Skip to main content

“Se l’Europa vuole davvero contare nello scenario globale, il primo obiettivo deve essere la salvaguardia del progetto europeo stesso, che non può più essere dato per scontato: il mercato è sotto attacco, i sistemi democratici interni subiscono pressioni, e la sicurezza è costantemente minacciata”. Così Nicoletta Pirozzi, responsabile del programma “Ue, politica e istituzioni” e responsabile delle relazioni istituzionali dello Iai, in una conversazione con Formiche.net, spiega le priorità dell’Unione europea.

Come si muove l’Europa di fronte alle continue micro-aggressioni russe?

Iniziamo col dire che rispetto al passato, in Europa oggi la consapevolezza delle minacce strategiche dall’esterno è maggiore. Se parliamo di Unione Europea osserviamo un compattamento delle politiche estere nazionali su alcune priorità specifiche e, senz’altro, le aggressioni della Russia di Putin sono in primo piano. Dall’invasione russa in Ucraina rileviamo come l’Unione Europea abbia reagito in maniera unitaria, dalle sanzioni all’accoglienza umanitaria dei rifugiati, fino al supporto militare al governo di Kyiv.

Una unità di intenti che si concretizza in che modo?

Di fronte alle recenti incursioni della Russia, l’Unione europea ha cercato di reagire in maniera unanime, come nell’ultimo vertice informale di Copenaghen, mettendo a sistema le capacità e le esperienze dei diversi Stati membri e muovendo verso la costruzione di un “muro di droni” a Est dell’Unione per rispondere agli attacchi russi.

Alcune iniziative politiche e operative sono inevitabilmente portate avanti da gruppi ristretti di Stati membri, non essendo possibile avanzare in maniera unanime con Paesi membri che continuano a intrattenere con Mosca rapporti di tipo economico e politico.

Così vanno interpretate iniziative come quella della coalizione dei volenterosi, che include anche la Gran Bretagna, ma vede in prima linea alcuni paesi chiave dell’Unione Europea.

Ora, il passo successivo consiste nell’arrivare ad una costruzione di tipo istituzionale di quello che è l’azione esterna europea, a partire da una politica estera comune e piena, che sia in grado non soltanto di convergere strategicamente su alcune priorità, ma anche poi mobilitare tutte le risorse politiche e operative necessarie per rispondere a queste minacce.

In questo scenario, quanto è vicina Bruxelles a una piena autonomia strategica europea?

Questo è stato a lungo il tallone d’Achille del progetto europeo. L’autonomia strategica come obiettivo enunciato più che una realtà acquisita. Lo vediamo sia sul piano della convergenza politica sia su quello delle capacità operative. Oggi il quadro si complica ulteriormente per via della postura assunta da Washington. Non parliamo solo dell’era Trump: si tratta di un processo di lungo periodo, che sposta il baricentro degli interessi americani verso l’Indo-Pacifico, ed ora sempre più verso l’ambito domestico, e segna un progressivo disimpegno dall’Europa. L’Unione Europea si trova quindi davanti a un cambiamento epocale, per il quale non è ancora attrezzata sufficientemente.

La guerra in Ucraina lo dimostra chiaramente. L’Ue non ha ancora sviluppato la capacità di agire in piena autonomia, se necessario, sul fronte della sicurezza e della difesa. Per questo oggi la strada sembra obbligata e richiede di dotarsi di strumenti autonomi, sia per rispondere alle sfide geopolitiche esterne sia per costruire capacità interne. In ambito militare, resta decisiva la questione delle capacità di deterrenza nei confronti della Russia e di altri competitor globali, per i quali servono investimenti e strumenti che oggi mancano, anche nel campo della sicurezza tecnologica e industriale. Sul piano commerciale, invece, le leve ci sarebbero già tutte e basterebbe la volontà politica di mobilitarle.

Deterrenza e strumenti per adattarsi alle minacce, ma anche per rispondere…

Le minacce che ci troviamo oggi ad affrontare hanno assunto una natura diversa rispetto al passato. Non parliamo soltanto dei rischi diretti sul piano della sicurezza e della difesa, con le pressioni che arrivano dalla Russia di Putin, ma anche di tensioni di tipo commerciale che provengono persino dal nostro alleato storico, gli Stati Uniti. È in questo scenario, profondamente mutato, che l’Unione Europea dovrebbe interrogarsi sulla connessione tra resilienza interna e capacità di azione esterna.

Se l’Europa vuole davvero contare nello scenario globale, il primo obiettivo deve essere la salvaguardia del progetto europeo stesso, che non può più essere dato per scontato: il mercato è sotto attacco, i sistemi democratici interni subiscono pressioni, e la sicurezza è costantemente minacciata. Per questo sarebbe necessario delineare una vera e propria “strategia della resistenza”, in grado di legare il rafforzamento interno alla proiezione esterna. Per farlo, serve un approccio che deve toccare più livelli: quello istituzionale, con il superamento dell’unanimità e l’introduzione del voto a maggioranza qualificata anche in politica estera; quello finanziario, con il negoziato sul prossimo quadro pluriennale di bilancio; e naturalmente quello della sicurezza, della coesione sociale e della tenuta democratica. Solo consolidando questi pilastri interni, l’Unione potrà ambire a un ruolo di attore rilevante sulla scena internazionale.

Dalla coesione alla capacità d’azione, il futuro dell’Unione europea secondo Pirozzi (Iai)

“L’Ue non ha ancora sviluppato la capacità di agire in piena autonomia, se necessario, sul fronte della sicurezza e della difesa. Per questo oggi la strada sembra obbligata e richiede di dotarsi di strumenti autonomi, sia per rispondere alle sfide geopolitiche esterne sia per costruire capacità interne”. Conversazione di Formiche.net con Nicoletta Pirozzi, responsabile del programma “Ue, politica e istituzioni” e responsabile delle relazioni istituzionali dello Iai

La grande corsa verso la tecnologia quantistica. Report Ecipe

L’Unione europea sta sviluppando il Quantum Act, che dovrebbe entrare in vigore il prossimo anno. Un terreno solido da cui partire, ma che non basta. Ecco cosa scrive lo European centre for international political economy

Per garantire l’aderenza terapeutica servono strategie integrate. L’intervento di Nisticò

Di Robert Nisticò

Un farmaco efficace, anche se innovativo, se non viene assunto correttamente, in modo costante e preciso, perde il suo potenziale. L’aderenza terapeutica diventa così una sfida cruciale, che la medicina di precisione e la prescrittomica provano ad affrontare personalizzando non solo le terapie, ma anche il modo di seguirle. L’intervento di Robert Nisticò, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa)

Il Columbus Day di Trump è il sigillo dell'unione tra Usa e Italia

Ripristinare le celebrazioni del Columbus Day segnala un più ampio sommovimento, che include non solo relazioni storiche o solide partnership commerciali, ma anche affinità personali tra leader, convergenze ideologiche sulle policies (come sul piano Gaza) e il fisiologico business

Accordo su Gaza, cosa ci aspetta da domani. Il commento di Ansalone

Il Mediterraneo è un mare molto affollato, tornato centrale negli equilibri globali. Nei giorni in cui cadono i 40 anni dai fatti di Sigonella, le lezioni che ci accompagnano sono le stesse: si può e si deve stare tra Alleati rivendicando il proprio ruolo. L’Italia ne aveva e ne ha uno cruciale da giocare nell’area vasta che va dal Marocco al Golfo Persico. Il commento di Gianluca Ansalone

Dopo Gaza, Trump riuscirà a chiudere l’accordo di pace tra Russia e Ucraina? L'opinione di Guandalini

The Donald può farcela a siglare un accordo tra Zelensky e Putin. Ma non tutta l’Europa potrà aiutarlo. Soprattutto quei Paesi e quelle personalità che ancora oggi sono troppo esposte ad alimentare l’escalation, a parlare insistentemente di guerra contro la Russia, o quei leader indeboliti politicamente in casa loro. È qui che l’Italia potrebbe svolgere un ruolo di cerniera, insieme alla Turchia e ad Angela Merkel. Con Trump gran cerimoniere che chiude al momento giusto

Wang Yi a Roma è stato un test (di pragmatismo) per l’Italia. Il bilancio della visita

La visita di Wang Yi in Italia segna il tentativo di Pechino di rilanciare il dialogo con Roma dopo l’uscita dalla Belt and Road Initiative. L’Italia risponde con pragmatismo e consapevolezza strategica: cooperazione sì, ma entro i limiti della sicurezza nazionale e dell’allineamento euro-atlantico

Il Senato sblocca 914 miliardi e rilancia la strategia Usa di difesa

Con un voto bipartisan, il Senato statunitense ha approvato il bilancio per la difesa da 914 miliardi di dollari, superando settimane di stallo e rilanciando la strategia di difesa americana. Il provvedimento definisce priorità operative, supervisione del Congresso e nuove regole per il Pentagono, con un’attenzione crescente a deterrenza, tecnologie emergenti e cooperazione con gli alleati. Ora si apre il confronto con la Camera per il testo finale

La pagnotta di Lollobrigida, il libro di Calenda, la porchetta di Tajani. Queste le avete viste?

Francesco Lollobrigida alla fiera del Levante con una pagnotta, Carlo Calenda approfondisce il tempo delle rivoluzioni nel suo viaggio in treno, e il ministro degli Esteri gusta una porchetta. Ecco le foto politiche degli ultimi sette giorni

Dpp, luci e ombre del nuovo documento strategico della Difesa. L'analisi del gen. Camporini

Il Documento programmatico pluriennale della Difesa traccia le priorità per le Forze armate italiane, tra investimenti in mezzi e personale, nuove tecnologie e droni. Tra i temi più importanti, la semplificazione del procurement e il ruolo dell’industria nazionale nel sostenere le capacità operative, ma il lavoro da fare rimane molto. L’intervista di Airpress al generale Vincenzo Camporini

×

Iscriviti alla newsletter