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Bastano solo autenticità e credibilità per diventare un’alternativa su scala nazionale. E l’occasione delle prossime elezioni europee è davvero importante per un Pd che può guardare alle urne spagnole per una lezione di tattica e strategia.

Giacomo Filibeck, vicesegretario generale del Partito socialista europeo, non ha dubbi sulle prospettive del Psoe e della sinistra progressista italiana, attesa dalle urne del 26 maggio e confortata dal piglio del nuovo segretario. Zingaretti, sottolinea, si è diligentemente messo nella scia programmatica di quei temi sociali con cui Sanchez è arrivato primo alle urne spagnole.

La sinistra e la sua identità: partiamo dalle elezioni spagnole. Sanchez vince ma non ha la maggioranza. Solo una questione di numeri?

Partirei da un principio basilare: proprio perché Sanchez ha rivendicato l’identità della sinistra progressista, il Psoe è riuscito ad ottenere il risultato che ha conseguito. La sua proposta è contenuta nell’adesione ai valori che caratterizzano il Psoe: in questo modo ha preso il doppio dei voti dei popolari e dei centristi. A volte mi stupisco di come spesso ci si voglia concentrare solo sul bicchiere mezzo vuoto, mentre invece il risultato spagnolo ci offre un bicchiere mezzo pieno.

Lì sconta anche la difficoltà, umana e programmatica, del partito di Rajoy oppure vede un ritorno dei valori sociali di sinistra?

Le urne spagnole sono state altamente significative, con un valore simbolico molto forte per tutte le forze socialdemocratiche europee. Stanno a dimostrare che non è assolutamente vero che la proposta socialdemocratica non abbia un futuro perché esaurita la propria funzione nel panorama politico continentale.

E’ un viatico anche per le altre sinistre?

Intanto direi che il risultato spagnolo è una grandissima iniezione di fiducia e di speranza. Fa comprendere che, anche se per pochissimi mesi ovvero la durata del gabinetto Sanchez, se si governa rimanendo leali alle proposte fatte, ai propri programmi e alle promesse, allora la fiducia viene ripagata e i cittadini ti premiano. Questo credo sia il vero messaggio che giunge dalla Spagna. Per cui se vorremo ragionare sugli errori del passato, dovremo ammettere che quando si è vinto non si è realizzato il programma grazie al quale si è vinto. Invece Sanchez ha dimostrato che si può essere del Psoe e governare la Spagna nell’interesse della stragrande maggioranza degli spagnoli. Abbiamo la possibilità di trarre un insegnamento da quel risultato: essere corenti con i nostri valori. E questo è un messaggio più che sufficiente che convince.

Dopo l’appello di Eugenio Scalfari (“ricostruiamo una democrazia italiana ed europea”) come sfuggire ad una democrazia provinciale in un’Europa sconvolta dal disordine?

Dall’esperienza nella famiglia dei socialisti e democratici europei posso dire che il ruolo che vogliamo interpretare è quello di ridare credibilità al progetto di integrazione europea, trasformandolo. Si prenda il tema delle riforme, spesso può apparire come una parola vuota mentre il vero obiettivo è la rimodulazione di ciò che l’Europa dovrebbe rappresentare sia per i cittadini europei che per le nuove generazioni. Se il campo dei progressisti, socialisti e democratici riuscirà con credibilità e autenticità a rispondere a speranze ed aspettative, allora potremmo considerare tranquillamente ciò che Scalfari ha inteso dire rispetto alla democrazia provinciale.

Ovvero?

Pesarla come una parentesi nella storia dell’integrazione europea, che può essere superata in Polonia dimostrando che lì c’è un’alternativa e dimostrando che Orban non è imbattibile. Vede, la negatività rispetto a questa fase difficile in cui l’Ue si trova, non deve essere considerata un effetto permanente, altrimenti non varrebbe la pena credere nella politica né nella democrazia. Le elezioni europee sono lo strumento per cambiare il corso delle cose.

In Italia dopo la segreteria targata Zingaretti, si torna a parlare di sinistra, di sinistre e di cerniera con il mondo del lavoro: con quale obiettivo?

Parlando con gli amici del Psoe e con lo stesso Sanchez, con cui abbiamo chiuso la sua campagna venerdì scorso, ci siamo ricordati che solo un anno fa il partito era a meno del 20% nei sondaggi. Ciò che è successo in Spagna può essere facilmente riconducibile all’Italia, dove occorrono autenticità e credibilità del progetto. La prima è data dal fatto che il Pd dopo aver attraversato una fase difficile, in questo ultimo anno ha tenuto un congresso molto partecipato definendo una nuova leadership. E si presenta con idee concrete alle urne europee grazie a quel campo largo con i progressisti italiani, che quindi sono considerati un’alternativa credibile nel panorama politico nazionale. Questo credo stia facendo il segretario.

L’apertura di Delrio alle misure sociali è un segnale inviato al M5s?

Non ho seguito nel dettaglio la sua apertura, ma in generale posso dire che la campagna del Pd in giro per l’Europa si sta caratterizzando per aver messo l’agenda sociale al centro della proposta politica. E’impossibile che il socialismo europeo recuperi fiducia senza riscoprire la connessione con l’integrazione europea e con quella sociale. Il mondo del lavoro è il nostro principale interlocutore e le proposte di merito, dal congresso di Madrid in poi, sono riprese nei dieci punti del programma del Pd presentato pochi giorni fa da Zingaretti. La sintonia è totale.

twitter@FDepalo

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