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Davanti al presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, che ha ricordato la necessità di assumersi le proprie responsabilità davanti al destino di chi viene ricondotto in Libano e dei 100 migranti su 1000 che muoiono in mare, due anni fa erano 25 su 1000, il presidente del Centro Astalli, padre Camillo Ripamonti, ha elencato i numeri di una realtà globale che non può essere fraintesa: “Nel mondo sono oltre 68 milioni i richiedenti asilo e i rifugiati nel 2018, attraverso il Mediterraneo sono arrivate in Europa circa 116mila persone, di cui poco più di 23mila in Italia, circa 59mila in Spagna e 33mila in Italia.”

La realtà italiana che ha raccontato è stata segnata soprattutto dalla preoccupazione per l’emergenza salute. “La precarietà di vita di molti richiedenti e titolari di protezione internazionale giovani ha chiare ripercussioni sulla loro salute”. A Roma ha denunciato il caso dell’accresciuta comunità mariana (un 41% in più rispetto al 2017), fatta di persone che nel 72% dei casi ha meno di 30 anni. Molti di loro, esclusi dai circuiti dell’accoglienza, vivono in condizioni di grave marginalità e la loro salute ne risulta compromessa. Lo stesso accade per molti afghani”, che vengono rimpatriati da Germania, Norvegia, Olanda e Svezia perché contro ogni evidenza il loro non viene più considerato un Paese instabile. “Anch’essi sono usciti dai circuiti dell’accoglienza e sono in situazione di grave difficoltà esistenziale.” Aumentano poi le persone traumatizzate dal viaggio e soprattutto dalla detenzione nei centri in Libia, anche le ripetute e preoccupate dichiarazioni dell’Alto Commissariato della Nazioni Unite per i rifugiati ne fanno una questione che non può lasciare tranquilli. Tali violenze si sommano indelebilmente con quelle che pesano sulla vite di queste persone. Non possiamo più esserne complici continuando a legittimare accordi che, con lo scopo di ridurre i flussi, ledono diritti e dignità delle persone”.

Altro elemento allarmante e sottolineato da padre Ripamonti è che “per molti migranti con permesso di soggiorno per motivi umanitari in rinnovo o scaduto, è impossibile il rinnovo della tessera sanitaria e quindi l’accesso al Sistema sanitario nazionale. Una certa difficoltà si riscontra anche per i richiedenti asilo a fronte dei cambiamenti operati dalla nuova legge”.

La valutazione del decreto sicurezza, poi trasformato in legge, è chiara. “Esso negli effetti deve ancora rilevare tutti i propri limiti, tuttavia rallenta il processo di integrazione e rischia di creare più irregolarità che sicurezza”. Qui spiccano due elementi di assoluta rilevanza: “Il non accesso all’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo e l’eliminazione della protezione umanitaria, che lungi dall’essere la causa di tutti i mali è stata la modalità per gestire situazioni che spesso non sono inquadrabili con facilità nell’attuale quadro normativo nazionale e internazionale. Essi hanno come conseguenza l’impossibilità di accedere, per coloro che sono ancora titolari, al sistema di accoglienza diffusa, rendendoli maggiormente a rischio marginalità”.

Padre Ripamonti ha ricordato che Papa Francesco, nel corso della sua recente visita in Campidoglio, il 27 marzo di quest’anno, ha detto: “Non si temano la bontà e la carità! Esse sono creati e e generano una società pacifica capace di moltiplicare le forze, di affrontare i problemi con serietà e con meno ansia, con maggiore dignità e rispetto per ciascuno e di aprirsi a nuove occasioni di sviluppo”. Purtroppo il panorama culturale, caratterizzato da leggi più restrittive e dal taglio degli stanziamenti per l’integrazione, rende più facile cogliere gli elementi che inducono a fare dei migranti i capri espiatori di scelte che o non sono lungimiranti o arma ideologica della paura.

Importante la conclusione di padre Ripamonti che ha presentato il rapporto sulle migrazioni a ridosso dell’inizio della campagna elettorale per le europee. “Di solito incolpiamo l’Europa di quanto sta succedendo sul fronte migranti, in realtà la responsabilità di questa situazione è la poca lungimiranza di ogni singolo Stato, di quelli ai confini ma anche di tutti gli altri: non investiamo abbastanza come Europa per la crescita del continente africano: abbiamo smantellato le operazioni di soccorso e il salvataggio in mare, ultima l’operazione Sophia: esiste poca solidarietà tra gli Stati membri, come ha mostrato il tema del ricollocamento dei migranti. Non pensiamo e agiamo veramente insieme come Europa, il rischio è di rinunciare al sogno di un’Europa dei popoli, quel sogno che i migranti ci ricordano, perché per molti di loro è il loro sogno che stiamo trasformando in uno dei peggiori incubi. Il Centro Astalli, insieme al Jesuit Refugee Service, aderisce alla campagna #StavoltaVoto, certi che il voto di ognuno contribuirà a realizzare un futuro migliore per la nostra casa comune.”

migranti

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