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Marchionne se ne va, con il suo caratteraccio e tutto il resto, ma a noi restano Ilva e Alitalia. Già perché molte cose possono essere imputate al manager Fca, tranne quella di avere scarseggiato nei risultati.

È stato essenzialmente “al servizio” dei suoi azionisti? Certo che sì, altrimenti l’avrebbero cacciato. Ha ridotto la quota di “italianità” del gruppo? Certo che sì, unica possibilità volendone fare una realtà veramente globale. Ha maltrattato sindacati e Confindustria? Decisamente sì, come via d’uscita dallo stagno spesso inconcludente del nostro sistema di relazioni industriali.

Quindi Sergio Marchionne era un angelo, una figura di bontà assoluta al servizio dell’impresa? Assolutamente no, lui è stato quello che doveva essere, cioè una manager bravo e (all’occorrenza) spietato.

A noi però oggi resta un po’ di Fca (meglio avere un po’ di qualcosa che tutto di niente, direbbe Catalano), con eccellenze come Ferrari, Maserati e Melfi che dovremo difendere e valorizzare con grande energia, perché l’abruzzese figlio del maresciallo non c’è più, quindi siamo più soli.

Soprattutto però a noi restano Ilva e Alitalia, due esperienze che hanno risucchiato decine di miliardi di euro degli italiani in avventure industriali per le quali si fatica a vedere la luce. Acciaio e aerei, settori a competizione globale esattamente come l’automobile. La lotta è durissima, con produttori agguerriti, mercati difficilissimi da gestire, interventi a gamba tesa dei governi (dazi e non solo) e chi più ne ha più ne metta.

Su Ilva abbiamo un governo che sta rivedendo le decisioni di quello precedente, speriamo lo faccia in tempi brevi e con esito chiaro. Detto ciò a Taranto comanderà totalmente gruppo Arcelor-Mittal, che di italiano ha ben poco.

Per Alitalia i commissari stanno lottando per la sopravvivenza di un’azienda che, non troppi anni fa, era tra le eccellenze d’Europa (e nessuno dimentichi che Roma è un hub naturale per la sua offerta turistica e per la sua posizione nel Mediterraneo). Però nessuno ha chiaro qual è il piano strategico e l’italianità di cui hanno parlato alcuni membri del governo (Toninelli, Salvini) è poco più che un sogno, date le condizioni di mercato e la situazione aziendale.

Marchionne non era Dio, ma se ne avessimo un paio in giro come lui ci sarebbero molto utili.

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