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Sembrava essersi defilato dalla trincea e invece Lorenzo Fontana, deputato della Lega, ministro della Famiglia, poi degli Affari europei del governo Conte 1, protagonista assoluto della stagione gialloverde, è ancora lì, a tessere la rete italiana ma soprattutto europea della Lega di Matteo Salvini che continua a svettare nei sondaggi e fa le prove tecniche di governo. Altro che Ppe, ecco il piano (in corso) svelato a Formiche.net: in Europa gruppo unico con i Conservatori. E in Italia?

Fontana, di che piano si tratta?

Dobbiamo creare un gruppo politico con i conservatori, che unendosi a noi si garantirebbe una rappresentanza di circa 150 eurodeputati divenendo il terzo gruppo a Strasburgo. I contatti sono già stati avviati.

Quindi niente Lega nel Ppe?

Vogliamo parlare con il Ppe ma un ingresso non è all’ordine del giorno. Non si tratta di un semplice partito ma di un’enorme famiglia politica con diverse sfumature al suo interno, dove convivono ungheresi, francesi, austriaci.

Eppure qualcosa sembrava muoversi…

Sicuramente nel Ppe c’è oggi la volontà di avviare un dialogo con le forze identitarie per studiare una maggioranza di centrodestra alternativa. La coalizione con il Pse non conviene e sul lungo periodo fa perdere voti nelle elezioni nazionali.

E in Italia? Sul Mes il governo ha evitato la crisi.

Tutto rimandato a marzo. Lo sapevamo da settimane, le difficoltà a Bruxelles hanno dato un po’ di ossigeno alla maggioranza. Questo nulla toglie alla capriola dei Cinque Stelle, che sono partiti da posizioni molto critiche nei confronti del Mes e oggi hanno cambiato idea. Al Senato lo sconcerto era evidente.

I Cinque Stelle dicono che la trattativa è partita dalla Lega.

A dire la verità è stata avviata mesi fa da Giuseppe Conte e Giovanni Tria, cioè gli unici due allora preposti a parlare di Europa, assieme a Paolo Savona, che però non ha mai nascosto i suoi dubbi sulla riforma e si è dimesso dopo poco per andare alla Consob. C’è agli atti una risoluzione del Parlamento di giugno palesemente contraria all’ipotesi di riforma del Mes.

Poi cosa è successo?

A sentire le dichiarazioni di Gualtieri sembra che il pacchetto sia chiuso e inemendabile. Da qui nasce la polemica, che è di forma e di sostanza. Perché il rinvio chiesto dal Parlamento è stato volutamente ignorato.

Intanto tre senatori grillini sono passati con voi. In cambio avete promesso un collegio?

Figuriamoci (ride, ndr). Per quel che so io no. Queste persone hanno avuto coraggio. Non sono scontente della linea politica originaria del Movimento ma della piega che ha preso negli ultimi mesi. Hanno capito che c’è chi è disposto a tutto pur di salvare una legislatura. In tanti vivono male questo periodo.

Ce ne sono altri in arrivo?

Io mi occupo di altro, ma credo proprio di sì, i mal di pancia crescono. Il motivo è semplice. I Cinque Stelle sono nati come movimento idealista, aggressivo e poco disposto ai compromessi sulle sue battaglie storiche. Oggi la situazione si è ribaltata. Hanno fatto un governo con l’avversario di sempre, il Pd, e promosso il Mes che volevano cancellare a tutti i costi. Prima o poi i nodi vengono al pettine.

Eccone un altro: la legge elettorale. Ieri il vertice di maggioranza si è concluso con un altro stallo. Voi da campioni del maggioritario vi siete convertiti al proporzionale. Perché?

Penso che Giorgetti abbia colto il cuore della questione. Nessuno vuole governare sulle macerie. Le regole del gioco si decidono insieme. Siamo disposti a sederci a un tavolo purché non venga presentata una legge elettorale costruita su misura per far perdere la Lega.

Quindi proporzionale o maggioritario cambia poco. Giusto?

La nostra priorità è la stabilità e la storia recente dimostra che non sempre i governi maggioritari sono stabili. Non chiudiamo a priori al proporzionale, ma non voteremo una legge che non permetta a nessuno di avere una maggioranza alla Camera e al Senato. Preferiremmo non tornare alla Prima Repubblica.

Dica la verità, sulla riforma avete un accordo con Renzi.

Nessun accordo. Ripeto, sulla legge elettorale tutte le forze politiche devono fare sintesi. Renzi ultimamente ha chiamato in causa il modello spagnolo. Sinceramente la Spagna, che quasi ogni anno torna alle urne, non mi sembra un gran modello.

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