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È appena atterrato a Ciampino l’aereo che trasportava la giornalista Cecilia Sala, incarcerata lo scorso 19 dicembre in Iran con la motivazione ufficiale di “aver violato la legge islamica”, molto più probabilmente come forma di ritorsione da parte del regime degli Ayatollah per il caso di Mohammad Abedini, cittadino iraniano e svizzero arrestato poche ore prima a Malpensa dalle forze dell’ordine italiane, sulla base di un mandato di cattura emesso dagli Stati Uniti. La notizia dell’arresto della giornalista italiana, arrivata in Iran per svolgere il suo lavoro di giornalista, era stata diffusa soltanto a una settimana di distanza, il 27 dicembre, nella speranza di trovare una soluzione immediata, soluzione che però non è stata individuata. Ma a due settimane dalla notizia i continui sforzi dell’apparato istituzionale e diplomatico italiano hanno finalmente permesso alla cittadina italiana di lasciare il carcere di Evin e di rientrare in Italia. A Ciampino, ad accogliere il velivolo con a bordo Cecilia Sala e il direttore dell’Agenzia Informazioni per la Sicurezza Esterna, Giovanni Caravelli, accanto alla famiglia della giornalista c’erano anche la premier Giorgia Meloni e il vice-premier nonché ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani.

“La meravigliosa notizia della liberazione di Cecilia Sala ci fa riflettere su quello che è stato in origine un colossale fallimento e poi uno straordinario successo”, commenta per Formiche.net la direttrice dell’Istituto Affari Internazionali Nathalie Tocci. “Sappiamo che subito dopo l’arresto di Abedini ci si poteva aspettare una qualche forma di ritorsione da parte dell’Iran, e quindi avvertire i cittadini italiani in territorio iraniano di rientrare in patria, prevenendo al contempo nuove partenze verso quel Paese. Questo non è stato fatto, e rappresenta l’errore originale”.

Errore che, come afferma sempre Tocci, “si è però trasformato in uno straordinario successo. È evidente che ci sarà una contropartita, e che questa contropartita potrebbe essere l’opzione degli arresti domiciliari per Abedini, una sua scarcerazione o una sua espulsione in Svizzera. Detto questo, il fatto che ci sia stata la liberazione di Cecilia Sala prima, e non dopo, la presa di qualsivoglia decisione sul caso Abedini è di per sé uno straordinario successo della diplomazia. Sicuramente il dialogo si è svolto attraverso il canale Italia-Stati Uniti, o meglio Meloni-Trump, con la luce verde per un’eventuale liberazione di Abedini, ma anche attraverso il canale di trattativa diretta tra Italia e Iran. E il fatto che Teheran abbia deciso di liberare la giornalista italiana ‘sulla parola’ di una contropartita a noi ancora sconosciuta ci suggerisce che la Farnesina abbia svolto un lavoro eccellente. Molta dell’attenzione è stata posta sul primo canale, ma queste dinamiche che abbiamo appena evidenziato sono la prova del successo della diplomazia italiana”.

La liberazione di Cecilia Sala è un successo della diplomazia italiana. Tocci spiega perché

Secondo la direttrice dello Iai la liberazione della giornalista italiana dimostra il successo dei canali negoziali italiani, nonostante le lacune iniziali nella gestione del rischio

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