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Il rimescolamento dei ruoli delle grandi potenze ha raggiunto il picco con l’attacco contro la Siria sferrato da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia che però non significa essere alle soglie di una nuova Guerra fredda tra Russia e Occidente. La complicata situazione internazionale deve invece portare a disegnare nuovi rapporti tra Stati Uniti, Russia e Unione europea e, dal punto di vista italiano, è necessario difendere gli interessi nazionali tornando protagonisti sul fronte diplomatico.

Alcuni spunti interessanti hanno caratterizzato il dibattito organizzato dall’associazione Rel, Riformismo e libertà, basato proprio sulla domanda se sta cominciando una nuova Guerra fredda. Tutti i relatori l’hanno negato pur non nascondendo diverse criticità.

Fabrizio Cicchitto, presidente uscente della commissione Esteri della Camera, ha definito “molto aggressiva e spregiudicata” la politica russa e, parlando quasi in contemporanea con il dibattito parlamentare seguito all’informativa del presidente Paolo Gentiloni, ha rimarcato la sorprendente svolta del Movimento 5 Stelle: nella legislatura appena conclusa aveva presentato nella commissione Esteri una mozione di 20 pagine spiegando dettagliatamente perché l’Italia dovrebbe uscire dalla Nato, da qualche giorno invece Luigi Di Maio e i suoi sottolineano l’assoluta fedeltà all’Alleanza. Ma la Russia è un problema? Giampiero Massolo ha dato una risposta articolata e stimolante. Già segretario generale della Farnesina e direttore del Dis, oggi presidente dell’Ispi e della Fincantieri, l’ambasciatore ha detto che “la Russia non è più un nemico credibile, non ha particolare forza economica, spesso effettua solo guerre asimmetriche e cibernetiche che sono confessione di impotenza”. Dunque non è credibile, “ma è temibile e ambizioso come competitor perché sa creare divisioni tra Ue e Usa e dentro l’Unione europea”: influisce usando mezzi cyber ed è aggressivo con la sua intelligence che costantemente cerca di rubare know how alle industrie occidentali.

Secondo Massolo ci vorrebbe “un new deal tra Usa, Ue e Russia”. L’Italia e l’Europa dovrebbero chiedere agli Stati Uniti se oggi la solidarietà occidentale “ha lo stesso significato sulle due sponde dell’Atlantico” e discutere del fatto che le opinioni pubbliche europee sono sempre più scontente dei loro governi. Dalla Russia, invece, bisogna pretendere il riconoscimento della legittimità dei reciproci interessi perché “non possiamo essere messi di fronte a un fatto compiuto”. Se l’Unione europea non dimostra autorevolezza, “almeno va salvato il bilateralismo, un’Europa di Stati da cui far rinascere un’Unione più forte”. La ricetta dell’ambasciatore è “un nuovo contenitore di interessi comuni tra Usa e Ue”, individuando ambiti di collaborazione tra Stati: difendendo i propri interessi si rafforzerebbero anche le organizzazioni di cui gli stessi Stati fanno parte.

L’americanista Massimo Teodori più che una Guerra fredda vede una “convergenza tra Usa e Russia nel dividere gli Stati occidentali, la Nato e l’Ue”, il tutto a 30 anni dal “nuovo ordine mondiale” citato da Michail Gorbaciov nel 1988 e ricordato dallo storico Roberto Valle. Ciò che invece preoccupa Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana all’assemblea parlamentare della Nato, è la modifica dello scenario dell’insicurezza: da un lato la Cina, poco attiva nei teatri di crisi ma attivissima nelle operazioni cyber, dall’altro le crisi della Siria e dell’Ucraina che rappresentano “i confini dell’Europa e non un astratto concetto dell’Occiedente”. È fondamentale come uno Stato si comporta fuori dai propri confini: la Russia, resasi conto della perdita di un orizzonte strategico, ha messo a punto un “soft power senza precedenti” dando l’impressione di avere una potenza che nei fatti non ha. Ecco perché, secondo Manciulli, “l’Italia deve mettere al centro l’interesse nazionale delineandolo in base a quello che sta accadendo”. “Siamo passati da Gladio al niente – ha aggiunto – mentre la Russia ha investito moltissimo all’esterno. C’è spazio per una politica estera italiana”. La speranza è l’ultima a morire.

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