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Mentre il colosso americano si aggiudica dal Pentagono una modifica contrattuale da 503 milioni di dollari per ricambi e servizi aggiuntivi all’F-35, il velivolo di quinta generazione resta nel mezzo della disputa tra Washington e Ankara. La proposta del Senato americano di bloccare l’export del caccia stealth alla Turchia (tra l’altro avanzata nell’ambito di un bill che propone di destinare alla Difesa Usa 716 miliardi per il 2019), ha incassato la reazione piccata del primo ministro turco Binali Yildirim.

TRA CAPITOL HILL E ANKARA

La decisione della camera alta degli Stati Uniti è “contraria” allo spirito di partenariato strategico tra i due paesi, ha dichiarato il capo del governo turco. Il riferimento è al progetto di National defense authorization act (Ndaa) elaborato dalla commissione Armed Forces del Senato e approvato ieri dall’aula. Nel bill si prevede un emendamento che vieta espressamente la vendita degli F-35 ad Ankara. “La Turchia non è senza alternative; tali tentativi sono deplorevoli e vanno contro l’anima del partenariato strategico”, ha detto Yildirim, citato dal quotidiano turco “Hurriyet”. Alcuni senatori Usa hanno affermato che il trasferimento degli F-35 e di capacità all’avanguardia alla Turchia è divenuto “sempre piu’ rischioso” a causa di ciò che hanno descritto come “l’ampio consolidamento del potere” da parte del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “Un percorso di governo spericolato e nel disprezzo dello stato di diritto”, ha dichiarato il senatore repubblicano James Lankford.

VERSO IL SUMMIT NATO

Oltre a questo, la grande preoccupazione americana riguarda la fornitura alla Turchia del sistema russo per la difesa missilistica S-400, ufficializzato lo scorso dicembre. Dalla prospettiva di Washington, l’acquisto esemplifica il pericoloso shift di un alleato storico verso Mosca, avviato nel 2016 dal tentato golpe (e dall’irrigidimento che ne è seguito) e poi allargatosi in maniera costante e progressiva. Ad approfittare della spaccatura è stato il presidente russo Vladimir Putin, desideroso di inserire una fastidiosa spina nel fianco della Nato. Il prossimo Summit dei capi di Stato e di governo dell’Alleanza, in programma a Bruxelles l’11 e 12 luglio, dovrà affrontare anche questo delicato dossier.

IL CONTRATTO DI LOCKHEED MARTIN

Nel frattempo, il programma Joint Strike Fighter procede verso il passaggio alla produzione a pieno rateo. Il colosso americano Lockheed Martin si è aggiudicato una modifica del contratto dal Dipartimento della Difesa Usa per ricambi e servizi aggiuntivi deI caccia di quinta generazione. Come ha riferito lo stesso Pentagono, la modifica ammonta a 503 milioni di dollari e riguarda un ordine precedentemente emesso per i ricambi di veicoli aerei che includono l’F-35 Lightning II. Secondo il Dipartimento della Difesa, guidato dal generale James Mattis, a beneficiare della modifica saranno l’Aeronautica militare degli Stati Uniti, il Corpo dei Marine ma anche altri dipartimenti non appartenenti alla Difesa.

pentagono

L’F-35 tra il nuovo contratto col Pentagono e la questione turca

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