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La cyber security è una delle priorità – forse la prima in agenda – della Difesa italiana guidata da Elisabetta Trenta. Dal momento del suo insediamento a Via XX Settembre il ministro non ha mancato di rimarcarlo in ogni momento pubblico dove si affrontassero i progetti futuri del suo dicastero. Così è stato anche oggi, davanti alle commissioni Difesa di Senato e Camera, riunite per ascoltare le linee programmatiche del suo ministero.

IL RUOLO DELLA NATO

Analista nei temi della difesa e della sicurezza, capitano della riserva selezionata dell’Esercito e vice direttore del master in Intelligence e sicurezza della Link Campus University, la Trenta conosce da vicino le sfide che riguardano il nuovo dominio della conflittualità – il cyber space -, riconosciuto anche dalla Nato durante il summit di Varsavia del 2016 come nuovo ambito di impegno collettivo al pari dei tradizionali aria, mare, terra e spazio extra-atmosferico.
In questo quadro, assume ancora più rilevanza una sua recente proposta, ribadita oggi in sede parlamentare. Durante l’ultimo vertice dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles, ha spiegato il ministro, che sui temi cyber si avvale del supporto del sottosegretario Angelo Tofalo, “abbiamo proposto che gli investimenti per la difesa cibernetica, a livello nazionale, siano compresi nel 2% del Pil che i Paesi della Nato hanno deciso di riservare alle spese per la difesa”. Per ora, la proposta italiana “è in fase di negoziazione, un processo che è appena iniziato e su cui vogliamo coinvolgere altri Paesi”, ha spiegato ancora la Trenta.
“Anche le dimensioni cyber e ibrida e il loro impatto, tra le altre cose, sulla sicurezza energetica sono state oggetto di attenzione al Summit – ha rilevato ancora il ministro – con la predisposizione nelle operazioni e missioni Nato di effetti cibernetici, nonché in ambito ibrido la previsione di team di contrasto della Nato per supportare i Paesi che ne facciano richiesta. Sono tutti strumenti per i quali abbiamo sottolineato l’importanza di assicurare quel forte controllo politico che deve caratterizzare l’approccio a tutte le attività dell’Alleanza”.

GLI IMPATTI MILITARI (E CIVILI)

Tali investimenti, ha proseguito la titolare del dicastero della Difesa, non vanno visti come slegati dalla società, perché i loro effetti – negativi e positivi – si riverberano indubbiamente sul settore militare, ma anche su quello civile.
Per Via XX Settembre, “non è possibile separare nel mondo cibernetico ciò che è civile da ciò che è militare; un attacco civile si ripercuote immediatamente sugli aspetti militari, anche perché gli attacchi cyber possono essere talmente forti e gravi da creare le stesse conseguenze di attacco armato”.
In questo senso, ha rimarcato il ministro, “la prima parola chiave è: resilienza. La seconda parola chiave è: dual use, ovvero duplice uso. Resilienza”, ha detto, “intesa come la capacità di adattarsi al cambiamento, nella fattispecie al cambiamento della minaccia che il nostro Paese si trova ad affrontare”. Il riferimento è a “una minaccia ibrida e dal carattere poliedrico”, come quella cyber, “che ci pone davanti nuovi obiettivi, nuove sfide e ci spinge verso un’accurata revisione del concetto stesso di Difesa”, ha sottolineato. “Dual Use, invece, intesa come la consapevolezza di dover sostenere, e al contempo ampliare, le opportunità di duplice uso delle capacità della Difesa per scopi non militari e a supporto, appunto, della resilienza stessa. Un approccio, ha evidenziato ancora, “che consentirà al Paese di accrescere la sua sicurezza collettiva nei confronti di tutte quelle minacce che possono perturbare il regolare svolgimento della vita dei cittadini”.

GLI INVESTIMENTI DA COMPIERE

La strada da seguire per raggiungere questi obiettivi è, secondo il ministro Trenta, quella degli investimenti, consistente sia nel proseguire gli sforzi già partiti, sia nel definirne di nuovi.
“Sono stati avviati”, ha rimarcato la titolare del dicastero di Via XX Settembre, “una serie di programmi di acquisizione per accedere a strumenti operativi ad alto contenuto tecnologico, capaci di assicurare la protezione, la resilienza e l’efficienza delle reti e dei sistemi informativi gestionali e operativi della Difesa”.
In questo scenario, ha aggiunto, “è fondamentale continuare ad investire” con l’intento di “potenziare ulteriormente le dotazioni strumentali e organizzative di protezione cibernetica e sicurezza informatica”, aumentando, in modo progressivo, “la capacità di contrastare in maniera efficace le minacce”. Ad esempio, ha ricordato, “è essenziale il raggiungimento di capacità operative a supporto del Comando interforze per le operazioni cibernetiche”, il Cioc, oggi guidato dal generale Francesco Vestito.

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