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Mentre dall’Onu vengono diffusi gli ultimi numeri sugli arrivi in Europa attraverso il Mediterraneo e interessanti dettagli sui barconi fermati dalla Guardia costiera libica, la vicenda della nave Aquarius e la decisione del governo di non accoglierla nei porti italiani sta facendo emergere con più chiarezza le posizioni politiche di alcuni Paesi e della stessa Unione europea: parole violente da parte della Francia, applausi dall’Ungheria, un tentativo di mediazione e di moderazione da parte della Commissione europea. Lo scontro tra Italia e Francia è ai massimi livelli: il portavoce di Emmanuel Macron definisce quella italiana “una forma di cinismo e irresponsabilità”, il portavoce del suo partito addirittura dice che “è da vomitare” e sullo stesso livello è la replica del capogruppo della Lega al Parlamento europeo, Mara Bizzotto: “Vomitevole è la posizione della Francia”. Alcuni ministri transalpini accusano l’Italia di violare i propri obblighi internazionali e mentre il primo ministro ungherese, Viktor Orban, esclama un “finalmente”, il commissario europeo alla Migrazione, Dimitri Avramopoulos, prova a mediare sostenendo che il caso Aquarius sia una “responsabilità europea” e non solo di Italia, Malta e Spagna e che “non seguiremo la strada delle accuse all’Italia”.

SOLDI O RICOLLOCAMENTI?

Avramopoulos ha annunciato la proposta di stanziare 34,9 miliardi di euro nel budget 2021-2027 per rafforzare le frontiere esterne e gestire i migranti. Sarebbe il triplo di quanto previsto finora, anche se il 2027 è un futuro lontanissimo. In dettaglio, la Commissione propone di utilizzare 21,3 miliardi per le frontiere esterne, 10mila nuovi agenti per Frontex e 10,4 miliardi per la gestione dei migranti di cui il 40 per cento per i rimpatri. Soprattutto, Avramopoulos riconosce gli “sforzi erculei” fatti dall’Italia negli ultimi tre anni, ricorda i soccorsi che stanno continuando e definisce la vicenda Aquarius “solo un incidente”. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, prima delle notizie da Bruxelles aveva comunque precisato che contano i ricollocamenti più che i soldi e che nel Nord Africa va organizzata l’accoglienza e la selezione dei migranti.

I NUMERI DELL’ONU

La posizione dell’Oim (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, agenzia Onu) sull’Aquarius è ovvia: bloccare una nave non è la risposta alle migrazioni, ne serve una complessiva. Nel frattempo, quest’anno fino al 10 giugno in tutta Europa sono arrivati 35.504 migranti attraverso il Mediterraneo rispetto ai 73.748 dell’anno scorso: in dettaglio, in Italia ne erano arrivati 14.330, in Grecia 11.812, in Spagna 9.315 e a Cipro 47 (al 12 giugno in Italia ne sono arrivati 14.441, meno 77,4 per cento). I morti sono stati 792 mentre nello stesso periodo del 2017 erano stati 1.837. Nell’ultimo report l’Oim spiega che in Libia sabato 9 giugno ha assistito 262 migranti (tra cui 48 donne e 18 bambini) che erano stati fermati e riportati a terra dalla Guardia costiera libica. 110 di loro erano partiti da Sabratha, gli altri da Garaboli e Zwara: la maggior parte proveniva da Mali, Nigeria, Costa d’Avorio, Guinea, Camerun e Senegal. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, quest’anno la Guardia costiera libica ha recuperato 7.114 migranti.

Dietro ai freddi numeri resta uno scenario politico dagli esiti imprevedibili. Ricordare oggi il Trattato del Quirinale di cui parlarono Paolo Gentiloni e Macron all’inizio dell’anno e che dovrebbe essere firmato in autunno sembra anacronistico. E siamo solo all’inizio, considerando i diversi interessi italiani e francesi in Africa dove al più presto dovrebbe recarsi Salvini.

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