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“Il modello è quello della Margherita. Non entriamo in Italia Viva e cerchiamo di evitare il suicidio politico del centro”. Clemente Mastella, leader di Noi al Centro, sindaco di Benevento ed ex ministro, in fondo è rimasto un democristiano. Nei valori e nel metodo. Ora la nuova scommessa è quella di creare “una lista unica per le Europee, non solo con Matteo Renzi, ma anche con gli altri centristi”, dice a Formiche.net.

Mastella, è una mano tesa a Carlo Calenda?

Il “modello Margherita” è inclusivo. C’è spazio per tutti i centristi, per evitare di disperdere un patrimonio di consensi e valori che ancora è molto forte. Se Azione ci sta, è benvenuta.

Quella che state mettendo in campo, nella sua ottica, è un’esperienza riproducibile anche a livello nazionale?

Ma certo, sennò non mi sarei rimesso in gioco a 76 anni. L’idea è proprio quella di calare questa esperienza anche a livello nazionale. Quello delle elezioni europee è un primo “test” per capire la tenuta di questa esperienza centrista.

Su quali temi vi concentrerete?

Sulla declinazione in chiave europea delle volontà dei Padri fondatori, a partire dalla costruzione di una strategia di Difesa comune. Solo in questo modo, rafforzando la nostra presenza a livello europeo. Altrimenti, si finisce come ora per essere poco incisivi.

È una critica neanche troppo velata all’impostazione della politica estera del governo Meloni?

Il giudizio sul lavoro in politica estera del governo Meloni è altalenante. E va riconosciuto comunque al premier un grande sforzo anche per contrastare i pregiudizi che aleggiavano su di lei e sul suo esecutivo. Detto questo, mi pare che la posizione italiana non sia particolarmente incisiva nelle grandi questioni internazionali.

Nei rapporti con l’Europa incide anche la mancata ratifica del Mes?

È del tutto evidente. Magari lo mascherano, ma sono incazzati in Europa per questa mancata ratifica.

La revisione del Patto di Stabilità?

Un’altra partita fondamentale sulla quale il nostro Paese deve giocarsi, anche in ottica di massimizzare l’impatto del Pnrr, bene le sue carte. Serve un Patto che esca dai gangli della rigidità, che snellisca le procedure burocratiche e che sia meno “severo” sulla parte degli investimenti.

Torniamo alle Europee. Il Ppe sarà un compagno di viaggio?

Personalmente immagino il nostro schieramento come la parte centrale della nuova maggioranza Ursula, sfruttando anche il forte legame che c’è tra Renzi e Macron. Sicuramente con il Popolari dialogheremo.

E con l’Ecr?

Bisognerà vedere quanti voti prenderanno. Attendiamo la risposta che verrà dalle urne. Sicuramente è difficile immaginare di parlare con Id.

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