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Il tema migranti sta in queste ore tornando al centro dell’informazione e del Mediterraneo. Agli oltre 600 migranti dell’Aquarius, barca gestita in collaborazione con Sos Mediterranéé, salvati nella notte tra sabato 9 e domenica 10 giugno, si devono aggiungere i 232 sbarcati nel porto di Reggio Calabria, soccorsi questa volta dalla nave gestita dalla Ong Sea Watch, e i 220 migranti sbarcati a Pozzello, in provincia di Taranto. Si sta parlando quindi di più di 1000 persone messe in salvo nel Mar Mediterraneo in circa 72 ore. Come affrontare questa e le ondate a venire?

ERRORE A MONTE?

Angela Merkel, nel corso di una riunione a porte chiuse del gruppo Ppe a Monaco, ha criticato la redistribuzione dei rifugiati avvenuta nel 2015. Questa mossa, secondo la Cancelliera, sebbene sia stata formalmente corretta, “non ha affatto condotto alla pacificazione europea”. Tre anni dopo quella decisione i paesi mediterranei si trovano oppressi, mentre quelli dell’Europa dell’est si rifiutano categoricamente di accogliere richiedenti asilo. Dopo un ultimo tentativo da parte dei ministri degli Interni dell’Unione europea è ormai chiaro: il progetto è morto. Ecco dunque come sta andando la gestione dei migranti nel Paese che più di tutti gli altri, in Europa, ha accolto i richiedenti asilo arrivati in Europa via mare o via terra: la Germania.

RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE

Quello del ricongiungimento familiare è stato uno dei temi che hanno pesato di più nelle trattative per la formazione della Grande Coalizione in Germania. Al momento i rifugiati con status di protezione limitata potrebbero essere in grado di far entrare i membri della propria famiglia in Germania a partire dal 1 ° agosto, misura bloccata dal 2016, seppure con diverse limitazioni, tra cui quella del tetto di 1000 accoglienze al mese. Le aspre critiche da parte dell’opposizione si sono fatte sentire subito. In occasione della prima lettura del regolamento al Bundestag la sinistra e i Verdi hanno definito il progetto “disumano e crudele”, perché calpesterebbe un diritto fondamentale fondamentale: la protezione del matrimonio e della famiglia. L’AfD, invece, ha lamentato il contrario, perché il regolamento aprirebbe ulteriormente le “porte d’ingresso” all’afflusso di rifugiati. Il ministro degli Interni Horst Seehofer (CSU) ha però chiuso la partita difendendo il piano e sottolineando che la cerchia di coloro che hanno diritto al ricongiungimento è limitata. La Germania avrà quindi un ricongiungimento ristretto ai primi gradi familiari e con un tetto che per alcuni potrebbe causare diversi esclusi.

OCCUPAZIONE

L’occupazione dell’oltre un milione di migranti fatti entrare in Germania nel 2015 sta migliorando. Le nuove cifre venute fuori dal rapporto dell’Istituto per la Ricerca sull’Occupazione (IAB) mostrano che il tasso di disoccupazione dei migranti è sceso di 10 punti percentuali nel corso dell’ultimo anno. Questo studio, finanziato dallo stato, evidenzia che la disoccupazione dei rifugiati è scesa infatti dal 50,5% al 40,5%. Un rifugiato su quattro è ora ufficialmente registrato occupato. Bisogna però vedere se il ritmo continua a crescere alla stessa velocità. Il rapporto, per ora, è ancora 1/4 ma l’andamento promette bene.

Un dato curioso riguarda la comunità pachistana. Secondo il suddetto studio i pachistani sono stati i più bravi tra tutti i migranti a trovare lavoro in Germania. Dei 30.000 pachistani arrivati, il 40% è riuscito a trovare lavoro nella più grande economia d’Europa.

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ANCHE SE…

Ma la buona notizia è accompagnata anche da altri numeri. Quelli dei costi sopportati dal governo per l’accoglienza. Secondo le stime l’avvio dell’iter per la registrazione e l’alloggio dei rifugiati costeranno 5,2 miliardi di euro. La Germania prevede inoltre di spendere circa 78 miliardi di euro per questioni legate alla migrazione entro il 2022, di cui 31 miliardi di euro per combattere le cause profonde che spingono le persone ad abbandonare le proprie case e a dirigersi verso l’Europa. Secondo un documento redatto dal ministero delle Finanze tedesco ci sarà una spesa federale di circa 70 miliardi di euro fino al 2022, più altri otto miliardi di euro che il governo federale ha accettato di trasferire agli Stati e alle comunità locali per coprire i loro costi fino al 2021.

 

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