Skip to main content

La Francia vive con sconcerto le giravolte di Emmanuel Macron. Ormai lo si considera degno continuatore delle contraddittorie politiche di Nicolas Sarkozy e di François Hollande. Il Paese soffre da anni di una indecifrabile malattia scaturita dalla impossibilità di riconoscersi in classi dirigenti affidabili. Post-gollisti e socialisti post-mitterrandiani sono scomparsi dalla scena. Nel vuoto, la République prova a trovare vie d’uscita che si rivelano inadeguate alla crisi sociale che l’attanaglia. È come se la politica avesse perso la bussola.

Ed il vuoto, più per disperazione che per convinzione, viene riempito da improbabili statisti improvvisati, come il presidente in carica, che in pochi mesi ha messo su un partito e ha trovato terreno fertile da arare nel disfacimento di quelli tradizionali in rotta. Ha conquistato l’Eliseo con la promessa, niente di meno, di una “rivoluzione”, titolo del suo libro-programma. Ma all’atto pratico non è cambiato nulla.

In sedici mesi ha deluso tutti. È precipitato nei consensi. Se la batte con Marine Le Pen sul filo del 20%, seguiti a ruota da Jean-Luc Mélenchon, ex-comunista, leader della sinistra tutt’altro che unita. Il Movimento macroniano En March! vorrebbe “federare” tutti gli anti-populisti europei, ma raccoglie sberleffi da Popolari e Socialisti, solo qualche rottame del Pd in Italia sembra dargli credito. L’Europa di Macron non sta da nessuna parte. Non diversamente dai velleitari grillini, ritiene di attingere al deficit per finanziare la spesa pubblica: non se lo potrebbe permettere, tuttavia il debito pubblico francese è inferiore a quello nostro, dunque… Il solo adepto che gli rimane sembra essere Di Maio. Ed è tutto dire.

La politica francese più che liquida, si è liquefatta. Basta farsi un giro a Parigi tra avventori diversi di caffé e ristoranti per rendersene conto. Il mio edicolante, vero maestro di politologia, rinnega Macron che pure ha sostenuto vigorosamente durante la campagna presidenziale rimpiangendo Chirac, l’ultimo presidente degno di questo nome, dice.

Intanto Macron, ha perso due ministri, – ma prima di loro, quasi subito dopo la nomina, nel giugno dello scorso anno, aveva abbandonato la barca la ministra della Difesa – dimessisi tra fine agosto e gli inizi di settembre, quello dell’Ecologia e quello dello Sport (come abbiamo documentato su Formiche.net); è alle prese con lo scandalo che ha investito la ministra della Cultura accusata di abusi edilizi ed in attesa di essere avvicendata; si dibatte ancora con il “caso Benalla” del quale si sta occupando la Commissione d’inchiesta del Senato che ha ascoltato il bodyguard nei giorni scorsi e non molla la presa, a differenza dell’Assemblea nazionale, controllata dai macroniani, che ha gettato la spugna in ossequio alla “trasparenza” ad uso e consumo della propaganda (come se le violenze commesse dall’ex-guardia del corpo presidenziale fossero state invenzioni degli investigatori), ora ha per le mani un altro caso scottante che investe la tenuta del suo governo.

Il ministro dell’Interno Gerard Collomb ha annunciato che tra pochi mesi rassegnerà le proprie dimissioni per potersi candidare a sindaco di Lione: un modo per uscire di scena con eleganza e togliersi dagli imbarazzi che la politica di Macron sembra gli stia procurando. Il settantunenne ministro ha reso noto che vorrebbe tornare a guidare la terza città di Francia, dopo Parigi e Marsiglia. Pertanto dopo le elezioni europee del 2019 lascerà l’esecutivo per dedicarsi alla campagna elettorale. Collomb è un politico di primo piano in Francia ed è stato uno dei grandi elettori di Macron.

Ma il presidente non perde comunque il buonumore. O almeno così sembra. Che sia un attore lo si sapeva fin da quando frequentava il liceo di Amiens ed incontrò la sua mentore, Brigitte Trogneaux, poi sua compagna e moglie. E neppure il suo sarcasmo, spacciato per intelligente ironia va giù ai suoi connazionali.

Lo scorso 30 agosto, in visita in Danimarca, Macron aveva suscitato un vespaio definendo i suoi connazionali “Galli refrattari ad ogni cambiamento”. Precedentemente in aprile, nel corso di una visita nei Vosgi, fu fischiato da un gruppuscolo di contestatori e replicò: “Cosa vogliono? Niente, vogliono solo bloccare tutto e protestare”. Battuta ricorrente: nell’ottobre 2017, infatti, aveva già apostrofato gli operai in agitazione nella Correze, antico feudo di Hollande, alla stessa maniera. E c’è poco da stupirsi se tutti coloro che si oppongono alle sue politiche economiche e sociali per lui sono semplicemente dei “fannulloni”. Bell’esempio di liberal-democratico o come altro si definisce (anche questo non è ben chiaro ai suoi stessi elettori).

Macron è l’artefice del suo rapido declino. Non sa governare, non riesce a tenere insieme la squadra che ha formato, non ha saputo organizzare un partito nato dal nulla e dunque fragile. Per di più la sua ambizione lo rende inviso non soltanto a molti suoi connazionali, ma anche a buona parte dell’establishment politico europeo del quale vorrebbe assumere la guida. Ma le sue défaillances non lo aiutano.

Le Nazioni Unite hanno respinto il piano francese di far svolgere le elezioni presidenziali in Libia il prossimo 10 dicembre sostenendo la posizione, fra gli altri, dell’ Italia e degli Stati Uniti, che ragionevolmente si erano opposti, convinti che prima è necessario creare le condizioni di stabilità per una corretta consultazione. All’Eliseo non è andata giù la decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma non per questo sembra aver rinunciato a sostenere le forze ribelli in Libia nella certezza che prima o poi si affermeranno e dunque le “ragioni” francesi usciranno vittoriose dalla contesa ormai a livelli tribali.

Una continuità nell’organizzazione del caos libico con Sarkozy che ha del sorprendente. E per uno come Macron che in campagna elettorale aveva stigmatizzato come un crimine il colonialismo e più di recente ha condannato, non senza ragione, le torture inflitte dai militari francesi agli algerini (in applicazione di una legge votata dall’Assemblea nazionale dell’epoca), questa insistenza tardo-imperialista nell’ex-colonia italiana dove il nostro Paese ha consistenti interessi petroliferi, non è un vanto da esibire nei consessi internazionali.

A Parigi ci si chiede quale sia il vero volto di Macron. Non l’ha ancora capito nessuno. Tantomeno in Europa dove almeno di una cosa si dovrebbe essere convinti: il presidente francese non vuole un’Unione continentale più coesa, ma incline ad assecondare i suoi interessi che non sempre corrispondono a quelli del suo popolo. Chi l’ha capito non lo vorrebbe più all’Eliseo. Dove, comunque vadano le cose, resterà per altri tre anni e mezzo.

Salvini, Salvini pd

La Francia ha un problema: l’emorragia di consenso del presidente Macron

La Francia vive con sconcerto le giravolte di Emmanuel Macron. Ormai lo si considera degno continuatore delle contraddittorie politiche di Nicolas Sarkozy e di François Hollande. Il Paese soffre da anni di una indecifrabile malattia scaturita dalla impossibilità di riconoscersi in classi dirigenti affidabili. Post-gollisti e socialisti post-mitterrandiani sono scomparsi dalla scena. Nel vuoto, la République prova a trovare vie…

ariane

Missione numero 100 per il lanciatore Ariane 5. Un successo anche italiano

Ariane 5, il lanciatore europeo pesante, fa 100. Ed è un successo che parla anche italiano grazie al contributo di Avio, l'azienda di Colleferro guidata da Giulio Ranzo. Partito oltre la mezzanotte italiana dalla base europea di Kourou, in Guyana francese, il vettore ha portato in orbita geostazionaria due satelliti per telecomunicazioni, Horizons 3e e Azerspace-2/Intelsat 38m per un peso…

La difesa come ponte fra Italia e Usa. Le parole dell’ambasciatore Eisenberg

La difesa è un pilastro della relazione tra Italia e Stati Uniti. Lo ha detto l'ambasciatore Usa in Italia Lewis M. Eisenberg, ricevendo presso la Red Room della sede diplomatica romana il generale dell'Aeronautica Luca Goretti e il contrammiraglio Valter Zappellini, conferendo loro la Legion of Merit, prestigiosa decorazione militare attribuita agli ufficiali statunitensi e di Paesi alleati per “exceptionally…

Genova non accetta di essere presa in giro

Giorni e settimane passano invano da quel tragico 14 agosto 2018 che si è portato via quarantatré vite col crollo del Ponte Morandi. Settimane in cui la città di Genova ha sofferto, pianto le sue vittime, affrontato con forza e dignità il dolore e gli enormi disagi che il crollo del ponte Morandi ha portato con sé. Sempre con la…

papa francesco, sinodo

Il viaggio baltico di Papa Francesco nel cuore del Magistero

Si è conclusa ieri sera la breve e importante visita di Papa Francesco in Lituania, Lettonia ed Estonia. Si è trattato del primo viaggio apostolico del Santo Padre nei Paesi Baltici, un confronto diretto con culture molto distanti dall’Europa occidentale, nelle quali la presenza cattolica è assai limitata. Fin dall’arrivo a Vilnus, incontrando le autorità e la società civile, Jorge…

Fianco est, fronte sud e difesa europea. La linea del ministro Trenta

Non solo Mediterraneo e nord Africa nella proiezione internazionale della Difesa italiana. Già la scorsa settimana, con la prima visita nei Balcani, tra Macedonia e Kosovo, il ministro Elisabetta Trenta aveva fatto emergere la profondità di un'azione a 360 gradi, rivolta alle molteplici aree di interesse e cooperazione nel campo. Il recente viaggio in Lettonia e Polonia ne è ulteriore…

idlib

Siria, perché il sistema russo di difesa aerea S-300 cambia le carte in tavola

A meno di un accordo tra Putin e Netanyahu in persona nel giro delle prossime settimane (cosa che ad ora pare abbastanza improbabile), la consegna del sistema S-300 alla Siria si farà. Sarà probabilmente più formale che sostanziale, ma lancerà un messaggio chiaro: Mosca ha messo i piedi nel “mare caldo” e intende difenderli a ogni costo. Parola di Francesco…

petrolio

L’Iran perde anche il cliente India. L’effetto sanzioni (mentre la Ue...)

Sarà magro il bilancio di novembre dell’Iran. L'India non acquisterà petrolio iraniano per i prossimi mesi. Così Teheran perde un altro importante cliente come conseguenza delle sanzioni americane. L'India si unisce ad altri acquirenti asiatici come la Corea del Sud e il Giappone che hanno già bloccato le importazioni dal Golfo Persico, prima ancora che entrino in vigore le misure…

libia

Libia, caos e tensioni non fermano il greggio

La barra dritta, su una delle maggiori costanti in Libia: il greggio. Nonostante la ripresa delle tensioni con gli attacchi fatti registrare un mese fa a Tripoli, e nonostante i mille dubbi sulla tenuta e sulla possibilità che si celebrino davvero le elezioni nel paese, c'è un dato che conferma ancora una volta quanto sia strategica la Libia per le…

Israele, varsavia haifa israele antisemitismo israele, mossad, siria stato, insediamenti

Oltre la crisi tra Russia e Israele. L'Iran prepara il terreno

La Russia incolpa Israele per l'abbattimento dell'aereo IL-20 che sorvolava la Siria per raccogliere intelligence. Secondo un articolo pubblicato sul quotidiano Kommersant, che cita fonti del ministro della Difesa, F-16 israeliani si trovavano nello spazio aereo siriano quando l'aereo russo è stato abbattuto, dopo un'azione di attacco in Siria di cui non avevano dato comunicazione. La batteria contraerea in uso…

×

Iscriviti alla newsletter