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È un Moavero deciso quello che risponde alle domande dei giornalisti a Villa D’Este durante il Forum European House Ambrosetti. Per il ministro degli Esteri si è aperto un autunno caldissimo quasi quanto quello che attende il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Anche perché in fondo i dossier prioritari dei due dicasteri si intersecano a vicenda. Immigrazione, crisi libica, debito pubblico, stabilità dei mercati, l’Italia da sola non può farcela. All’Ue, raffreddati per un momento i toni da boxe delle ultime settimane, il governo gialloblu chiede di tendere una mano.

Anzitutto mettendo in discussione il quadro finanziario pluriennale presentato dall’Ue. “Va rivisto” chiosa Moavero, che certo non è solito cercare lo scontro frontale con Bruxelles, dove gode di grande stima per gli anni spesi prima alla Commissione e poi da ministro degli Affari Europei . “Bisogna adattare il quadro alle esigenze dell’Unione Europea”— continua il titolare della Farnesina — “Spero si comprenda che l’intenzione dell’Italia è guardare avanti a un futuro di crescita nella stabilità, faremo del nostro meglio”.

Rivedere il quadro pluriennale dunque, soprattutto per far sentire la propria voce sulla gestione europea del fenomeno migratorio. “Se vogliamo dare vita a una forte cooperazione in tema di immigrazione attraverso gli investimenti nei Paesi d’origine dei migranti occorrono risorse superiori a quelle previste dal quadro presentato” ha ricordato il ministro a Cernobbio.

Poi, accogliendo l’appello di papa Francesco raccolto dal Sole 24 Ore, ha aggiunto: “Non dobbiamo mai dimenticare che i migranti sono persone, ma nemmeno sottovalutare i numeri. Siamo di fronte a flussi migratori epocali, come si sono visti poche altre volte nella storia. Queste persone cercano l’Europa, non un singolo Paese. Per questo l’Ue non dovrebbe mai lasciare da soli i singoli Paesi di fronte alle grandi sfide del mondo globalizzato”.

Il primo passo, ha continuato Moavero, è agire in una sola direzione per stabilizzare la Libia, in questi giorni ricaduta sotto il fuoco incrociato delle milizie ribelli e del governo riconosciuto dall’Onu di Fayez al-Sarraj. “La Libia è uno scenario di crisi pesante, l’azione che sta svolgendo l’Onu è positiva e ha dimostrato sul campo di saper trovare un risultato”. Troppo presto per accogliere la proposta francese di elezioni a dicembre: “la tregua sta funzionando ma, come tutte le tregue, ha le sue fragilitá. La stabilizzazione del Paese è la base essenziale per arrivare alle elezioni”.

L’Italia, ha voluto precisare Moavero dopo le voci di un parziale ritiro della diplomazia italiana da Tripoli, c’è e vuole essere protagonista del processo di Peace-building. “Il governo Sarraj è quello legittimamente riconosciuto, è importante dialogare con tutti ma in particolare con chi rappresenta le istituzioni riconosciute dalle Nazioni Unite”.

Un passo importante sarà la conferenza internazionale sulla Libia convocata da Conte a Roma per novembre. Alla Farnesina c’è ottimismo, sarà risolutiva: “È una conferenza che intende percorrere la strada della riappacificazione ma soprattutto della sensibilizzazione di tutti gli attori interni ed esterni alla Libia che vogliono stabilizzare il Paese”. L’Italia vuole ascoltare tutti, ha concluso Moavero: “Haftar ci sará, è portavoce di una realtà libica che deve essere rappresentata”.

Italia e Europa insieme per la pace in Libia. Parla Moavero Milanesi

È un Moavero deciso quello che risponde alle domande dei giornalisti a Villa D'Este durante il Forum European House Ambrosetti. Per il ministro degli Esteri si è aperto un autunno caldissimo quasi quanto quello che attende il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Anche perché in fondo i dossier prioritari dei due dicasteri si intersecano a vicenda. Immigrazione, crisi libica, debito pubblico, stabilità…

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