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“Negli ultimi tre anni, il People’s Liberation Army (le forze armate cinesi, ndr) ha rapidamente ampliato le sue aree operative di bombardamento overwater, acquisendo esperienza in regioni marittime critiche e proponendo un probabile addestramento per gli attacchi contro obiettivi statunitensi e alleati”. È quanto scrive l'”Annual Report on Military and Security Developments” sulla Cina, un rapporto del governo statunitense imposto dal Congresso, che illustra gli sviluppi militari cinesi nell’anno precedente.

Ossia, il Pentagono, nel report reso pubblico giovedì, sostiene che Pechino stia “probabilmente” preparando bombardieri strategici addestrandone i piloti sulle capacità di colpire gli Stati Uniti. La “missione nucleare a lungo raggio” per gli analisti della Difesa americana farebbe parte del piano con cui il presidente cinese, Xi Jinping, vuole modernizzare le sue forze rendendole una base (classica) della sua dimensione di potenza globale.

Si tratta della “più profonda ristrutturazione della storia”, dicono dal Pentagono – e l’esempio del ruolo che le forze armate stanno avendo in questa nuova era cinese è in un’immagine: all’inizio dell’anno, Xi infuocò una specie di enorme parata militare che coinvolse decine di basi in tutta la Cina, durante la quale diede i nuovi ordini ai soldati chiedendogli un giuramento di sangue davanti alla bandiera cinese. Un altro simbolo: in uno degli isolotti occupati, tecnologicamente colonizzati e militarizzati, nel conteso e delicatissimo Mar Cinese Orientale, la Cina ha costruito una pista di atterraggio in grado di ospitare i bombardieri nucleari strategici H-6K – il primo vi è atterrato a maggio.

Il report sulla Cina fatto uscire da Arlington arriva in un momento molto delicato tra Cina e Usa: gli Stati Uniti hanno da poco chiuso la legge quadro sulla Difesa da 716 miliardi – una legge intitolata al decano dei senatori, John McCain, malato in stato terminale, che però il presidente Donald Trump non ha voluto nemmeno menzionare durante la cerimonia di firma alla base di Fort Drum, visto che tra i due non corre buon sangue. L’Act è frutto di un lavorio stremante tra gli uffici di Capitol Hill, con repubblicani e democratici che hanno trattato fino all’ultimo spicciolo, ma che hanno sempre tenuto la necessità di difendersi dalla Cina tra i target chiaro del disegno legislativo.

Già a inizio anno, quando Trump presentò con uno show mediatico la nuova strategia per la sicurezza nazionale, Pechino era inquadrata come una “rival power” con cui competere: e su questo, l’ultra polarizzato sistema politico americano, trova una convergenza sostanzialmente bi-partisan.

Il confronto militare a distanza che si sta innescando, su cui Pechino alza accuse di “mentalità da Guerra Fredda” contro gli americani, spiega perfettamente il quadro complesso e ampio dello scontro tra Cina e Stati Uniti. La trade war, quella dei dazi e delle ripicche commerciali, è solo il territorio di lotta più visibile e diretto tra le due super-potenze globali.

Un faccia a faccia che però passa anche da contatti e relazioni.

Secondo il Wall Street Journal, per esempio, Washington e Pechino avrebbero messo giù una road map per placare le tensioni in ambito commerciale con l’obiettivo di arrivare a una qualche soluzione prima degli incontri personali tra Xi e Trump, previsti durante agli appuntamenti multilaterali dell’autunno/inverno.

Si inizierà il 22 e il 23 agosto, col sottosegretario al Tesoro americano, David Malpass, che ospiterà a Washington una delegazione di medio livello guidata dal suo omologo cinese al Commercio, Wang Shouwen. Intanto ieri, Zhang Mao, capo del corpo antitrust cinese, ha incontrato Craig Allen, presidente del Business Council USA-Cina, e alcuni rappresentanti di società americane (lo rivela il sito internet dell’antitrust cinese): obiettivo, cercare di convincerli a fare pressione sull’amministrazione Trump contro le tariffe proposte.

Sempre il Wall Street Journal ha un altro articolo, scritto tramite fonti interne alla Difesa americana, che parla delle attività di disturbo subite dai piloti aerei statunitensi tramite raggi laser. In precedenza, in altri due articoli usciti sempre il Wsj, era stata accusata la Cina di portare a termine questo genere di attività, sia sul Mar Cinese sia a Gibuti – dove c’è una base militare inaugurata a luglio dello scorso anno, che secondo il report del Pentagono, insieme all’acquisizione del porto di Hambantota nello Sri Lanka e alla futura installazione in Pakistan, dimostra la tendenza espansionistica delle forze armate di Xi.

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