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Caro Matteo Salvini, la crisi migratoria si gestisce iniziando ad abbassare i toni. È il messaggio che lancia dalla Sardegna il primo ministro della Repubblica di Malta Joseph Muscat, che comunque cerca di stemperare dicendosi disponibile ad aiutare il nostro Paese. Sulla Sea Watch, “se chiederete aiuto, saremo i primi a offrirvelo”, ha aggiunto alla stampa con cui si è soffermato a Cagliari, a margine della presentazione del progetto Bat, un innovativo sistema per la navigazione aerea, frutto della collaborazione tra Regione Sardegna e Malta.

“ITALIA E MALTA RESTANO AMICI”

“Ci sono sicuramente delle questioni con alcuni esponenti del vostro governo, ma alla fin fine Malta e Italia restano partner, poiché quello che ci unisce è più di quello che ci può far fraintendere”, ha detto Muscat. D’altra parte, ha aggiunto sorridendo, “non ci possiamo muovere da dove siamo collocati geograficamente, e dunque dobbiamo sopportarci”. Certo, “quando ci sono dichiarazioni da esponenti del governo italiano con cui non siamo d’accordo, lo diciamo chiaramente; così fanno gli amici: si dicono le cose in faccia e non alle spalle”.

LA MANO TESA SUL CASO SEA WATCH

Lo stesso, ha rimarcato Muscat, è avvenuto ieri a Cipro, dove si sono incontrati i leader dei sette Paesi dell’Unione europea che si affacciano sul Mediterraneo. “Abbiamo parlato anche del caso della Sea Watch – ha spiegato il primo ministro maltese – su cui ho ribadito che Malta non ha mai chiuso le porte alla solidarietà; se l’Italia chiede aiuto, saremo tra i primi a offrire un segnale, purché rispetti prima di tutto le regole e le leggi europee, come penso faccia”. È “un segnale forte da parte nostra – ha aggiunto – poiché non solo chiediamo aiuto e solidarietà quando tocca a noi affrontare le emergenze, ma siamo disposti a offrirli quando richieste”.

LA STRATEGIA DA ADOTTARE

Ma da dove partire per risolvere la crisi? “Dall’abbassare i toni”. Mantenerli alti, ha notato Muscat, “serve solo ad alcune forze politiche per avere più consensi, ma non offre soluzioni al problema”. Ci sono infatti “obblighi legali e questioni di buon senso di cui dobbiamo farci carico”. Poi, si può partire dai punti su cui “siamo tutti d’accordo”, come l’opposizione “a un sistema di politica migratoria in cui tutti fanno quello che vogliono”, in cui “invece di fare il visto, si sale su un barcone, si scende in Europa e poi chi s’è visto s’è visto”. Detto questo però, “se c’è un a questione umanitaria come quella che abbiamo vissuto noi a dicembre, con 250 persone che annegavano in mare, occorre intervenire per salvarle”. In altre parole, “non è una questione di chi ha responsabilità; prima li salvi, e poi ci deve essere un messianismo europeo prevedibile”. È proprio questo ultimo punto ad essere più complicato. “Siamo ancora in alto mare”, ha ammesso Muscat.

IL MESSAGGIO A SALVINI

“Il ministro Salvini ha detto cose su cui non posso essere d’accordo; comunque non mi intrometto nella questione e lascio giudicare agli italiani”. In ogni caso, “posso capire bene l’attitudine, dato che abbiamo opinioni pubbliche non tanto differenti; anche da noi la gente sostiene che gli scafisti non possano fare quello che voglio, che siamo lasciati soli, senza un’Europa che ci aiuta”. Allo stesso modo, “Malta è stata uno dei pochi Paesi a trattenere le navi di alcune Ong, anche di fronte alle critiche internazionali”. Ma la soluzione, ha detto concludendo Muscat, “non è chiudere i porti, perché altrimenti si finisce di nuovo in situazioni critiche con lo stesso bisogno di solidarietà”.

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