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Un accordo controcorrente, che potrebbe cambiare il corso dei rapporti tra Europa e Asia orientale. Proprio oggi è infatti entrato in vigore il patto di libero scambio tra Unione europea e Giappone (Japan-Ue Free Trade Agreement), che include un terzo dell’economia mondiale e che va in direzione contraria rispetto alle spinte protezionistiche e al clima di conflitto commerciale che caratterizza il rapporto tra gli altri due più grandi protagonisti dell’economia globale: Stati Uniti e Cina.

L’accordo di partnership economica, firmato a luglio e ratificato tra i due Paesi lo scorso dicembre, dopo cinque anni di trattative, prevede l’eliminazione dei dazi giapponesi per il 94% dei prodotti agricoli e industriali provenienti dall’Unione europea e per il 99% dei dazi europei sui prodotti nipponici. A dare la spinta finale all’accordo è stato il premier Shinzo Abe, desideroso di creare un’alternativa alla chiusura americana rispetto all’altro grande accordo di libero scambio su cui Tokyo puntava, il Partenariato trans-Pacifico, che è entrato a dicembre in vigore tra 11 paesi, ma senza il partner più importante, cioè gli Usa.

Formiche.net ha chiesto un parere a Salvatore Zecchini, docente ed economista in forza all’Ocse, per capire se il trattato sul libero scambio appena diventato operativo rappresenti una sorta di risposta alla guerra commerciale scatenata da Donald Trump contro la Cina. “Certamente questo accordo manda un segnale molto chiaro agli Stati Uniti. Si tratta di una risposta europea a una stagione di guerra commerciale, che però arriva sotto forma di negoziato, in questo caso con il Giappone. Una risposta la cui genesi va individuata in un momento storico preciso, vale a dire l’applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti”, spiega Zecchini. “Non solo. Questo accordo si può leggere anche come una risposta all’interruzione, sempre da parte degli Stati Uniti, del cosiddetto Ttip, il trattato trans-pacifico”.

La rilevanza dell’accordo va letta comunque anche da un punto di vista giapponese. “Per la prima volta il Giappone accetta un trattato di libero scambio, dopo che per molti anni la stessa Europa ha portato avanti politiche per il contingentamento dell’import, soprattutto di automobili”. Zecchini respinge poi la possibilità che l’accordo possa dare vita a forme di pirateria agroalimentare, come sostiene la Coldiretti. “Non vedo questo rischio anche perché l’accordo stesso prevede la possibilità di una sospensione qualora si registrassero distorsioni di mercato: dunque l’intesa può benissimo essere congelata temporaneamente fino a quando non si recuperano gli equilibri dei mercati oggetto dell’accordo”.

Restano da capire gli effetti su scala globale dell’accordo con il Sol Levante. L’amministrazione Trump ne rimarrà in qualche modo impressionata? “Assolutamente no. Io non credo che Trump sarà minimamente toccato dal’intesa con il Giappone. La politica americana in materia commerciale non ne risulterà minimamente influenzata, rimanendo concentrata sul negoziato sulla Cina. L’Europa in questo senso si ritrova defilata rispetto allo scontro tra Stati Uniti e Cina. Ma proprio perché defilata ora può godere dei frutti di questo accordo, aspettando le mosse degli americani”.

Vi spiego il (vero) significato dell'accordo tra Europa e Giappone. Parla Zecchini

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