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Sembra solo un passaggio di consegne quello avvenuto in occasione delle elezioni kazake: dopo un trentennio targato Nursultan Nazarbayev, che si è dimesso con un discorso televisivo, il presidente del Senato Kassym-Jomart Tokayev è salito al potere vincendo le elezioni anticipate. La domanda a questo punto è cosa cambierà per i dossier strategici che “transitano” dal Paese, come la Nuova Via della Seta e l’approvvigionamento energetico.

Due passaggi che si intrecciano con lo status kazako, per Mosca da sempre il più stretto alleato e più in generale uno dei nuovi player assoluti su scala mondiale, se si guarda al suo potenziale commerciale tra Europa e Asia, il Kazakistan.

NON CAMBIA NULLA?

Secondo Eleonora Tafuro Ambrosetti, Research Fellow dell’Ispi (Russia, Caucasus and Central Asia Centre) la decisione sulla successione era già stata presa nel momento in cui si era individuato come candidato il presidente del Senato Kassym-Jomart Tokayev.

“C’erano molte voci di corridoio secondo cui potesse essere addirittura la figlia di Nazarbayev a succedere a suo padre, ma ciò alla fine non è avvenuto per una ragione: in primis perché il potere del clan Nazarbayev è comunque in buone mani. Nazarbayeva è stata nominata capo del Senato e molte istituzioni cardine restano nelle mani di suo padre. Inoltre Tokayev è un fedelissimo. In secondo luogo si voleva dare un messaggio: visto che si parlava di elezioni democratiche per un nuovo Kazakistan, candidare direttamente la figlia del presidente uscente non sarebbe stato un segnale in questo senso”. Anche se si vocifera che in un futuro non troppo lontano la Nazarbayeva potrebbe sedersi su quella poltrona.

VISTA NUCLEARE

Ma al di là dell’elemento squisitamente elettorale ecco che si apre un prisma di ragionamenti nei settori delle partnership e dei rapporti legati alla geopolitica, tanto a est quanto a ovest. Un primo elemento significativo è quello del dossier nucleare: un mese fa il nuovo presidente kazako si era recato in visita ufficiale a Mosca. In quell’occasione il presidente Vladimir Putin gli aveva prospettato di costruire una centrale nucleare grazie alla tecnologia russa di Rosatom, leader mondiale nel settore.

Tafuro Ambrosetti sostiene che il Kazakistan sia stato uno dei primi soggetti ad accedere al trattato di non proliferazione nucleare dopo la disgregazione dell’ex Urss, pur avendo ereditato moltissime testate nucleari da Mosca.

“In termini di uso dell’energia nucleare la Russia da tempo aveva provato a costruire centrali lì ma non c’era mai riuscita. E il fatto che Putin ne abbia parlato al loro primo incontro fa pensare: Mosca è molto interessata a questo progetto per varie ragioni”. Ciò sia per i generali risvolti positivi conseguenti, in secondo luogo perché Rosatom è già operativa in Uzbekistan per un progetto simile e si aspetta che le nuove mosse kazake mantengano il loro corso multivettoriale.

VISTA UE

“A livello di rapporti con l’Ue – aggiunge l’analista – non credo ci siano molti riscontri sul piano nucleare, perché a Bruxelles semmai può interessare il petrolio kazako e che il paese rimanga una fonte affidabile e stabile”. Con Bruxelles c’è la promessa relativa all’Accordo di partenariato e cooperazione rafforzato (EPCA) oltre alla revisione della Strategia Ue per l’Asia Centrale, approvata due settimane fa. Più in generale negli utimi due lustri l’Ue ha rafforzato la propria presenza diplomatica nel paese così come nell’intero settore dell’Asia Centrale.

VISTA PECHINO

Ma quanto potrà influire il nuovo leader all’interno di alleanze costanti e storiche, come quelle con la Cina, con cui esiste il programma di sviluppo nazionale (Nurly Zhol, letteralmente “il cammino luminoso”)? Secondo Giulia Sciorati, Research Assistant dell’ISPI (China Programme) la questione non investe un cambiamento rispetto alla “solidità delle relazioni kazako-cinesi, tanto più per la predominanza del Kazakistan nella Nuova Via della Seta”. La vera problematica per la Cina è stata quella del mantenimento della stabilità interna kazaka, “uno dei capisaldi del governo cinese per il mantenimento dei suoi interessi economici nei paesi partner della Nuova Via della Seta”.

Certamente, aggiunge, un cambio di leadership minimo, legato al fatto che Tokayev e Nazarbayev fano parte dello stesso partito, dovrebbe teoricamente mantenere intatta la governabilità interna, anche se non mancano le manifestazioni delle opposizioni come quelle svoltesi nel giorno delle elezioni.

Per cui adesso a Pechino ci si porrà la domanda se, nei primi mesi del nuovo governo, la situazione generale subirà o meno dei cambiamenti e se la presidenza Tokayev riuscirà ad arginare le mosse delle opposizioni.

QUI BUSINESS

Ma le zone economiche speciali come Khorgos previste in Kazakistan per la Cina lo rendono automaticamente un partner stabile per Pechino, anche al di là di eventuali smottamenti governativi? Sciorati sostiene che sicuramente il Kazakistan è il partner principale e punto di forza per la via di terra cinese. E Khorgos è al momento “la porta cinese verso i mercati dell’Europa occidentale che, se mai dovesse chiudersi, andrebbe a ledere buona parte degli investimenti cinesi lungo la via terrestre”.

Va ricordato che “il cammino luminoso” ha l’obiettivo di incrementare gli investimenti cinesi nel Paese che nel 2018 hanno già suoerato la somma di 10 miliardi di dollari.

twitter@FDepalo

 

Ecco perché in Kazakistan non cambia nulla. I dossier strategici con Cina, Russia e Ue

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