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La posizione dei sindaci è molto chiara: noi partiamo sempre dal presupposto di collaborare e di realizzare obiettivi concreti per il bene delle nostre città“. Dario Nardella è il primo cittadino di Firenze e il responsabile Città metropolitane dell’Anci – l’associazione dei comuni italiani – che oggi conclude a Rimini la sua trentacinquesima assemblea nazionale. In un periodo certamente complesso considerati i rapporti nient’affatto distesi con il governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte. Oggi il premier – di ritorno da Mosca dove ha incontrato Vladimir Putin (qui un approfondimento di Formiche.net sul tema e qui le foto della visita) – è atteso a Rimini per chiudere la tre giorni. E Nardella ha un messaggio chiaro da recapitargli: “Per noi viene sempre prima la bandiera delle città e dei cittadini rispetto a quella di partito e dell’appartenenza politica. Se il governo lavora in sintonia con questi valori e con questo metodo, avrà nei sindaci dei trasparenti e leali collaboratori. Se però si va avanti com’è successo con il taglio dei fondi alle periferie – che per fortuna, solo grazie alla tenacia di tutti i sindaci italiani senza distinzioni, è rientrato con un accordo al fotofinish – sarà sempre più difficile ottenere risultati per il bene delle nostre comunità“.

Nardella, per il momento però il clima è piuttosto teso. Questo governo non è sufficientemente vicino ai comuni o la questione è politica? L’Anci oggi è caratterizzata da una fortissima presenza di sindaci Pd.

Non voglio pensare che il governo per fare un dispetto al Pd – che oggi esprime la maggioranza dei sindaci del Paese – arrivi a danneggiare tutti gli italiani. Voglio credere, ancora, che ci siano persone con la testa sulle spalle. Per questo è fondamentale che non si facciano più passi falsi come il taglio dei fondi alle periferie. Mi aspetto che vi siano altri segnali molto concreti. E lancio subito un terreno nuovo dove potremo testare la reale volontà di questo governo di sostenere le città e lo sviluppo delle comunità.

A cosa si riferisce?

Alle opere pubbliche, alle infrastrutture. Sto parlando di ferrovie, stazioni, aeroporti, porti, bretelle. Sto parlando di tutte quelle infrastrutture che servono ad aiutare i cittadini a muoversi, inquinando e spendendo di meno. L’Italia sta perdendo posizioni anno dopo anno nello sviluppo delle opere pubbliche, che è urgente al Sud e non meno importante nel Centro-Nord. Su questo terreno per ora abbiamo avuto soltanto singhiozzi e segnali troppo deboli. Mi preoccupa l’immobilismo che c’è su molte infrastrutture alcune delle quali progettate, con finanziamenti già pronti o avviate.

Ritiene che ci dovrebbe essere qualcosa nella manovra da questo punto di vista?

Certamente, abbiamo già perso troppo tempo: se c’è un’opera pubblica avviata che serve, non è possibile che debba essere per principio bloccata o radicalmente modificata. Su questo punto il governo può e deve dare un messaggio già dalla prossima manovra. Credo che ora sia questa la questione più importante. Gli investimenti sulle opere pubbliche farebbero anche ripartire molti settori dell’impresa, dall’edilizia alla progettazione e all’ingegneria. E soprattutto creerebbero molti posti di lavoro, di cui c’è disperatamente bisogno in Italia.

E la pace fiscale? Qui da Rimini il presidente Antonio Decaro è stato chiaro: “Non si fa con i soldi dei comuni”. Che ne pensa?

La rottamazione delle cartelle è già stata fatta dai governi precedenti. Dobbiamo dire le cose come stanno. Temo che la pace fiscale si trasformi in un incubo: milioni e milioni di cittadini onesti – che hanno sempre rispettato le regole e pagato le tasse – sarebbero sorpassati dai soliti furbetti di turno. E questo è semplicemente inaccettabile.

Lei parla di opere pubbliche ma intanto il governo si occupa soprattutto di legge Fornero e reddito cittadinanza. Con quali conseguenze a suo avviso?

Questa è una manovra che non parla di lavoro e di sviluppo. E che produrrà solo più disoccupazione. Mi auguro davvero che il governo rinsavisca e rinunci a questa idea demagogica di dare soldi per l’oggi agli italiani sapendo che gli stessi italiani dovranno restituirli con gli interessi raddoppiati. Con questa manovra rischiamo di rubare il futuro ai nostri figli e ai nostri nipoti: lo dico anche da padre, non solo da sindaco, Sono convinto che nessun italiano lo voglia: se non sarà cambiata, questa manovra sarà una micidiale palla di piombo alle caviglie delle future generazioni.

I rapporti con il governo non sono affatto buoni in questa fase, eppure oggi Conti ogge chiuderà l’Assemblea Anci. Segnale di disgelo?

L’assise dell’Anci è una delle poche in Italia a cui partecipano abitualmente sia il capo dello Stao che il presidente del Consiglio. Questa è la dimostrazione della credibilità e dell’autorevolezza: prima la politica nazionale capisce che i sindaci sono rimasti l’ultimo baluardo di fronte ai cittadini e meglio sarà. Vogliamo essere trattati per quello che siamo: i primi rappresentanti dei nostri concittadini, sempre in prima linea. Coloro che vivono giorno dopo giorno al fianco delle persone e che ne respirano i problemi, le preoccupazioni, le ansie e i desideri. Se il governo ci segue, avrà soltanto da guadagnarci.

Caro governo, investi sulle opere pubbliche. Parla Nardella

"La posizione dei sindaci è molto chiara: noi partiamo sempre dal presupposto di collaborare e di realizzare obiettivi concreti per il bene delle nostre città". Dario Nardella è il primo cittadino di Firenze e il responsabile Città metropolitane dell'Anci - l'associazione dei comuni italiani - che oggi conclude a Rimini la sua trentacinquesima assemblea nazionale. In un periodo certamente complesso considerati i…

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