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I sovranisti non sono spariti dall’Europa. Certo, non hanno conquistato il Parlamento lo scorso 26 maggio, ma questo non vuol dire che il pericolo sia scampato. L’Italia, poi, orfana della Lega di governo, ha trovato un governo fantasioso sì, ma certamente Ue-friendly. E allora, perché non mettere in sicurezza il tutto attraverso una riscrittura delle regole europee che normano i bilanci degli Stati membri? Un’Europa più morbida, più comprensiva e meno ottusa forse potrebbe disinnescare eventuali mine sovraniste, che certamente non mancano. Sergio Mattarella, reduce da una delle più complicate crisi di governo della storia repubblicana lo sa fin troppo bene.

Forse anche per questo il messaggio inviato a Cernobbio, teatro del Forum Ambrosetti, dal Presidente della Repubblica, è risultato decisamente forte. Mattarella ha detto chiaro e tondo una cosa, che fino a qualche mese fa avrebbe fatto prudere le mani alla Germania, ma ora…chissà (la locomotiva tedesca è a un passo dalla recessione reale). E cioè che “vanno fatti passi avanti per una fiscalità europea che elimini forme di distorsione concorrenziale e affronti invece il tema della tassazione delle grandi imprese multinazionali, per un sistema più equo e corretto”. Poche righe, ma ce ne è abbastanza per farsi un’idea sul pensiero di Mattarella.

La fortuna gira, ma di solito i treni importanti passano una o due volte al massimo. Se l’Europa che ha appena schivato lo tsunami sovranista e forse ritrovato se stessa vuole continuare a stare tranquilla deve allentare le maglie del Patto di Stabilità. Basta rigore a tutti i costi, se un Paese deve investire a costo di sforare un po’ di deficit, allora sia. Non è detto che il 3% sia superato (Mattarella è un filoeuropeista puro, lo dimostra la sua particolare attenzione ai ministri proposti al Mef in questi mesi, si veda la scelta di Giovanni Tria al posto di un leghista, nel giugno 2018) ma di certo non è più un totem.

L’Italia deve essere, naturalmente, partecipe di questo riassemblaggio del Patto di Stabilità. “L’Italia è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano partecipando con convinzione e responsabilità a un progetto europeo lungimirante, sostenibile ed equilibrato, dal punto di vista ambientale, sociale e territoriale”, si legge nel messaggio letto da Enrico Letta. D’altronde, “coesione e crescita – ha proseguito poi il Presidente – sono gli obiettivi ai quali guardare e il necessario riesame delle regole del Patto di stabilità può contribuire a una nuova fase, rilanciando gli investimenti in infrastrutture, reti, innovazione, educazione e ricerca”. E poi, “in un contesto internazionale caratterizzato da crescenti rischi e incertezze e dal rallentamento dell’attività economica, anche a causa di inappropriate guerre commerciali, soltanto un’Europa solida e unita sarà capace di contribuire da protagonista al governo dei grandi temi globali”.

L’Europa equa e meno matrigna passa insomma necessariamente per una giusta tassazione, è il pensiero di Mattarella. Che tira in ballo con linguaggio misurato anche le grandi multinazionali, invitando Bruxelles a favorire il pagamento delle tasse anche ai grandi giganti. L’Europa del post sovranismo parte, forse, anche da qui.

Crtiche al messaggio di Mattarella sono arrivate però dalla Lega. “Con questo governo e con questa maggioranza non c’è alcuna possibilita’ che l’Italia giochi un ruolo di primo piano nell’Unione europea. Con Mattarella, i 5 Stelle e il Partito Democratico l’Italia sarà soltanto la schiava di Bruxelles, Berlino e Parigi”, afferma il vice segretario della Lega Andrea Crippa. “E il presidente della Repubblica – aggiunge – è complice e responsabile di questa situazione, visto che ha voluto fortemente il governo delle poltrone impedendo le elezioni che sarebbero state l’unico sbocco naturale e democratico per la crisi”.

 

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