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Parte il confronto tra mondo finanziario e Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che ha avviato un ciclo di audizioni per verificare eventuali rischi per la sicurezza del nostro sistema industriale, dalle grandi imprese alle telecomunicazioni, ma anche del settore bancario e assicurativo (qui l’intervista di Formiche.net al presidente del Copasir, il leghista Raffaele Volpi). Ieri a varcare la soglia di Palazzo San Macuto è stato Paolo Ciocca, commissario Consob, la commissione di vigilanza sui mercati e la Borsa, presieduta dall’ex ministro ed economista, Paolo Savona.

Con l’Authority di Piazza Verdi si apre dunque una serie di audizioni relative agli organi di vigilanza sul nostro sistema finanziario e bancario, che il Copasir intende proteggere da eventuali predatori esteri ostili. La prossima settimana, secondo ambienti vicini al Copasir, dovrebbe toccare a Bankitalia, mentre successivamente toccherà agli istituti bancari detentori di grandi quantità di debito pubblico.

Tornando all’incontro di ieri pomeriggio al Copasir, durato poco meno di due ore e cominciato poco dopo le 15, tra i temi toccati c’è stato innanzitutto quello degli investimenti esteri in società italiane quotate a Piazza Affari. L’attenzione sia della Consob sia del Copasir si sarebbe focalizzata in particolare sugli investimenti cinesi. Altra tematica, la tecnologia blockchain e i cosiddetti robot advisor, che lentamente stanno rivoluzionando il mondo della consulenza finanziaria tradizionale.

Il commissario Ciocca è stato ascoltato anche sulla Psd 2, la direttiva europea per i sistemi di pagamento digitale che, tra le altre cose, ha introdotto a livello comunitario  nuovi e più elevati standard di sicurezza. Infine, non poteva mancare il futuro di Borsa Italiana, la società proprietaria di Piazza Affari e a sua volta parte del gruppo inglese London Stock Exchange.

Qui il fattore Brexit è decisivo, perché tra le altre cose Borsa Italiana gestisce il Mts, il mercato telematico dei titoli di Stato italiani, il cui valore è il termometro del debito sovrano. Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea e nell’ambito delle trattative con Bruxelles, il gruppo londinese Lse potrebbe anche decidere di vendere la controllata italiana Borsa, anche in virtù di quel  principio di equivalenza europeo che consente di equiparare la Borsa inglese alle altre d’Europa, a patto di cedere degli asset.

In questo caso Borsa Italiana e il Mts potrebbero finire sul mercato ma dall’audizione di ieri sembrano essere emerse rassicurazioni. Il Mts è solidamente piantato fisicamente a Milano e ivi rimarrà, dunque fuori dal perimetro inglese, è stato assicurato. Non ci sarebbe dunque nessun rischio che la nostra piattaforma sui titoli pubblici finisca in altre mani.

Borsa, Cina e blockchain. L'audizione Consob al Copasir

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