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Sembra scontata la vittoria di Jair Bolsonaro, candidato del Partito Social Liberal, al ballottaggio del 28 ottobre in Brasile. Secondo gli ultimi sondaggi, il concorrente della destra ha il 59% dei voti, mentre Fernando Haddad, del Partito dei Lavoratori, ha il 41%. Liberalizzazione economica, legalizzazione di armi e mano dura contro la criminalità e la migrazione sono alcune delle linee principali del programma di governo con cui Bolsonaro sta conquistando gli elettori.

Bolsonaro sarebbe in trattativa con l’ex consigliere di Trump, Steve Bannon, per aderire a The Movement. Il figlio di Bolsonaro, Eduardo (tra gli eletti al Parlamento) ha dichiarato che Bannon avrebbe elargito solo qualche consiglio per la gestione più efficace della campagna elettorale sui social network e la rete e l’analisi dei big data.

“Sì, sono favorevole alla dittatura”, dichiarò Bolsonaro in un discorso davanti al Congresso da deputato negli anni ‘90. Nel 1999, disse in un’intervista al programma “Camara Aberta” che “sì, sono favorevole alla dittatura e, lo sai, anche il popolo è favorevole. Con il voto non si cambierà nulla in questo Paese”. Ora cerca di intraprendere  un discorso un po’ più moderato (solo un po’), ma resta fermo nella battaglia contro il narcotraffico, le frontiere aperte, la criminalità, l’aborto e il matrimonio tra omosessuali. Ha anche annunciato che, una volta presidente, farà uscire il Brasile dall’Accordo di Parigi sul clima, come ha fatto il Presidente americano Donald Trump, e dall’Onu.

Una “mano dura” che piace al vicepremier, Matteo Salvini. Dopo il risultato del primo turno il 7 ottobre, su Twitter il leader della Lega aveva scritto: “Anche in #Brasile si cambia! Sinistra sconfitta e aria nuova! #goBolsonarogo #Bolsonaro @jairbolsonaro #BrasilDecide”. E ancora: “In Brasile Bolsonaro ha raccolto tantissimi voti, il vento sta cambiando ovunque. Non capisco alcuni giornalisti italiani che danno del “razzista-nazista-xenofobo” a chiunque solo perché chiede più ordine e sicurezza per i cittadini. #nonstopnews”.

La risposta di Bolsonaro, sempre via social, non si è fatta attendere: “Grazie per la vostra considerazione, vice primo ministro italiano! Un grande abbraccio qui dal Brasile!”. Poche ore dopo, un altro annuncio che riguarda l’Italia: “Se sarò eletto, Cesare Battisti verrà estradato”. Il candidato ha riaffermato “l’impegno a estradare il terrorista Cesare Battisti, amato dalla sinistra brasiliana, immediatamente in caso di vittoria alle elezioni. Dimostreremo al mondo il nostro totale ripudio e impegno a combattere il terrorismo. Il Brasile merita rispetto”.

Tuttavia, Battisti non è turbato. All’agenzia France-Presse, che l’ha raggiunto in Brasile dove vive dal 2014, ha detto: “Non mi preoccupo perché non è l’esecutivo che decide su questo, in questo momento, ma è la magistratura”. In gioco però sembra non esserci solo lui, ma dinamiche geopolitiche – e probabili alleanze – più complesse.

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Bolsonaro, la simpatia di Salvini e il caso Battisti

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