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SALVINI PROTAGONISTA

Anche l’occhio vuole la sua parte. E l’occhio oggi ha mostrato in conferenza stampa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con ai lati Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti. La Lega è andata all’incasso con qualche settimana di ritardo. Quel decreto sicurezza-bis che non venne discusso in Consiglio dei ministri alla vigilia delle Europee, è stato approvato dieci giorni dopo le elezioni. È sin troppo evidente che il ministro dell’Interno ha suggellato la schiacciante vittoria conseguita nelle urne. Ha ipotecato anche la futura manovra e vinto il braccio di ferro sulla delegata per la politiche europee: “L’unica certezza – ha dichiarato – è che a breve si vada a riempire la casella del ministro delle Politiche europee. Sta nascendo la nuova Europa, non è una questione di ore ma che ci sia qualcuno che vada a presidiare l’interesse italiano penso sia utile. Sarà Bagnai? Non partecipo al fantacalcio, sarà un nome condiviso con Conte e Di Maio”.

Fin qui il fronte interno. Salvini ha soprattutto tenuto il punto sulla linea da tenere in Europa (“non andremo col cappello in mano, i governi precedenti si sono arresi ma noi no”), e lo ha fatto poche ore dopo le dichiarazioni decisamente poco rassicuranti di Juncker sui conti italiani, e nella giornata in cui il comitato economico e finanziario di Bruxelles ha dato il via libera tecnico alla procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia.  

I DUE FRONTI

Ma procediamo con ordine. E partiamo dall’approvazione del decreto sicurezza-bis. È stato il primo provvedimento dopo il voto delle Europee. E anche dopo la svolta politica avvenuta la scorsa settimana con l’unione ritrovata tra Salvini e Di Maio che si sono compattati sulla linea euro-critica. Salvini oggi ha ottenuto un’importante ed evidente affermazione dal punto di vista del fronte interno. E ha anche posto un’ipoteca sulla prossima manovra: “Ribadisco a nome della Lega ma anche dell’interno governo che la flat tax e il pesante taglio delle tasse per imprese, lavoratori e famiglie dovranno essere parte fondamentale della prossima manovra”.

Ma non solo. Nella stessa giornata, con un’ora circa di anticipo rispetto al Consiglio dei ministri, in cui sono giunti nuove dichiarazioni allarmate da Bruxelles, Salvini ha potuto fare affidamento sulle dichiarazioni del presidente Conte che ha tenuto testa alle parole di Juncker.

LE FRASI DI JUNCKER

In un’intervista concessa al sito politico.eu, il presidente della Commissione europea ha usato toni perentori nei confronti della situazione italiana: “Per molto tempo abbiamo chiarito il nostro pensiero e cioè che secondo noi l’Italia si sta muovendo in una direzione sbagliata. E quindi dobbiamo prendere le decisioni del caso in quell’ambito. Penso che l’Italia corra il rischio di rimanere per anni intrappolata in una procedura per deficit eccessivo. Vorrei evitarlo, ma questo dipenderà dagli impegni che il governo italiano prenderà”. Juncker non ha ancora definito l’Italia un rischio, però l’ha definita un “problema serio”. E ha aggiunto: “non voglio umiliare la Repubblica Italiana con dichiarazioni pubbliche, perché ho il massimo rispetto dell’Italia, per molte ragioni”.

LA RISPOSTA DI CONTE

Che cosa succederà adesso? Salvini e Di Maio proseguiranno sulla strada intrapresa nemmeno una settimana fa? E riusciranno a imporla anche al partito del Colle? Neanche il tempo di porre le domande, che sono già arrivate risposte. Una prima indicazione è arrivata dalla conferenza. Conte, nell’annunciare per domattina un vertice economico con Salvini, Di Maio e Tria, ha risposto in maniera dialogante ma ferma a a Juncker: “Con Juncker c’è un rapporto molto cordiale, anche amicale, ha dato una grossa mano all’Italia a dicembre ed è molto leale: posso permettermi di rispondergli che anche lui, come ha ammesso, ha sbagliato la direzione con la Grecia. Noi prima di ammettere l’errore vogliamo spiegare la nostra strada, di cui siamo convinti. Siamo qui per far crescere il Paese, non per avviarlo verso una china recessiva. Siamo tutti determinati ad evitare la procedura di infrazione. Siamo tutte persone ragionevoli, nessuno può pensare che una procedura di infrazione possa fare bene all’Italia”.

E a proposito delle polemiche sulla pienezza del suo ruolo, ha detto: “Il presidente del Consiglio se non avesse delega per sedersi a un Consiglio europeo allora non partirebbe, sarebbe sfiduciato: è la logica della grammatica costituzionale. Ai giornalisti piace parlare di mandato pieno, mezzo mandato, un quarto di mandato. Se un giorno dovessi sentire di non avere piena delega e mandato pieno delle forze politiche ne trarrei immediatamente le conseguenze: sarebbe la crisi più trasparente possibile”.

Il finale è tutto di Salvini: “Questo era e rimane il governo del cambiamento anche nel rapporto con l’Europa. Tutti i governi precedenti si sono arresi a prescindere, qua c’è un dialogo che ci vede alla pari: non andiamo col cappello in mano. Non andiamo a chiedere i soldi di altri. Non si può avere qualcuno che ci dà lezioni quando prende più di quello che dà: chi dà di più di quanto prende, come l’Italia, avrà voce in capitolo”.

Salvini va all'incasso. Ma basterà? (Occhio ai conti)

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