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Il conflitto siriano può essere per l’Italia un’occasione importante per far sentire la propria voce, nel pieno rispetto degli alleati occidentali e cercando di mediare tra i diversi attori coinvolti. Questo è una delle conclusioni del dossier del centro studi Machiavelli, presentato oggi alla sala stampa della Camera dai due autori, Daniele Scalea e Dario Citati e dal​ deputato Guglielmo Picchi, esperto di politica estera della Lega e consigliere di Matteo Salvini.

​Il parlamentare ha aperto il suo intervento con una denuncia rivolta ai mezzi di informazione, rei di aver trattato il tema della Siria “in maniera estremamente superficiale”. Qui non si tratta, ha spiegato ​Picchi, di distinguere tra “amici dell’occidente” e “amici di Putin”. L’Italia è e deve rimanere un membro leale della Nato, ma questo non vuol dire rinunciare a dialogare con la Russia. Due sono i temi sui quali l’​esponente leghista crede che l’Italia possa esercitare un ruolo chiave tenendo aperto il dialogo dell’occidente con Mosca: lotta al terrorismo e gestione dei flussi migratori. “È impossibile – ha spiegato il deputato – mettere in sicurezza il quadrante mediorientale senza includere la Russia”. La politica italiana deve essere, secondo Picchi, “assertiva”, per “far valere i nostri interessi”. Rifacendo proprio lo spirito di Pratica di Mare, ha ribadito l’onorevole, l’Italia può giocare “un ruolo di raccordo tra oriente e occidente”, fondamentale per risolvere i diversi focolai di crisi.

Prendere le distanze dal raid aereo della scorsa settimana non vuol dire “mettere in discussione il nostro schema di alleanze, anche la Merkel lo ha fatto, non concedendo né basi né supporto logistico”. L’Italia da un grande contributo all’Alleanza Atlantica, spiega il parlamentare, ma spesso “non riesce a farlo pesare politicamente”. “L’Italia ha abbandonato tavoli N​ato da troppo tempo, dovremmo batterci di più perché le esercitazioni N​ato siano rivolte verso il fianco sud, area per noi di grande interesse, piuttosto che nei Paesi Baltici”.

Anche Daniele Scalea, introducendo il report, auspica che l’Italia faccia uso di “sano realismo” e “una buona dose di pragmaticità”, nei rapporti con Mosca e con gli altri attori coinvolti in Siria. Con riferimento al recente raid di Usa, Gran Bretagna e Francia in risposta al presunto utilizzo di armi chimiche, l’esperto sottolinea che troppe volte, in passato, le grandi potenze sono intervenute per “obblighi morali”. Oggi, invece, occorre agire avendo bene presente il “nostro interesse nazionale”. Iraq e Libia, spiega l’esperto, sono solo due degli esempi più recenti che mostrano come “scoperchiare il vaso di Pandora possa avere conseguenze assai nefaste”. Tanto più, secondo Scalea, bisogna essere cauti nel dossier siriano, dove attaccare Assad potrebbe significare dare la Siria in mano ai suoi oppositori, che sono in larga parte j​i​hadisti o estremisti islamici.

Dario Citati, nel suo intervento, ribadisce​ infine​ “l’invito alla cautela”. Soprattutto nei rapporti con la Russia, che in Siria ha cercato di riempire il vuoto creatosi dopo le Primavere arabe e di recitare un ruolo di “broker del Medio Oriente”, per esempio facendosi promotrice attiva dei colloqui di Astana. L’Italia, spiega l’analista, può giocare un ruolo grazie alla sua storica capacità di parlare su più tavoli, e di far valere la sua centralità nel Mediterraneo, a cavallo tra oriente e occidente. Questo non vuol dire, sottolinea l’esperto, “mettere in discussione la nostra appartenenza al blocco occidentale”, ma piuttosto esercitare una politica estera che serva l’interesse nazionale.

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Nella Nato ma con lo spirito di Pratica di Mare. L'analisi di Picchi (Lega)

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