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Mantenere i fondi per la difesa e difendere la nostra industria. Citando questi due obiettivi, per la prima volta dall’insediamento del governo giallo-verde, Matteo Salvini ha fatto un cenno esplicito alla difesa nel suo senso più completo, parlando di spese, di interessi e di un comparto dal valore strategico. Nei mesi scorsi non erano mai mancate le polemiche tra il vice premier e il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, ma esse erano sostanzialmente legate al tema della gestione dei migranti, alla competenza sulla chiusura dei porti e dunque all’uso della Marina militare e della Guardia costiera.

LE PAROLE DI SALVINI

Ora, ecco il passaggio alla Difesa a tutto campo. Nell’intervista di oggi su La Stampa, il leader leghista ha fatto riferimento alle “diversità” con i 5Stelle, inserendo nella categoria tre dossier: Venezuela, dove “avremmo dovuto riconoscere Guaidò”, Cina, su cui le divergenze sono ormai chiare, e proprio la politica di difesa. “I fondi per la difesa per me vanno mantenuti”, ha detto il ministro dell’Interno. “Per difendere la nostra industria e non dipendere da altri”, ha aggiunto, ricordando in chiusura che “il lavoro da fare è molto”.

LE FRIZIONI CON LA TRENTA

Un riferimento che segue due settimane di rapporti piuttosto complessi con la titolare di palazzo Baracchini, Elisabetta Trenta. Gli scambi pungenti della Settimana Santa tra le due forze di governo si erano alternati proprio sul ring della difesa, con divergenze evidenti su gestione migratoria, crisi libica, chiusura dei porti e linee gerarchiche. Lunedì scorso, si è poi riaperto anche il fronte della leva obbligatoria, con la nuova edizione di un botta e risposta ben noto tra Salvini e Trenta. Il primo si è detto nuovamente favorevole alla reintroduzione del servizio militare. La seconda ha ripetuto quanto già spiegato a più riprese in passato: idea romantica, ma assolutamente inattuabile.

LA LINEA VOLPI

Tuttavia, a parte leva obbligatoria e gestione migratoria, Salvini non era mai intervenuto sulla politica di difesa nel suo senso più ampio. Un passaggio che sembra abbracciare le parole pronunciate dal sottosegretario alla Difesa della Lega Raffaele Volpi una decina di giorni fa, proprio quando le polemiche su Libia, migranti e porti stavano raggiungendo l’apice della tensione. Rispondendo all’accusa del ministro Trenta a Salvini, il sottosegretario aveva spiegato al Corriere: “Ogni giorno facciamo uno sforzo di comprensione, la ministra rifletta sulle sue capacità di confronto sereno”. Poi, il riferimento “ai tanti problemi, dalla programmazione alle questioni ideologiche”, con “tante aziende che lavorano con la Difesa che rischiano di entrare in crisi”.

L’APPELLO DEGLI ESPERTI

Le parole di Salvini sembrano raccogliere anche il recente appello giunto dall’Istituto affari internazionali (Iai). Un appello rivolto al governo, affinché riprenda rapidamente in mano i dossier più urgenti del settore, e al Parlamento perché eserciti la sua funzione di controllo. Sulle colonne di AffarInternazionali, il vice presidente Michele Nones ha denunciato “la gestione confusionale” della politica di difesa, lanciando un vero e proprio “allarme rosso”. Dai ritardi relativi ad alcuni documenti di riferimento (a partire dal latitante decreto missioni), fino alle insufficienti spese per il settore (con annesse difficoltà a rispettare l’impegno Nato al 2% del Pil e a poter cogliere le opportunità della nascente Difesa europea), l’esperto ha spiegato i rischi operativi, strategici e industriali.

UN NUOVO FRONTE DI ATTENZIONE

Finora, ha notato Nones, l’Italia “ha mantenuto solo alcune capacità tecnologiche e industriali nei settori avanzati, fra cui alcune parti dell’aerospazio, sicurezza e difesa; se non si garantisce la stabilità e la visibilità dei finanziamenti, rischiamo di perderle”. Tale richiamo pare essere stato raccolto dal cenno di Matteo Salvini su La Stampa. Solo il tempo ci dirà se l’uscita sulla Difesa avrà seguito o meno, ma per ora è senza dubbio il segnale d’apertura di un fronte d’attenzione che per il vice premier era stato sempre inedito.

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