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La crescita industriale italiana non passa solo dai giganti. C’è un mondo effervescente, in continua espansione, fatto di piccole realtà, che con il giusto ambiente imprenditoriale, un ponderato risk management ma anche un po’ di coraggio può rilanciare l’industria del Paese e attrarre investimenti dall’estero. È il mondo delle start up, che in Italia ha acceso i motori già da diversi anni ma resta ancora uno, due passi indietro rispetto agli Stati Uniti o l’Europa del Nord. Non tutti però si sono rassegnati a dare per scontato il gap imprenditoriale. Molte delle recenti storie di successo italiane si devono al coraggio di chi ha deciso di investire tempo e denaro dando fiducia alla creatività e al genio dei giovani. È il caso della BEST Scholarship, la borsa di studio per gli imprenditori italiani promossa dallo Steering Committee e implementata nello Stivale da Invitalia con la collaborazione della Commissione Fulbright, l’ambasciata Usa in Italia e il Consolato italiano di San Francisco. Dal 2007 il Best program (Business exchange and students training) ha dato a più di 100 giovani italiani la chance di vedere le proprie start up attirare 50 milioni di dollari in investimenti dagli Stati Uniti.

Questo lunedì RDS ha ospitato nella sua sede romana il workshop “Best Scholarship e Open Innovation: una nuova politica industriale per lo sviluppo delle start up” per premiare i vincitori della borsa: 35.000 euro e la possibilità di immergersi per otto mesi nella Silicon Valley fra corsi di formazione, tirocini, incontri con i venture capitalists e angel investors italiani e americani. Sul palco dell’auditorium high tech di Rds, intervistati e punzecchiati dalle domande di Enrico Mentana, sono saliti veri e propri pezzi da 90 del mondo manageriale italiano, Ceo e direttori di aziende che hanno investito e continuano a investire nel mondo dell’innovazione e delle start up: l’ad di Wind Tre Jeffrey Hedberg, il direttore di Enel Italia Carlo Tamburi, il Ceo di IBM Italia Enrico Cereda e infine Domenico Arcuri, n.1 di Invitalia, l’Agenzia per lo Sviluppo del governo italiano.

La sfida tutta italiana, ha dichiarato in apertura dei lavori il patron di RDS Eduardo Montefusco, è far sì che le aziende realizzino “un cambiamento virtuoso dei piani industriali del nostro Paese focalizzati sui temi guida come l’Open Innovation e il Venture Capital”. Per farlo è necessario che la strategia di crescita aziendale abbandoni la visione “local” per abbracciare una dimensione “global”, confrontandosi con le eccellenze all’estero, e dunque necessariamente con quella straordinaria fucina di idee che è la Silicon Valley. RDS offre una via di uscita, finanziando ogni anno una borsa di studio BEST per gli imprenditori italiani sotto i 35 anni che si cimentano in start up nel mondo della musica e dell’intrattenimento. Il vincitore può trascorrere due mesi di studio con Mind the Bridge e 5 mesi di lavoro con una start-up della Bay area. Tornato in Italia, può contare per sei mesi sul supporto di RDS per lanciare la sua impresa.

Il Best Program è solo un tassello del puzzle, certo. Ma assieme ad altri acceleratori di start up è un esempio virtuoso di come far incontrare il talento dei giovani imprenditori italiani, specie in settori nostrani di eccellenza come energia, robotica, MED-tech, con gli investitori statunitensi. Un altro esperimento più che riuscito è LUISS ENLABS, l’incubatore dell’università di Confindustria che dal cuore della stazione Termini sforna a go-go start up di successo. “Le partnership fra grandi imprese, investitori e startup sono fondamentali per lo sviluppo, anche in Italia, di un ecosistema di innovazione paragonabile a quelli che si sono affermati con successo in altre realtà nazionali” ha osservato Hedberg, n.1 di Wind Tre, tra i principali finanziatori dell’acceleratore Luiss.

Per estendere su larga scala iniziative come il Best program serve un sostegno congiunto di settore pubblico e privato. Un matrimonio che in Italia non sempre va a buon fine. “Il nostro tallone d’Achille sta nell’insufficiente sostegno finanziario, pubblico e privato, e nel non sempre adeguato livello di contaminazione fra esperienze diverse” sospira Cereda di Ibm Italia. Il rischio è quello di una fuga di cervelli all’estero. A meno che i giovani non vengano seguiti passo passo, aiutati a trasformare una buona idea in un progetto sostenibile che abbia mercato e capitali. È quanto fa Invitalia con il proframma Smart&Start Italia che dal 2013, ha ricordato con orgoglio il Ceo Domenico Arcuri, ha “finanziato 848 imprese e creato 4280 posti di lavoro”.

La road map italiana è tracciata, dunque. “In Italia c’è il talento, ci sono gli investimenti, serve solo lavorare per la modernizzazione” ha spiegato ai microfoni di Formiche.net Kelly Degnan, vice capo missione dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia. Certo, bisogna prima fare i conti con i freni del sistema Paese, a partire dall’eccessiva regolamentazione e alla farraginosa macchina burocratica ma, scherza la diplomatica, “queste cose ce le abbiamo anche noi negli States”. “Il Best program” – conclude – “introduce una visione nuova su come creare un terreno fertile per il business, come regolarlo e come supportarlo finanche attraverso strumenti legislativi e giudiziari. Sono fiduciosa che sarà un volano per la modernizzazione del Paese”.

Cosa fanno insieme Ambasciata Usa, Rds, Ibm, Invitalia, Enel e Wind? Best program

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