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Checché ne pensi Luigi Di Maio, che probabilmente con la storia non ha molta dimestichezza, il fatto che il Movimento 5 Stelle abbia un “sogno” e voglia realizzarlo non è una novità in politica. I sogni, cioè gli ideali, e gli interessi, insieme e in diversa misura miscelati a seconda dei casi, sono stati da sempre il motore che ha mosso la politica.

Così come la molla che ha mosso tutti coloro che hanno fatto progredire l’umanità lungo la strada della civilizzazione: imprenditori, scienziati, inventori (come i fratelli Wright), uomini qualunque, tutti coloro che nel bene o nel male male hanno realizzato qualcosa nella loro vita per sé e per gli altri.

La storia insegna però che i sogni, per realizzarsi, hanno bisogno, in politica, anche di una base di realismo, oltre che di una visione generale che, anche quando non sia ideologica, indichi la direzione ove si sta andando. E in verità sono proprio questi due elementi che sembrano mancare ai pentastellati, i cui sogni sono velleitari e la cui direzione di marcia sembra abbastanza casuale e affidata a emozioni e suggestioni del momento.

Sia beninteso, soddisfare interessi disparati può avere anche un senso in un mondo postideologico e in un orizzonte politico pragmatico e non ideologico. Ma se questi interessi non sono ridotti a sistema e se non tengono conto delle compatibilità generali, il rischio è che anche le singole politiche non raggiungano gli obiettivi che ci si era proposti.

Possiamo pure fare la tara del fatto che la politica oggi si giochi molto sul presente e anche sui valori simbolici, sulle narrazioni che si riescono a dare sia dei successi sia dei fallimenti. È pur vero tuttavia che, di fronte a fallimenti clamorosi, l’elettorato, proprio perché non cementato da ideali forti, è labile e fluttuante. Come i sogni, appunto.

Riportato a un’ottica metapolitica, o storica, il fenomeno pentastellato sembra piuttosto essere un corposo tentativo di sostituire la vecchia classe dirigente con una nuova. Il tentativo è forse destinato a fallire se i leader del Movimento non riescono a trasmettere l’idea che quelli spacciati per sogni non siano altro e solamente che gli “umani, troppo umani interessi” di emergere di uomini senza qualità.

Caro Di Maio, i sogni in politica hanno bisogno di realismo

Checché ne pensi Luigi Di Maio, che probabilmente con la storia non ha molta dimestichezza, il fatto che il Movimento 5 Stelle abbia un “sogno” e voglia realizzarlo non è una novità in politica. I sogni, cioè gli ideali, e gli interessi, insieme e in diversa misura miscelati a seconda dei casi, sono stati da sempre il motore che ha…

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