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L’Europa chiede all’Albania più sforzi nella lotta al ririclaggio: passerà anche da questo fronte la voglia di Ue che Tirana cova da tempo e che avrà una pietra miliare dopo le elezioni europee del prossimo maggio. Potrebbe essere letta in questi termini, dunque, la “caccia ai giudici” messa in atto dal governo albanese, con un giro di vite contro magistrati che mostrano un elevato tenore di vita?

QUI UE

In un report pubblicato ieri il Moneyval, l’organo antiriciclaggio del consiglio d’Europa, ha invitato le autorità albanesi a intensificare gli sforzi per combattere il riciclaggio, una delle maggiori piaghe del paese assieme al traffico di stupefacenti. L’Albania, si legge, ha “una conoscenza relativamente buona dei rischi” del riciclaggio e “meccanismi nazionali per coordinare le politiche su questi rischi”, ma non sono “pienamente efficaci e alcune aree dovrebbero essere oggetto di un’analisi più dettagliata”. Secondo il rapporto proprio la corruzione compromette “seriamente l’efficacia del sistema della giustizia penale” anche perché le indagini relative “raramente portano a imputazioni”, ma “sono per la maggior parte sospese o ribaltate dall’accusa”. Nel mirino il gioco d’azzardo e il riciclaggio soprattutto nel settore immobiliare. La corruzione quindi è direttamente proporzionale al problema, e influisce sul sistema giudiziario albanese: circostanza che ha indotto il governo a immaginare una riforma del sistema stesso.

QUI CORTE

In questo quadro si inserisce la rimozione del presidente della Corte costituzionale albanese Bashkim Dedja su decisione del Collegio di appello. Il suo patrimonio e il tenore di vita della sua famiglia non sarebbe congruo rispetto al suo stipendio. Il focus degli investigatori si sarebbe concentrato su due immobili che il giudice ha dichiarato di aver acquistato grazie ad un sostegno economico ottenuto da un fratello, ma il commissario pubblico non ha creduto a questa versione. E avrebbe appurato che non vi sarebbero i riscontri sulla reale provenienza del denaro. Per cui, al momento, la Corte costituzionale albanese resta composta da un solo membro su nove.

QUI USA

Nel 2018 il Dipartimento di Stato degli Usa ha incluso l’Albania nella sua lista relativa al riciclaggio di denaro, come si evince dal Rapporto internazionale sulla strategia di controllo degli stupefacenti. Si tratta di uno studio su come narcotrafficanti, organizzazioni criminali transnazionali e gruppi terroristici, contribuiscono alla corruzione di funzionari pubblici e alla destabilizzazione delle economie. Una minaccia riconosciuta come una priorità di sicurezza nazionale negli Usa, di qui la rilevanza del rapporto che offre una cartina di tornasole sulla strategia di controllo internazionale per gli stupefacenti offrendo una panoramica dell’infrastruttura legale e istituzionale di ciascun paese, descrivendone vulnerabilità e possibili scenari.

REPORT

L’Albania nel report è definita come un paese a rischio per il riciclaggio di denaro a causa di una corruzione definta dilagante e di istituzioni legali e governative deboli. L’Albania ha una grande economia di cassa, con ingenti afflussi di denaro dall’estero sotto forma di rimesse. I principali crimini generati dai proventi in Albania includono la droga, il traffico di esseri umani, l’evasione fiscale, il contrabbando facilitato da deboli controlli alle frontiere. Inoltre, si legge, produce ed esporta quantità significative di marijuana, principalmente per uso europeo, ed è un paese di transito per l’eroina e la cocaina afghane. Funge anche da base operativa per numerose organizzazioni criminali organizzate.

INDAGINI

Due anni fa il paese delle aquile ha approvato modifiche sostanziali alla sua Costituzione per riformare il sistema giudiziario, compresi giudici e pubblici ministeri. È stato creato ex novo un tribunale ad hoc, un procedimento giudiziario e un’indagine indipendente, dedicati ai casi di corruzione ad alto livello. Ma nonostante un numero considerevole di indagini sul riciclaggio di denaro, il numero di procedimenti giudiziari sono pochi, anche se hanno fatto capolino per la prima volta i sequestri di beni. Lo scorso anno un giudice della Corte suprema è stato condannato assieme alla moglie per corruzione, con la confisca dai rispettivi conti correnti di 50mila euro.

twitter@FDepalo

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