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In questi giorni ha strappato più di un sorriso il fotomontaggio del neo ministro degli Esteri Luigi Di Maio che cerca su Google la risposta all’improbabile domanda: “Ministro Esteri cosa fa… “, neanche si trattasse di una ricetta di cucina o di un qualcosa che si può affrontare a cuor leggero, affidandosi ad uno dei tanti “tutorial” che imperversano in rete. E fin qui niente di male, anzi è da sempre il grande merito della satira saper sottolineare le contraddizioni e far emergere i paradossi che impastano il nostro quotidiano, di cui la politica non è che la rappresentazione più evidente, per diluire infine tutto in una risata che stemperi i toni più aggressivi e riconduca ogni questione a misura di essere umano.

Ma se con tutta probabilità si potrà serenamente continuare ad ironizzare per tutta la durata di questo esecutivo sugli inevitabili scivoloni e strafalcioni che ci riserveranno i protagonisti più o meno improvvisati di un pastrocchio chiamato governo, è altrettanto evidente che invece per la delicatezza del dicastero scelto da Di Maio, per quanto ci riguarda, il tempo degli scherzi è già finito. La Farnesina infatti lavora e decide su dossier dove l’eventuale errore dell’organo politico può costare molto caro a tutto il sistema Paese, tanto in termini di sicurezza e legittimi interessi nazionali, tanto nelle ricadute che potrebbero colpire imprese e cittadini italiani all’estero, senza dimenticare i complessi dossier del negoziato libico o quelli relativi alle indagini per la liberazione dei connazionali sequestrati in aree critiche del mondo. Tutti ambiti dove una minima leggerezza dovuta anche all’inesperienza, non si paga, come altrove, soltanto in perdita di consensi o di prestigio personale, ma purtroppo può spesso implicare l’innescarsi di conseguenze molto più gravi.

Gestire la rete diplomatica e consolare, con speciale riguardo al supporto dei nostri operatori economici, favorire una cooperazione internazionale mirata a sradicare le cause delle grandi migrazioni contemporanee, cucire complessi negoziati di lungo periodo, spesso in continuità con l’operato dei governi precedenti benché di diverso colore politico, garantire la piena autonomia dell’azione del governo Italiano nel mondo, pur senza dimenticare le ormai consolidate interdipendenze economiche tra noi e gli altri Stati, tradurre la nostra lealtà agli impegni internazionali in ambito Atlantico e Comunitario in atti concreti per rafforzare la coesione internazionale, difendere la riservatezza delle informazioni e dei dati sensibili di fronte alle nuove insidie connaturate alla rivoluzione digitale, rappresentano priorità che vanno molto al di sopra della piccola polemica quotidiana, di ogni fregola di carriera e di ogni altrove ben più legittima ricerca di visibilità personale.

Per questa ragione come Lega raddoppieremo gli sforzi in Commissione Affari Esteri per vigilare affinché ogni ambito della complessa macchina diplomatica italiana riceva dal ministro e dal governo la necessaria attenzione, pronti a dare il nostro contributo di buon senso, sia con gli uffici preposti sia con il ministro, in difesa dell’interesse generale del Paese, ma senza sconti ogni qual volta l’azione o l’inerzia del ministro Di Maio dovesse rivelarsi inadeguata alle sue ambizioni di aspirante statista.

Caro Di Maio, sulla politica estera la Lega non farà sconti. Firmato Zoffili

Di Eugenio Zoffili

In questi giorni ha strappato più di un sorriso il fotomontaggio del neo ministro degli Esteri Luigi Di Maio che cerca su Google la risposta all'improbabile domanda: "Ministro Esteri cosa fa... ", neanche si trattasse di una ricetta di cucina o di un qualcosa che si può affrontare a cuor leggero, affidandosi ad uno dei tanti "tutorial" che imperversano in…

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