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Il regime di Nicolás Maduro ha finalmente siglato l’accordo con la Croce Rossa per fare entrare gli aiuti umanitari in Venezuela. Ma questo passo non convince ancora.

Il senatore americano per lo Stato della Florida, Rick Scott (nella foto), ha detto giovedì a Washington che il governo di Donald Trump dovrebbe cominciare a considerare l’opzione militare come canale di apertura per fare entrare alimenti e medicine in Venezuela. Secondo lui, Maduro è una vera minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

In un incontro sulla crisi venezuelana organizzato dall’American Enterprise Institute, Scott ha dichiarato che Maduro e i suoi seguaci non credono che gli americani parlino sul serio: “Dobbiamo costringerli a non pensare così […] Fino ad ora le sanzioni da sole non hanno fermato il regime di Maduro, e gli Stati Uniti hanno bisogno di cominciare a considerare l’uso di attivi militari per portare aiuti ai milioni di venezuelani malati e affamati”.

Il senatore è molto vicino a Trump e ha insistito nel sottolineare – come il presidente americano – che tutte le opzioni sono sul tavolo. Sostiene che le sanzioni possono continuare, sempre che si dimostri che stanno veramente facendo male al regime. E intanto si potrebbe avanzare nei preparativi per lavorare con i Paesi vicini sull’opzione militare. “Purtroppo, Maduro continua ad usurpare le istituzioni di governo – ha aggiunto Scott – preserva il suo potere e saccheggia ancora miliardi di dollari dello Stato venezuelano, e si arricchisce con operazioni di narcotraffico”. Il senatore è preoccupato per l’ingerenza della Cina, Russia e Cuba, che “usano il Venezuela non solo come un’opportunità economica, ma come uno strumento per intimidire gli Stati Uniti”.

“Gli Usa devono fare fronte ad una seria minaccia di sicurezza nazionale e una crisi umanitaria nella porta di ingresso. Questo sta diventando molto pericoloso per noi, come lo è stata la guerra civile siriana per l’Europa, Israele e Giordania – ha spiegato Scott -. Se non è sotto controllo, questa situazione potrebbe destabilizzare i nostri alleati regionali e offrire una base operativa per i nostri nemici”.

I passi a seguire, secondo il senatore, sono quelli indicati da Trump: ascoltare il progetto del presidente ad interim, Juan Guaidó; incentivare i Paesi alleati a seguire il leader dell’opposizione e determinare come si può portare l’aiuto umanitario con il sostegno dei militari americani.

E ha concluso: “Oggi invito il governo americano, il Congresso, il popolo degli Stati Uniti a guardare questa crisi come quello che è, un’ondata di collasso sociale ed economico in aumento, promosso e finanziato per i nostri nemici”.

L’intervento di Scott coincide con un’intervista del capo del Comando Sud, Craig Faller, per la rivista Foreign Policy, nella quale sostiene che il Pentagono sta lavorando su diversi piani per un eventuale intervento militare in Venezuela.

Secondo Faller, preoccupa la presenza cinese nel Paese sudamericano, perché esercita ancora più influenza rispetto alla Russia: “La crisi venezuelana potrebbe raggiungere il livello della crisi siriana se per la fine di quest’anno Maduro è ancora al potere. La situazione è così grave”.

L’ombra dell’intervento militare americano in Venezuela

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