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La notizia è stata diffusa dal Wall Street Journal, che avrebbe acquisito delle e-mail riconducibili a Roger Stone, consigliere di Donald Trump ai tempi della campagna elettorale per le presidenziali del 2016. Secondo una delle e-mail attenzionate dal giornale, Stone avrebbe avuto una cena con Julian Assange, (nella foto), – celebre fondatore e animatore di WikiLeaks – nell’estate del 2016, vale a dire nel bel mezzo dell’offensiva politico-mediatica nei confronti di Hillary Clinton, candidata democratica alle presidenziali, e del Democratic National Committee (DNC), fiaccato dalla fuoriuscita e dalla pubblicazione di e-mail trafugate dal comitato proprio da parte di Wikileaks a danno della campagna dei Democratici.

Sulla vicenda si starebbe concentrando in queste ore Robert Mueller, il procuratore speciale incaricato di fare luce sulle circostanze poco chiare che riguarderebbero i rapporti tra alcuni membri dello staff di Donald Trump e persone vicine a Mosca. Dall’ufficio di Mueller fanno sapere di non voler commentare le indiscrezioni rilanciate dal Wall Street Journal, cercando di mantenere il massimo riserbo sull’indagine sebbene una prima ricostruzione degli eventi sia stata praticamente già avanzata dal giornale.

L’e-mail in questione, inviata da Stone a un suo ex collaboratore, riporterebbe testualmente la seguente affermazione: “Ieri sera ho cenato con Julian Assange”. È il 4 agosto 2016 e all’indomani Stone avrebbe anche pubblicato sul suo profilo Twitter il seguente tweet: “Hillary mente sul coinvolgimento russo nell’hack del DNC: Julian Assange è un eroe”. Tutto sembra dunque confermare la ricostruzione del WSJ.

Colto di sorpresa dalle rivelazioni di queste ore, Stone si difende negando la cena e limitandosi a definire “uno scherzo o una battuta” il riferimento all’incontro con Assange riportato nella mail al suo collaboratore.

Qualora fosse confermata la veridicità della mail e il contenuto della stessa, si aprirebbe un primo squarcio di luce nella complessa ricostruzione dei contatti – più volte supposti ma sino ad ora mai provati – tra il team di America First e quel network poco chiaro che fa riferimento ad Assange. Più volte in passato erano stati segnalati i tentativi di Wikileaks di avvicinare alcuni familiari di Trump, tra cui Donald Trump Jr. Era stato, tra l’altro, il diretto interessato a pubblicare gli scambi di messaggi che proverebbero il tentativo di contatto mai andato in porto.

In questo caso vi sarebbero elementi di maggiore solidità per l’impostazione accusatoria sebbene Stone non sia più così vicino al presidente degli Stati Uniti. In campagna elettorale il consigliere avrebbe poi avuto un ruolo secondario rispetto a quello dei familiari del candidato alla presidenza.

In ogni caso, un’eventuale ammissione da parte di Stone certamente rafforzerebbe il filone investigativo che ricongiunge la campagna trumpiana con quei movimenti ancora poco chiari che hanno fatto di tutto per indebolire e azzoppare Hillary Clinton e il suo staff nel corso della campagna elettorale.

(Foto-Creative Commons)

Che ci faceva Assange a cena con un uomo di Trump? Il Russiagate continua

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