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Se da una parte del Mar Nero spirano venti di guerra, dall’altra non sono molto più tranquilli. La Turchia sta seguendo con attenzione e apprensione l’escalation fra Ucraina e Russia, perché potrebbe essere la prima a trovarsi in una situazione difficile da gestire.

Da una parte, Ankara è legata a doppio filo a Mosca. Hanno in essere importanti progetti energetici, come la costruzione del Turkish Stream, che proprio pochi giorni fa hanno celebrato a Istanbul il termine della costruzione della conduttura off-shore del gasdotto, destinato a cambiare la mappa dell’approvvigionamento energetico. Una situazione nella quale la prima a venire penalizzata è proprio l’Ucraina.

Ma in realtà, Ankara ha più di un motivo per prendere la parti di Kiev, ed è per questo che, in queste ore, mentre il ministero degli Esteri turco ha detto con forza che il transito navale dallo stretto di Kerch non dovrebbe essere bloccato, la Mezzaluna si prepara, se non a fare ragionare l’alleato russo, almeno a fare in modo che la crisi rientri al più presto.

“Come Stato dirimpettaio – si legge nel comunicato – riteniamo che lo stretto di Kerch non dovrebbe essere bloccato. Facciamo appello perché si eviti una escalation che potrebbe mettere a repentaglio la stabilità della regione, nel rispetto della legge internazionale”.

Parole che, forse, non andranno molto giù alla Russia, ma che per la Turchia sono molto importanti. Ankara si è sempre detta contraria all’autoproclamata indipendenza della Crimea e alla sua decisione di annettersi alla Russia. Lo considera un precedente pericoloso, che potrebbe ispirare prassi analoghe da parte die curdi nel nord della Siria, o peggio ancora nel sud-est della stessa Turchia. Ma anche sullo stesso Mar Nero, la Mezzaluna teme un eccessivo allargamento di Mosca, che comporterebbe a dover in qualche modo ricalcolare il peso delle singole nazioni che si affacciano sul bacino, con Ankara che fino a questo momento era riuscita a bilanciare le aspirazioni di Mosca e Kiev.

La prima nazione che potrebbe rimetterci da questa situazione, è proprio la Turchia che ha tutto l’interesse perché l’Ucraina tenga la barra tesa davanti alle manovre espansionistiche di Mosca, ma che di fatto non può fare alcuna pressione sul potente alleato per evitarlo. I due alleati devono stare attenti a non entrare in rotta di collisione per quanto riguarda la soluzione finale della crisi siriana, dove hanno visioni differenti sul ruolo della cosiddetta opposizione siriana e la sorte del presidente Bashar al-Assad. Erdogan rappresenta l’anello troppo debole della catena e sa che Putin non punta solo al Mar Nero, ma anche al controllo indiretto del Mediterraneo orientale, dove gli interessi turchi e russi tornano a coincidere e dove Ankara, per forzare la mano, sa che deve avere le spalle coperte da Mosca.

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