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Tra i record messi a segno dalla missione New Horizon, il più particolare riguarda la pubblicazione, a oltre vent’anni dall’ultimo lavoro come solista, di un nuovo singolo da parte del chitarrista (e astrofisico) dei Queen Brian May. Poi (in realtà prima) c’è la scienza, con l’incontro ravvicinato che la sonda sta avendo con Ultima Thule, uno degli oggetti più distanti del nostro sistema solare, forse decisivo per la comprensione delle origini della nostra Galassia.

UN LUNGO VIAGGIO

Lanciata dalla Nasa nel 2006, la sonda ha impiegato oltre dodici anni per raggiungere i confini del sistema solare: la fascia di Kuiper, un’enorme zona buia che, dall’orbita di Nettuno, si prolunga vero l’esterno. Le prime immagini di Ultima Thule, orbitato da New Horizons a un’altitudine di oltre 3.500 chilometri, sono state accolte dalla Nasa con un countdown e tanti festeggiamenti appena sei ore dopo l’altro conto alla rovescia, quello per il nuovo anno.

I FESTEGGIAMENTI ALLA NASA

“New Horizons ha raggiunto l’oggetto più distante mai visitato da una navicella spaziale, diventando la prima a esplorare direttamente un oggetto che trattiene tracce dell’origine del nostro sistema solare”, ha detto il numero uno dell’agenzia americana Jim Bridenstine, ringraziando tutto il team di lavoro, il quale coinvolge, oltre alla Nasa, il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory e il Southwest Research Institute di San Antonio, in Texas. “New Horizons ha lavorato come pianificato, conducendo l’esplorazione più lontana di tutte nella storia, a ben 4 miliardi di miglia dal Sole”, ha aggiunto il principal investigator Alan Stern dell’SwRI. “I dati che abbiamo sembrano incredibili e stiamo già capendo Ultima da molto vicino: da ora in poi i dati saranno sempre meglio”.

COSA SAPPIAMO FIN’ORA

Secondo i primi dati raccolti, la forma di Ultima Thule potrebbe essere simile a quella di un birillo roteante, con dimensioni di 32 per 16 chilometri. Un’altra ipotesi, seppur meno accreditata, è che gli oggetti siano in realtà due, che si orbitano a vicenda mentre ruotano intorno al Sole. Per ora, i dati giunti hanno già risolto un primo mistero, e cioè perché, nonostante la sua rotazione, la luminosità di Ultima rilevata in precedenza da New Horizons fosse sempre la stessa. La ragione, spiega il team di ricercatori, è che l’oggetto spaziale ruota come un’elica, con l’asse rivolto proprio verso la sonda, che dunque riceve sempre la stessa luce.

COMUNICAZIONI RITARDATE

Nuove informazioni arriveranno dai successivi passaggi di New Horizons, pronta a comunicare a Terra le nuove rilevazioni. Certo, a una distanza di 4,1 miliardi di miglia, può essere un po’ difficile parlare con gli scienziati. Alla velocità della luce, le comunicazioni richiedono circa sei ore di tempo per giungere a Terra, e tra l’altro arrivano dopo il periodo di osservazione. Nel caso delle prime foto, New Horizons ha potuto mandare informazioni dopo 10 ore di lavoro.

LA STORIA DI NEW HORIZONS

Quando New Horizons partì da Cape Canaveral a bordo di un Atlas V, il 13 gennaio 2006, George W. Bush era Presidente degli Stati Uniti, mentre Twitter aveva appena visto il suo lancio. Dopo nove anni di viaggio, nel 2015, la sonda raggiunse il suo obiettivo: Plutone e il suo satellite principale, Caronte. New Horizons ne ha mappato la superficie raccogliendo dati importanti sull’atmosfera del lontano pianeta nano. Già allora si sapeva che la missione sarebbe andata ben oltre, verso altri oggetti nella misteriosa fascia di Kuiper. Ciò dovrebbe proseguire fino almeno al 2021, sebbene il team è già pronto a proporre un’estensione del programma per nuovi e appassionanti obiettivi.

Tutti i record di New Horizons, la missione ai confini del sistema solare

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