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La sintesi è nei numeri, con la loro brutale semplicità. Il governo Conte-Di Maio-Salvini è il governo del 32 a 17 (risultati del 4 marzo), non il governo del 30 pari (sondaggi di luglio). Questo ci spiega la giornata di oggi, questo fa arrabbiare Salvini e il suo partito.

Già perché oggi è il giorno della grande intervista del premier Conte a Marco Travaglio, intervista in cui il professore non solo tiene a farci sapere che lui c’è e intende esercitare il suo ruolo con energia, ma anche che lui ha massimo rispetto delle due forze che sostengono il suo governo ma che, tutto sommato, una gli è un po’ più vicina (e non è certamente quella con sede a Milano in via Bellerio).

A conferma di tutto ciò arriva il balletto pomeridiano intorno alla riunione (prima convocata e poi cancellata) per decidere le nomine, quindi non esattamente un argomento marginale. Conte convoca la riunione e poi la annulla. Salvini fa il pesce in barile e dice di non sapere niente (è la sua tattica preferita quando vuole far sapere che non è d’accordo ed è pure molto arrabbiato).

Giorgetti ci mette il carico da undici, chiedendo di rivolgersi a chi ha convocato il summit (cioè Conte) e rimandando proprio all’intervista a Travaglio, dove il capo del governo dice a chiare lettere che se non c’è accordo si rinvia per trovare soluzione migliore (così il potente sottosegretario ammette che sul tavolo vi sono ipotesi non soddisfacenti per la Lega).

E allora la sintesi politica della giornata è lì da vedere. Conte dice che vuole fare il premier sul serio e che il M5S è il suo primo interlocutore. Di Maio incassa con soddisfazione e tace con aria sorniona. Salvini mette giù il broncio e, di fatto, scombina le carte buttando all’aria ogni accordo sulle nomine, esercitando una sorta di diritto di veto.

Sullo sfondo c’è poi la squadra dei ministri tecnici, Tria e Moavero in testa. Squadra che sa bene di che governo fa parte ma che ha al Quirinale un alleato potente e vigile.
Tanto è vero che proprio Tria vede il solo Conte nel pomeriggio, prima di partire per l’Argentina.

Insomma un giovedì perfetto per fa incazzare Salvini come un toro.

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