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L’amministrazione Trump ha individuato uno dei suoi principali obiettivi strategici nella ricostruzione della base industriale della difesa statunitense, in difficoltà ormai da diversi anni. In questo contesto si inserisce Divergent Technologies, una società con sede a Torrance, in California, che nel giro di pochi anni si è ritagliata un ruolo crescente nel settore della difesa a stelle e strisce. La società propone infatti una tecnologia in grado di ridurre in modo drastico tempi e costi di produzione per i sistemi d’arma attraverso una piattaforma che integra design generativi, stampa 3D e automazione.

Fondata nel 2015 da Kevin Czinger, ex marine, procuratore federale e dirigente di Goldman Sachs, Divergent ha avuto un primo ciclo di vita nel settore dell’automotive d’élite. Ma nel 2022, complice il rallentamento del settore EV e l’inizio del conflitto in Ucraina, la società ha deciso di focalizzarsi sulla Difesa. Oggi, la società guidata da Kevin insieme al figlio, Lukas Czinger, si sta rapidamente affermando come un altro attore emergente nell’ecosistema della defense-tech americana.

La piattaforma Daps e l’interesse da parte del Pentagono

Al centro dell’offerta dei Czinger c’è il Divergent adaptive production system (Daps), un’infrastruttura software-hardware che consente di progettare digitalmente un componente — sia esso per un drone, un missile o un caccia — e passare alla sua produzione fisica nel giro di poche settimane, senza linee di montaggio dedicate. “Non possiamo battere la Cina sulla quantità, quindi dobbiamo saltare una generazione tecnologica”, ha dichiarato lo stesso Kevin Czinger in una recente intervista. La sua azienda collabora già con nomi pesanti del settore, da General Atomics, per cui produce involucri di droni stampati in metallo, a CoAspire, per lo sviluppo di missili da crociera. Mantiene inoltre rapporti attivi con Lockheed Martin, Northrop Grumman e RTX. 

A dimostrare il peso crescente dell’azienda nel panorama strategico statunitense c’è anche la visita recente dell’ammiraglio Samuel Paparo, comandante dell’Indo-Pacific Command, alla sede di Torrance. “Non possiamo permetterci di combattere guerre future con strumenti del passato”, ha detto al termine del suo tour nello stabilimento. “Divergent offre la possibilità di accorciare i tempi, abbattere i costi e trasformare la rapidità industriale in dominio operativo”. Una posizione condivisa da diversi alti ufficiali statunitensi, tra cui il segretario della Marina John Phelan, il capo di Stato maggiore dell’Esercito, Randy George, e il responsabile per la politica industriale del Pentagono, Vic Ramdass.

La stampa 3D — e in generale ogni tipo di tecnologia che possa fornire un boost immediato alla produzione — è sempre più attenzionata da parte del Pentagono, come attestato peraltro dalla recente intesa tra l’italiana Roboze e Crg Defense (soggetto che opera per conto del DoD). L’azienda pugliese si occuperà infatti di fornire soluzioni di additive manufacturing dedicate alla supply chain militare statunitense.

Una riserva manifatturiera strategica

Uno dei progetti più ambiziosi di Divergent è la creazione della Civil reserve manufacturing network (Crmn), una rete distribuita di micro-fabbriche progettate per operare in tempo di pace come impianti civili, ma attivabili in tempi rapidi per esigenze militari. L’idea, promossa direttamente da Lukas Czinger, nasce dalla constatazione che il modello industriale centralizzato non è compatibile con i ritmi produttivi tipici dei conflitti ad alta intensità di lunga durata. Per questo la Crmn si propone come una costellazione di impianti automatizzati, alimentati da software generativi e capaci di produrre su richiesta. Il Congresso ha già recepito il concetto, tanto che nel bilancio per la Difesa 2026 è stato proposto uno stanziamento da 139 milioni di dollari destinato proprio alla sperimentazione di questa rete. I primi tre siti pilota sono stati identificati in Oklahoma (in collaborazione con la Oklahoma State University e la base di Tinker), a Huntsville, in Alabama, e un terzo nodo in coordinamento con la Defense Innovation Unit, divisione specializzata del Dipartimento della Difesa. Il progetto si ispira, almeno idealmente, al modello della riserva civile usata in ambito logistico, ma applicato per la prima volta al settore della Difesa.

Dagli stabilimenti a Capitol Hill

Divergent non si limita solo a proporre strumenti innovativi per rafforzare la produzione. Dietro il successo di questo unicorno c’è anche una strategia che incarna gli imperativi strategici della politica estera trumpiana. L’azienda ha infatti tagliato tutti i legami con gli investitori cinesi, compresi colossi come Apollo Future Mobility e la Shanghai Alliance Investment, per posizionarsi come partner affidabile e “puro” per il Pentagono. Inoltre, i Czinger hanno ulteriormente rafforzato la loro influenza a Washington assumendo Nathan Diller — ex consigliere del deputato repubblicano Ken Calvert, presidente della sottocommissione per le Acquisizioni della difesa della Camera dei Rappresentanti — come Chief strategy officer. L’obiettivo dichiarato di Czinger è quello di impiegare i finanziamenti pubblici come un volano per gli investimenti privati nel settore. “Con un miliardo di dollari di capitale pubblico, potrei attrarne cento dal privato”, ha affermato. 

 

(Foto: X)

Ecco Divergent, l’emerging tech Usa che punta a rilanciare l’industria della Difesa

Divergent Technologies è un’azienda che si sta rapidamente affermando nell’ecosistema della defense-tech americana. Partita dal settore automotive, la società ha riconvertito la propria piattaforma di produzione digitale al comparto militare, attirando l’interesse di Pentagono, Congresso e Casa Bianca. La sua proposta si basa sull’impiego di design generativi e stampa 3D per ridurre drasticamente tempi e costi nella fabbricazione di sistemi d’arma. Dopo l’intesa con l’italiana Roboze, la Difesa Usa conferma l’interesse crescente verso le tecnologie di additive manufacturing, che potrebbero rappresentare l’asso nella manica di Washington per bilanciare la produzione di Pechino

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