiare.

DAL RUOLO DELLO STATO AL CASO MENG

D’altronde, lo ha già raccontato Formiche.net, al momento gli sforzi dell’amministrazione americana sono concentrati soprattutto sullo spezzare quel legame che sembra indissolubile (e che secondo gli Usa altera il mercato e rappresenta un pericolo) tra il governo di Pechino e le aziende del Paese.
Non a caso la Cina prova da tempo a fare in modo che i negoziati commerciali in corso con gli Usa siano separati da quelli di sicurezza.
Ma gli Stati Uniti si sono finora rifiutati di separare i dossier, nella convinzione, opposta a quella cinese, che debbano marciare di pari passo perché profondamente connessi.
Per l’amministrazione americana, la fusione pressoché totale tra militare e civile è uno degli sforzi più grossi che la Cina, sotto la guida di Xi Jinping, starebbe compiendo. Il che rende problematica qualsiasi cooperazione o trasferismento tecnologico con la Repubblica Popolare. In questo senso Huawei – della quale viene messa in discussione addirittura la vera proprietà – è considerata la punta più avanzata di questa visione cinese che vede l’utilizzo dei campioni nazionali per il raggiungimento di obiettivi geopolitici (mentre altrove, in economie di mercato, le aziende sono libere di concentrarsi sul far profitto). Per questo, il colosso di Shenzhen – attivo non solo nella costruzione di smartphone, ma soprattutto in settori strategici come le reti e i cavi sottomarini – è divenuto il simbolo quasi naturale dello scontro tra Washington e Pechino. Che vede nel caso Meng solo una delle tante battaglie in corso.

Perché Huawei è il simbolo dello scontro tra Usa e Cina

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