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Cosa c’entra il matrimonio tra coppie dello stesso sesso e la protesta dei Gilet Gialli? La tentazione è quella di rispondere “nulla”. Sbagliato. Chiamato ad esprimere liberamente proposte per far fronte alla crisi sociale e politica in corso, a commentare e a votare quelle degli altri, il popolo fluorescente, (perlomeno quello che si è espresso sul sito del Cese, Conseil économique, social et environnemental), ha posto in cima ai propri desideri l’abolizione della legge Toubira, che dal 2013 concede alle coppie omosessuali di sposarsi in terra di Francia. La riflessione non è banale, e certamente contribuisce ad aprire uno squarcio ulteriore sul profilo sociologico del popolo giallo: che Le Monde si affretta a definire di destra, conservatore e tradizionalista.

Era il 15 dicembre scorso quando il governo Macron, nel trafelato tentativo di approntare una qualche paratia (o valvola di sfogo) all’onda della protesta, ha fatto ricorso anche alla macchina del web, organizzando la consultazione sul Cese (che prevede anche l’audizione di cittadini estratti a sorte!) terminata venerdì 4 gennaio. In attesa di conoscerne la sintesi tra due mesi, le anticipazioni del quotidiano francese offrono una chiara similitudine. C’è da scommettere, infatti, che il modello pentastellato, ormai studiato con molto interesse dagli osservatori politici internazionali, abbia fornito ben più di una suggestione. E il Movimento non ha perso l’occasione di sottolinearlo, non solo rivendicando il merito di aver forse parlamentarizzato per tempo il malcontento che aleggia anche in Italia (proprio anche tramite gli strumenti informatici), ma arrivando addirittura a mettere a disposizione la creatura prediletta, la piattaforma Rousseau (proposta formalizzata niente meno che da Luigi Di Maio, via Twitter, ça va sans dire). Da qui il fraseggio in rima baciata tra i Cinque stelle e gilet gialli, che si articola proprio in queste ore.

Ora va sottolineato che della consultazione si è sentito parlare ben poco, e quel poco è stato accompagnato da molte polemiche. L’iniziativa si è svolta praticamente in coincidenza delle feste natalizie e secondo Le Monde vi avrebbero preso parte appena 31mila partecipanti. Una platea certamente poco rappresentativa, ad esempio, dei tre diversi gruppi Facebook in cui si distribuisce il popolo giallo, visto che il solo gruppo France En Colera, tanto per dirne uno, riunisce circa 310mila iscritti, dieci volte tanto.

Certo è che sollecitati per tre settimane sulle “ineguaglianze sociali e territoriali” sulla “giustizia fiscale” e sul “potere d’acquisto”, i francesi “con e senza gilet giallo” non hanno trovato di meglio che verbalizzare il fastidio per il matrimonio tra coppie gay, indicando a seguire la priorità delle politiche familiari, il taglio delle sovvenzioni all’energia eolica e il Ric, Referendum d’iniziativa cittadina, vale a dire un sito in cui fare proposte di legge sul modello di democrazia diretta pentastellata, e ormai cavallo di battaglia della fronda, quasi immemore delle ragioni iniziali della protesta.

Diverse sono le conclusioni che si possono trarre, al netto di valutazioni che non possono che essere parziali, considerato il successo limitato dell’iniziativa governativa.

La prima è che, se non tarata con precisione, la macchina finisce con l’assomigliare piuttosto alla creatura uscita dalla penna di Mary Shelley, un mostro come Frankenstein che si anima affrancandosi dalla volontà del creatore e muovendosi dove meglio crede.

La seconda è che la nuova profezia di Houellebecq “Serotonine” si è materializzata nelle librerie proprio lo stesso 4 gennaio. Il suo tempismo visionario (o piuttosto il suo presagio mai asincrono con il respiro della società francese), come in una Polaroid degli anni Ottanta, restituisce oggi una fotografia scattata addirittura prima dell’elezione di Macron. Qualcuno obbietterà che tanti spunti non erano difficili da trovare, magari frequentando qualche bar di provincia. Ma fa una certa impressione ricordare che “Soumission” è stato pubblicato in Francia proprio il 7 gennaio 2015, lo stesso giorno dell’attentato terroristico contro il settimanale satirico Charlie Hebdo.

Infine, l’eterna diatriba tra Montesquieu e Rousseau, tra democrazia rappresentativa e diretta, un confronto dilatato dalle possibilità offerte dal web, come ricorda lo storico del diritto Jacques de Saint-Victor, Université Paris-8 su Le Figaro: la fascinazione della prima, con il rischio di un gioco a somma zero, in cui è difficile per un eventuale 49% accettare la vittoria di una maggioranza del 51%, e la geometria delle proporzioni evocata dalla seconda, in cui invece la volontà della maggioranza è espressione di un confronto tra rappresentanti. Scenari suggestivi e tutti da scoprire in vista delle prossime elezioni europee. Nel mese di maggio, o forse meglio dire, con i rivoluzionari di fine Settecento, nel prossimo Prairial?

algeria, macron

Consultazioni online, le rime baciate tra Cinque Stelle e gilet gialli

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