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Nuove alleanze tra gli Stati Uniti e il Giappone nei confronti dell’America latina. I due partner hanno discusso ieri le loro strategie e priorità per quanto riguarda la politica estera verso i Paesi latinoamericani e dei Caraibi. Secondo un comunicato del Dipartimento di Stato americano pubblicato ieri, si è tenuta una riunione di dialogo bilaterale per discutere sull’importanza di lavorare nel quadro delle istituzioni regionali, tra cui l’Organizzazione degli Stati americani e la Banca interamericana di sviluppo.

LE TEMATICHE

“Le due parti hanno anche affrontato l’attuale crisi umanitaria e politica in Venezuela – si legge nel documento – e hanno esplorato le opportunità di una possibile collaborazione in settori quali infrastrutture, connettività digitale, sicurezza informatica, assistenza umanitaria e soccorso in caso di calamità”. Si sono anche impegnati in aiutare i Paesi latinoamericani a rafforzare le loro istituzioni per promuovere la trasparenza.

All’incontro hanno partecipato il deputy assistant del segretario di Stato americano, responsabile degli affari nell’Asia orientale e nell’Indo Pacifico, Atul Keshap, il vicedirettore aggiunto per gli Affari dell’emisfero occidentale Julie Chung e l’ambasciatore giapponese Tomoyuki Yoshida.

L’INTERESSE DI TOKYO

I rapporti tra il Giappone e i Paesi latinoamericani si sono consolidati dal 2014, a seguito di una visita del premier Shinzo Abe nel continente. La regione è uno dei principali fornitori di risorse naturali per il mercato giapponese, tra cui petrolio, gas, ferro, argento, litio e rame, nonché soia, zucchero, caffè e pollo.

Masayasu Yoshida, già direttore per l’America latina e i Caraibi del ministero degli Affari esteri giapponese, spiegò che durante una visita in Ecuador i motivi per cui il Giappone investe nella regione latinoamericana. Oltre alle risorse naturali, c’è molto interesse per la crescita democratica ed economica. Esiste anche una condivisione sui principi di economia di mercato e democrazia e una grande rappresentazione nelle istituzioni internazionali (i Paesi latinoamericani compongono il 18% delle Nazioni Unite mentre Brasile, Argentina e Messico sono membri del G20). Inoltre, in America latina si trova la più grande rete di nikkei del mondo, cioè la diaspora giapponese, con 2,1 milioni su 3,6 milioni, ed è il continente con più proliferazione di imprese giapponese (nel 2015 c’erano 2508 aziende registrate mentre negli anni precedenti circa 400).

LA MINACCIA DI PECHINO

Gli Stati Uniti e Giappone dovranno però arrestare la presenza, sempre più forte, della Cina in America latina. Questa settimana, ad esempio, sono partite 600 tonnellate di avocado colombiano verso l’Asia, come punto di partenza di una nuova era nei rapporti tra Colombia e Cina, da quanto si legge sulla Bbc. Un reportage dell’emittente britannica intitolato “L’audace alleanza della Cina con Colombia, il ‘miglior amico’ degli Stati Uniti in Latinoamerica”, spiega che quello del frutto è uno dei tanti accordi siglati durante la visita del presidente colombiano Iván Duque a Pechino ad agosto. Con l’omologo Xi Jinping, il presidente colombiano firmò intese sull’importazione di frutta e verdura, progetti energetici, costruzione di autostrade, borse di studio per giovani colombiani e l’estradizione di cittadini colombiani arrestati in Cina per traffico di droghe.

Sul sito Deutsche Welle si legge che gli investimenti cinesi nella regione sono aumentati in maniera significativa: da 17 miliardi di dollari nel 2002 a circa 306 miliardi di dollari nel 2018: “Ugualmente, la Cina è diventata il social commerciale più importante per il Brasile, Cile, Perù e Uruguay. Questa crescita risponde ad una strategia della Cina dal 1978”. All’emittente tedesca, l’incaricato di Affari dell’Ambasciata cinese in Colombia, Xu Wei, ha dichiarato che “i rapporti tra Cina e America latina si basano nei profitti condivisi, valori di uguaglianza, apertura ed inclusione”.

Una strategia, quella degli investimenti cinesi nella regione, che preoccupa agli esperti per la creazione di dipendenza e debiti, e alla si spera di dare una risposta.

Ecco l’asse Usa-Giappone per stoppare i cinesi (anche) in America Latina

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