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[I]l muro, la barriera fisica, il confine impenetrabile, non è mai del tutto invalicabile, e sempre presenta una permeabilità immateriale che ne vanifica l’obiettivo. Visto da un’altra prospettiva, il muro può essere interpretato non tanto come una dichiarazione di forza, di potenza o di “sovranità”, bensì come un elemento che esprime una debolezza, una incapacità di mediare o di risolvere le problematicità delle relazioni che le due parti intrattengono – non senza confluttualità, questo è ovvio – da prima della sua erezione” (pp.8-9)

Così in un passaggio del libro edito da People “Il muro. Berlino e gli altri.” di Piero Graglia, docente di storia delle relazioni internazionali e dell’integrazione europea all’Università degli Studi di Milano. Un percorso storico affascinante tra alcune delle più famose vicende legate ai “muri” e ai “confini”. Dalla muraglia cinese al muro di Berlino, passando per la linea Maginot e le tensioni tra USA e Messico. Non mancano i riferimenti “agli altri”. Per esempio la dolorosa divisione tra Israele e Palestina.

I casi da trattare sarebbeo tanti, ma nella scelta operata da Graglia si trova tutto quello di cui c’è bisogno per riflettere sul senso della creazione di confini, della costruzione di vere e proprie barriere architettoniche e sugli effett che si producono.

Che si tratti dell’esperienza cinese o delle scelte della ex Germani dell’Est e dell’URSS, gli elementi comuni sono chiari e ricorrenti: incapacità di gestire le relazioni tra parti in conflitto e la paura, che esprime non una qualche manifestazione di forza, ma di debolezza. Il saggio è scritto bene, la narrazione dettagliata e precisa dal punto di vista storico è scorrevole e piacevole.

Graglia riesce a far emergere fin da subito il messaggio del libro: erigere muri non porta niente di buono. Produce fratture psicologiche e sociali serie che lasciano il segno nelle comunità che hanno subito questo sfregio.  Non c’è traccia di una qualche manifestazione di forza, tanto meno di protezione della “sovranità”.

L’esperienza di Berlino ne è un esempio forte. Anche oggi, a 30 anni dalla caduta del muro, le ferite di quel passato sono visibili. Ciò che quella separazione ha rappresentato e prodotto non è del tutto scomparso nell’immaginario delle e dei berlinesi. Noi che viviamo questa realtà lo possiamo vedere e sentire.

Il muro, concepito come difesa statica, non è politicamente neutrale. E, purtroppo, non ha spesso protetto, ma è stato causa di molte sofferenze e morti. La dedica con cui si apre il libro è significativa “alle vittime di tutti i muri“. Sì, sono state tante quelle vittime. Sono tutt’ora tante le vittime e purtroppo, visto come si sta evolvendo la narrazione politica in alcuni paesi, anche in occidente, ce ne saranno ancora.

Il libro stimola una riflessione sul concetto di “divisione”, di “confine” sia esso fisico, come gli esempi trattati, o immaginario, non meno doloroso e pericoloso. Una lettura scorrevole e piacevole, malgrado la complessità del tema, che tocca questioni politiche, sociali ma anche emotive molto importanti.

L’8 novembre 2019, alle 19.30 il libro sarà presentato presso la libreria italiana a Berlino – Mondolibro – assieme all’autore, proprio la sera prima delle celebrazioni per il trentennale della caduta del muro, avvenuta il 9 novembre 1989.

 

Recensione: "Il Muro. Berlino e gli altri"

[I]l muro, la barriera fisica, il confine impenetrabile, non è mai del tutto invalicabile, e sempre presenta una permeabilità immateriale che ne vanifica l'obiettivo. Visto da un'altra prospettiva, il muro può essere interpretato non tanto come una dichiarazione di forza, di potenza o di "sovranità", bensì come un elemento che esprime una debolezza, una incapacità di mediare o di risolvere…

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