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Lo spettro dell’intervento militare si aggira ancora sul Venezuela. Questa volta a pensare al modo di fare cadere il regime di Nicolás Maduro, con l’uso della forza armata, sarebbe il Pentagono.

L’emittente americana Cnn ha riferito che il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sta definendo nuovi opzioni per combattere definitivamente la pericolosa influenza di Russia, Cina e Cuba nel Paese sudamericano. Il piano includerebbe esercitazioni navali nella regione e un’interazione con le forze armate dei Paesi vicini. L’azione sarebbe messa in atto in una maniera molto più velata dal solito intervento militare, viste le conseguenze in Irak, Afghanistan e Siria.

La Cnn sostiene che la scorsa settimana il consigliere per la Sicurezza, John Bolton, ha chiesto al segretario alla Difesa, Patrick Shanahan, di portarsi avanti sulla strategia per risolvere la crisi venezuelana.

Nelle ultime settimane, altri esponenti del governo di Donald Trump hanno confermato che tutte le opzioni sono sul tavolo, anche quella militare. In un’intervista concessa alla rivista Foreign Policy, il capo del Comando Sud, Craig Faller, ha anticipato che il Pentagono sta lavorando su diversi piani per un eventuale intervento militare in Venezuela. Come si legge sull’articolo di Formiche.net, Faller ha spiegato che gli Usa sono preoccupati per la presenza cinese nel Paese sudamericano, perché esercita ancora più influenza rispetto alla Russia: “La crisi venezuelana potrebbe raggiungere il livello della crisi siriana se per la fine di quest’anno Maduro è ancora al potere. La situazione è così grave”.

Il senatore per la Florida, Rick Scott, ha detto giovedì durante un evento organizzato dall’American Enterprise Institute a Washington che il governo di Trump dovrebbe cominciare a considerare l’opzione militare come canale di apertura per fare entrare alimenti e medicine in Venezuela. E che Maduro è una vera minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Il rischio sarebbe di riprodurre lo scenario siriano a pochi passi dagli Usa.

Ma l’iniziativa americana potrebbe ritorcersi contro. Un articolo de El País intitolato “Un respiratore per Maduro: Trump” sostiene che il regime ha trovato un alleato nel magnate repubblicano: “Semplice: l’insistenza del presidente degli Stati Uniti nel consigliere l’intervento militare come una soluzione possibile per la dolorosa agonia venezuelana sta squilibrando il fronte che fa pressione contro il regime chavista. L’ultima frattura si è presentata a Madrid, con la visita del responsabile speciale americano per gli affari del Venezuela, Elliott Abrams, che ha costretto il governo spagnolo a chiarire che il calvario che attraversa il Paese non troverà un’uscita con l’uso della forza”.

L’analisi ricorda che il presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, e il presidente della Colombia, Iván Duque, hanno avvertito che Trump potrebbe non essere un alleato incondizionato: “Non è chiaro se la sua politica è pensata per porre fine alla dittatura del Venezuela e il traffico di droghe in Colombia. O se, in realtà, obbedisce alla fantasia di Trump di raggiungere la rielezione con un marketing che lo presenti come un piccolo Reagan, che spazzò il populismo della regione”.

Il piano del Pentagono contro Maduro in Venezuela

Lo spettro dell’intervento militare si aggira ancora sul Venezuela. Questa volta a pensare al modo di fare cadere il regime di Nicolás Maduro, con l’uso della forza armata, sarebbe il Pentagono. L’emittente americana Cnn ha riferito che il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sta definendo nuovi opzioni per combattere definitivamente la pericolosa influenza di Russia, Cina e Cuba nel Paese sudamericano.…

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