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Moderna, coesa e votata all’innovazione, con al centro il personale, cuore pulsante di ogni organizzazione. È questa l’Aeronautica 4.0, pronta ad affrontare le sfide presenti e future anche di fronte ai tagli di risorse e personale che contraddistinguono questo particolare periodo storico. Il quadro è emerso nel corso dell’evento “Aeronautica militare 4.0: innovazione a 360 gradi”, promosso a Roma dall’Arma azzurra, occasione per presentare lo studio realizzato insieme all’Università di Firenze sull’organizzazione della Forza armata: una novità assoluta nel campo della Difesa. Insieme al capo di Stato maggiore Enzo Vecciarelli è intervenuto il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo.

LE PAROLE DI TOFALO…

“Quando si parla di Aeronautica militare, la più giovane tra le Forze armate della Difesa, è fin troppo facile il riferimento alla sua innata vocazione verso il futuro e a sistemi e tecnologie all’avanguardia, necessari per consentire all’Arma azzurra di assolvere efficacemente i compiti complessi che le sono affidati”, ha detto Tofalo. “Un approccio concettuale – ha aggiunto – che, da sempre, ha sostenuto lo sviluppo di capacità importanti e permesso all’Aeronautica militare di posizionarsi tra le forze aeree più evolute al mondo, capace di dare risposte concrete, nell’ambito del sistema di Difesa nazionale, ai bisogni del Paese e della comunità internazionale”. Alla base di questo c’è “un’organizzazione che oggi è necessariamente proiettata verso il futuro, per rispondere a quel processo di cambiamento, mutevole e difficilmente interpretabile, che sta interessando gli equilibri geostrategici mondiali e che la Difesa tutta deve essere pronta a governare per fronteggiare qualunque situazione critica”.

…E QUELLE DI VECCIARELLI

Proprio per questo, ha spiegato Vecciareli, “servono leadership risolute ed efficaci nel settore della Difesa che possano rispondere alle sfide moderne”. D’altronde, ha aggiunto, “lo stereotipo della difesa rivolto solo al campo di battaglia è legato al passato, ci stiamo muovendo in realtà multidimensionali ed esigenze di cambiamento sono correlate a questo ambiente. Non più solo opponenti che si confrontano sulla linea di confine – ha notato il generale – ma veri e propri team che si muovo in domini multidimensionali; non più solo terra, cielo e mare, ma anche sotto il mare, sopra l’aria e soprattutto nel cyber”.

UNA NECESSITÀ A FRONTE DEI TAGLI

Da qui, l’esigenza di entrare nell’era del 4.0, una necessità che si pone anche in termini di razionalizzazione e efficientamento organizzativo. Ciò rappresenta d’altronde “una necessità”, visti i tagli che le Forze armate hanno subito in tempi recenti. “Negli ultimi cinque anni – ha detto alla stampa a margine dell’evento il generale Vecciarelli – una riduzione significativa di fondi ci ha imposto delle priorità”, costringendo l’Aeronautica a “definire le priorità e mettere in subordine l’efficienza di alcune linee di volo e di alcuni sistemi”. Così, ha aggiunto, “un primo intervento (da parte della politica, ndr) dovrebbe portare al ristabilimento dei volumi finanziari di qualche anno fa”. Poi, “c’è assolutamente bisogno di capacità programmatica”, cioè della “sicurezza di un riferimento finanziario stabile, e di poter contare su risorse di personale ben definite sulle quali strutturare un’organizzazione nuova come quella che stiamo identificando”. Tutta passa però per “un’esigenza spirituale: il Paese si deve porre la domanda se la Difesa è una spesa passiva, un costo per la nazione, oppure è una risorsa sulla quale investire per sviluppare un concetto di sistema-Paese, di cui la sicurezza è parte insieme all’intelligence, alla diplomazia, all’economia e alle possibilità di fare cooperazione con altri Paesi”.

LO STUDIO CON L’UNIVERSITÀ DI FIRENZE

Di fronte a tutto questo, sin dal suo insediamento, il generale Vecciarelli ha lanciato la vision denominata “Aeronautica 4.0”, intesa come “un unico grande stormo”. Oltre alle tecnologie, alla logistica e ai sistemi d’arma, la vera sfida (ne era consapevole il generale) era rappresentata dal personale. Proprio su questo la Forza armata si è però dimostrata estremamente ricettiva, disponibile addirittura (un unicum nel mondo della Difesa e piuttosto raro per ogni amministrazione) a sottoporsi a un processo di audit che mettesse in evidenza punti di debolezza e aree di miglioramento. Tutto questo è confluito, tra l’altro, nel Laboratorio internazionale congiunto (SHRMxL) con l’Università di Firenze, che ha visto anche il contributo degli atenei di Bordeaux, Madrid, Bruxelles e Montreal. A illustrare i risultati dello studio sono stati il sottocapo di Stato maggiore Settimo Caputo e il professor Carlo Odoardi dell’Unifi, che hanno ripercorso le molteplici iniziative che l’Arma azzurra ha intrapreso per arrivare a “un’innovazione a 360 gradi”.

I PROGRAMMI…

Il processo in questione, ha spiegato il generale Caputo facendo eco alle parole di Vecciarelli, “è una necessità” emersa dalla spending review degli ultimi anni. Tra l’altro, entro il 2024 la Forza armata dovrà ridurre il proprio personale da 45mila unità a circa 33mila. Ciò ha richiesto un ripensamento generale dell’organizzazione, che si è sottoposta a un vero e proprio screening per capire la predisposizione all’innovazione. Il progetto si chiama Coppi, acronimo per Clima organizzativo e performance del potenziale innovativo, ed è stato accompagnato dal “Gruppo guida per il cambiamento” (una fucina di pensiero trasversale) e dal “Feedback a 360 gradi”, in cui la Forza armata si è valutata con appositi questionari anche tra linee differenti (una novità assoluta).

…E I RISULTATI

Ebbene, i risultati hanno mostrato una Forza armata con un alto potenziale innovativo, che pure registra alcune aree di miglioramento nella leadership, nei processi lavorativi, e nella condivisione. Niente paure, già sono stati intrapresi i necessari correttivi. È partita infatti la “Mappatura dei processi lavorativi”, tesa a revisionare la struttura di vertice della Forza armata. È partito anche il “Portale integrato delle conoscenze”, che già offre alla leadership una piattaforma integrata per gestire e condividere dati e informazioni. È partito infine il “Modello di portfolio strategico Am”, che permetterà ogni anno di definire e comunicare un approccio sistemico da cui discenderanno processi definiti.

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